Il progresso prima di tutto: creatori o vittime della tecnologia? [LE NOSTRE RIFLESSIONI]

Sin dal periodo preistorico, quello che poi abbiamo imparato a definire tecnologia, è diventata per l’uomo una valida alleata, uno strumento indispensabile nella vita quotidiana di ogni individuo per lo svolgimento di qualsiasi tipo di attività. Oggi lo sviluppo del progresso è arrivato a livelli che fino a pochi anni fa avremmo ritenuto inimmaginabili. Ciò che ci si chiede è: siamo arrivati al famoso “Punto di non ritorno”?

Mai i nostri antenati avrebbero immaginato di poter dialogare con qualcuno che magari si trova dall’altra parte del mondo in maniera semplice ed immediata (basti pensare ai telefoni cellulari fino a software come il blasonato Skype); mai avrebbero immaginato tutte le meraviglie che oggi un cellulare come l’iPhone può compiere, o il potenziale di una delle ultime TV 3D che ci fanno immergere in universi paralleli senza l’impiego di chissà quali fantascientifiche navicelle spaziali ma, semplicemente, comodamente seduti sul divano di casa propria.

Ho utilizzato il termine “meraviglia” perchè agli occhi dell’uomo contemporaneo la tecnologia è come una divinità, un qualcosa di estremamente essenziale. Come il religioso ha bisogno di credere nell’esistenza di Dio, così l’amante del progresso si convince che quello che ad oggi è da considerare solo un’immaginazione ultra-futuristica, da concretizzare solo in qualche film ambientato nel 3000, possa a breve divenire una realtà tangibile alla portata di tutti.

L’uomo in tutto questo circolo ricopre un ruolo assai importante: è creatore ed utilizzatore della tecnologia, progetta e realizza i sistemi che gli permettono di condurre una vita sempre migliore. Molti di noi sono però diventati dei veri e propri schiavi del progresso, ne siamo completamente assuefatti. Avvertiamo la necessità di aggiornare il nostro computer con una certa frequenza, di possedere lo smartphone di ultima generazione dotato delle migliori caratteristiche presenti sul mercato, e così via per tanti altri esempi.

Ma quando arriverà il momento in cui saranno le macchine a pensare per noi, cosa ne sarà del pensiero umano, quello che ha saputo offrirci opere eccezionali, dai testi scritti dei più grandi autori del passato fino alle moderne tecniche di costruzione di edifici e mezzi di trasporto. La mente umana finirà con l’atrofizzarsi, servita e riverita dai “mostri” artificiali che lei stessa ha creato?

La specie umana rivendica da sempre la propria superiorità sulle altre forme di vita grazie alla capacità di pensare; immaginiamo se fra qualche tempo l’uomo, giunto alla pigrizia intellettuale più profonda, vorrà volontariamente cedere questo meritato primato ad un mucchio di chip e cavi elettrici. Ci dimenticheremo chi siamo e ci rivolgeremo ad un’intelligenza artificiale che prontamente, così come dai nostri voleri, verrà in nostro aiuto. Non ameremo il mondo reale in cui viviamo e tramite un computer altamente tecnologizzato realizzeremo il nostro personale, a nostra immagine e somiglianza, con cui potremo interagire tramite pochi semplici tap su uno schermo touch-screen (così come abbiamo imparato a fare con il Melafonino) e un paio di occhiali 3D.

Quello su cui voglio puntualizzare è che dobbiamo essere in grado di controllare ciò che creiamo e di cui disponiamo, altrimenti il punto di non ritorno a cui facevo riferimento all’inizio di questo articolo è più vicino di quello che si possa pensare. Non vorremo di certo essere “divorati” dal nostro Macbook o dal nostro iPhone?!

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