Rieccoci qui. Pensavate che la trasferta di Londra e che i mille impegni con le recensioni e i test di iPhone 4 mi avessero irrimediabilmente distratto dalle mie ormai famose riflessioni torrenziali che ogni tanto vi proponiamo? Beh un pò abbiamo trascurato questa piccola rubrica, è vero, ma ci saranno tanti spunti prossimamente su cui rilfettere insieme. Un modo tutto nostro di fermarci a guardare indietro e davanti a noi, prendere esempi dal passato per capire meglio il presente, e, perchè no, per staccare un pò la spina dalle solite notizie, problematiche, guide e rumors.
Oggi mi trovavo in aereo, di ritorno da uno dei miei tanti voli che mi portano qua e là per il mondo, e guardando un bimbo disegnare su un foglio con i pastelli colorati mi è scappato un sorriso. Lui mi ha guardato in un modo così dolce e innocente che mi ha fatto sentire un piccolo brivido. Gli ho pizzicato le guanciotte come solo ai bimbi si riesce a fare, e nemmeno il tempo di dirgli “Ma quanto sei bello?” che mi è caduto l’occhio sul suo disegno. Non ci crederete, lo so, eppure aveva disegnato qualcosa che non dimenticherò facilmente: su quel foglio c’era un pupazzetto con un quadrato sulle mani seduto su una specie di sedia.
Avete capito chi era? ERO IO!! Ero io con l’iPad in mano, e lui, incuriosito, aveva rivolto la sua attenzione su di me e cercato, a modo suo, di disegnare quella scena. Che bella emozione vederlo indicare con il ditino il mio iPad come a dire “io l’ho disegnato qui ma si può sapere che cos’è?” . Mi è bastato un istante per capire una semplice verità: il mondo cambia in fretta, con le sue mille novità di ogni giorno, con le cose nuove a cui abituarci velocemente, ma la fantasia, le idee e i sogni delle persone no; quelli resteranno sempre il nostro piccolo e personalissimo patrimonio intoccabile.
Osservando quel bimbo disegnare su quel foglio poi, mi è venuta in mente un’altra cosa che un pò mi ha fatto sospirare di malinconia; ho ripensato a quando da bambino avevo il tavolo invaso di pennarelli Giotto, quelli con la punta fina e quelli con la punta grossa, 72 colori diversi, e sprizzavo di gioia quando ricopiando con la carta velina un fumetto su un foglio, potevo poi colorarlo io personalmente, sentendomi un piccolo artista.
Che bello era fare in fretta i compiti senza usare calcolatrice, computer, wikipedia, dizionari digitali e yahoo answers. Tutto era nostro, tutto era frutto della nostra volontà di fare al meglio le cose con le nostre forze. Le ricerche di scuola da preparare a casa con l’aiuto della indimenticata Enciclopedia, che ora se ne sta lì tutta “sola” e impolverata nella libreria dei nostri genitori, le composizioni fotografiche da inventare sui nostri quadernoni ritagliando immagini qua e là e incollandole con la Coccoina. E come dimenticare i mitici Bignami, autentica manna dal cielo nei momenti critici dei compiti in classe o per recuperare in fretta il programma quando rimanevamo indietro e avevamo l’interrogazione.
Oggi i bambini arrivano a casa con una ricerca da fare e la mamma o il papà li aiutano con Wikipedia, stampano foto prese da internet in modo veloce ed efficace. A scuola si è dovuti addirittura arrivare a proibire l’uso dei cellulari in classe perchè ormai trovare una versione di latino sul web, usando un iPhone è la cosa più facile del mondo, mandare una mail al compagno di banco con la soluzione di un problema anche, o addirittura farsi dettare un tema da casa usando auricolari bluetooth sotto i capelli, sicuramente audace ma possibile. Tutti questi pensieri mi sono girati in testa stamattina, e più ricordavo più mi rendevo conto che nonostante tutto sono solo le condizioni e i modi in cui facciamo le cose di sempre ad essere cambiati. Lo abbiamo già detto tante volte, anche in riflessioni passate: anche se non facciamo più le cose di una volta, non vuol dire che tutto sia andato perso. A volte vedendo mio padre ascoltare sulla sua radiolina bianca Grundig “Tutto il calcio minuto per minuto” rabbrividisco, perchè mi rendo conto che quello che ho appena detto non è vero per tutti.
C’è ancora tanta gente che la tecnologia la vive poco a poco, restando legato ad abitudini che non perderà mai, anche se oggi ci sono modi molto più efficaci di godersi una partita in diretta. Eppure lui imperterrito mi risponde sempre “Si ma a me a volte piace sentire la radiocronaca e immaginare le azioni, perchè così me le disegno mentalmente come voglio io. Lasciami questo piacere ogni tanto no?”. Ragazzi giuro che quando mi dice così non so mai cosa rispondere perchè forse ha ragione lui.
Hanno ragione tutti coloro che ancora oggi giocano a Subbuteo e strizzano il naso se qualcuno gli parla di Fifa o Pes? Hanno ragione coloro che ancora vanno a fare jogging con il walkman o il cd portable con solo 15 canzoni sopra? La risposta non esiste. Ognuno ha la sua.
Quello che invece è assolutamente incredibile, come ho detto prima, è come la tecnologia di oggi non abbia scalfito di una virgola la vena artistica, la fantasia e le idee di tutti noi. Se oggi sui nostri iPhone e i nostri iPad, facciamo tutte le cose che prima facevamo in modo più tradizionale, vuol dire che le stesse cose ci piace comunque continuare a farle. Cambia il mezzo che utilizziamo, ma il risultato è lo stesso. La vera rivoluzione portata da Apple con iPhone e iPad è stata quella di mettere tra le mani della gente superfici di pura tecnologia, sulle quali far materializzare le idee degli sviluppatori. Ed è proprio qui spiegato l’enorme successo di AppStore. L’iPhone esce dalla scatola con pochissime, sebbene utili, applicazioni. Idem l’iPad. Solo tramite l’AppStore accediamo a centinaia di migliaia di interfacce diverse che, di volta in volta, trasformano i nostri dispositivi, per gli utilizzi più disparati. Quello su cui riflettevo oggi in aereo, tuffandomi nei ricordi del passato, è infatti proprio legato a questo aspetto: iPhone e iPad sono gli esempi perfetti di come, già da ora, si è saputo mettere la tecnologia di oggi al servizio delle idee di sempre.
Vorrei chiudere con una frase del nostro utente Marco, che ringrazio di cuore per averci dato lo spunto per questa riflessione, e che reputo davvero bellissima:
“Così, mi immagino grandi schermi, magari pieghevoli, da utilizzare come tovaglie o da attaccare alle pareti, hardware astratti multifunzione, che utilizzano il medesimo display per dar vita all’immaginazione di chi saprà innovare questo mondo con idee realmente utili, perché se l’hardware sarà astratto, le idee e il software saranno quelle che faranno la differenza, già da oggi.”
Tornando al bimbo di oggi, volete sapere com’è finita? Gli ho messo in mano l’iPad, ho lanciato Art Studio e lui si è messo a disegnare come stava facendo un attimo prima sul foglio. E alla fine ha anche detto alla mamma ” Mamma lo voglio!!”. Che tenero. Questa scena mi resterà impressa nella memoria perchè ha ritirato fuori dai miei ricordi tantissime sensazioni che avevo sepolto negli angoli più remoti della memoria, e che oggi, grazie a lui, Simone di Brindisi, 4 anni e mezzo, sono tornate ad avvolgermi.
Grazie Simone e Grazie Marco