Ricordate la mitica trasmissione Indietro Tutta di tanto tempo fa? Molti di voi no ma altri sicuramente si. Lo sponsor di quella trasmissione si chiamava CACAO MERAVIGLIAO, proposto ogni sera dalle famose ballerine brasiliane a ritmo samba con la canzone omonima. La gente impazziva e tanti andavano nei negozi a cercare questo Cacao, per sentirsi poi rispondere che non esisteva. Il Cacao Meravigliao infatti era stato inventato esclusivamente per colpire il pubblico con un prodotto ad effetto presentato in modo altrettanto ad effetto ( ballerine sensuali lievemente svestite ma che per i tempi lo erano fin troppo). Ecco, questo flashback per presentare la riflessione di oggi, dedicata proprio a questo argomento: può la pubblicità puntare solo all’effetto sullo spettatore tralasciando a volte cose importanti e commettendo, altre volte, errori grossolani? Sembra strano, ma in questo discorso c’entra anche Apple.
In questi giorni infatti, gli spot dedicati all’iPhone 4 e alla sua famosa videochiamata FaceTime, stanno passando su tutte le reti nazionali pubbliche e private, a ritmo vertiginoso, tanto che più o meno tutti, ormai, sanno di che si tratta: un modo del tutto nuovo di videochiamare, basato su una qualità eccezionale dell’immagine, merito della fotocamera frontale del nuovo iPhone 4, del fatto che non si usa la rete telefonica e soprattutto per via del vincolo alla rete Wifi, dunque connessione a banda larga.
L’effetto che ne deriva è una videochiamata fenomenale, del tutto diversa da quelle a cui eravamo abituati e che ormai pochissimi usano, fatte di immagini sgranate, scattose e per nulla nitide. FaceTime è “overwhelming” come direbbero gli americani, e cioè travolgente, coinvolgente, emozionante, fluida e dunque assolutamente vera. Tanti hanno storto il naso quando è stata presentata, adducendo la solita frase ” bella novità, ma sono 7 anni che c’é la videochiamata“, per poi ricredersi una volta provata.
Lasciando da parte i pro e i contro di questo nuovo servizio Apple, soffermiamoci invece sugli spot sopra citati, poichè gli osservatori più attenti non hanno potuto fare a meno di notare delle piccole, enormi imprecisioni, alcune lasciano il beneficio del dubbio, altre invece no.
Andiamo con ordine:
- il primo spot presentato mostra una mamma che sta assistendo alla recita in maschera del suo bambino, e si vede chiaramente che il tutto si sta svolgendo in un piccolo teatro (lo si nota dalle poltrone tutte uguali che s’intravedono per qualche istante) scolastico. La recita finisce e la mamma per far contento il suo bimbo decide di fare una FaceTime al papà che non è potuto venire, causa lavoro. L’ emozione è grande e padre e figlio si scambiano un pò di smorfie e sorrisi come se fossero uno di fronte all’altro. E qui i più critici hanno notato subito una cosa: il papà si trova in ufficio, seduto alla sua scrivania, dove sicuramente è presente una rete wifi aziendale, ma la mamma? In un’aula magna o teatro di un asilo arriva una rete wifi? Il dubbio, sinceramente, viene.
- il secondo spot si svolge invece in un atelier specializzato in vestiti da sposa dove la protagonista è una ragazza che sta facendo le fatidiche prove dell’abito nuziale. La mamma però non è potuta essere lì con lei perchè vive lontano e allora quale miglior occasione per fare una FaceTime? La distanza così si annulla, la figlia può condividere con la mamma l’emozione delle prove e ricevere i suoi preziosi consigli. La mamma naturalmente è sotto rete wifi casalinga e la figlia, presumibilmente sfrutta la rete wifi dell’atelier. Qualche dubbio riguardo a un atelier che ha la rete wifi disponibile viene, ma non più di tanto. Dunque spot decisamente riuscito.
- E veniamo al terzo e ultimo spot, quello che personalmente mi ha fatto pensare ” ma daiiii!!”. Il tutto si svolge all’interno degli spogliatoi di un centro sportivo o di uno stadio. I giocatori di una squadra ( di rugby? di calcio a otto? chi lo sa..) stanno per farsi la doccia dopo aver vinto un’importante trofeo, ma prima decidono, tutti insieme, di chiamare in FaceTime il loro allenatore, o compagno di squadra (non si capisce), immobilizzato a casa da una gamba ingessata. Dopo i primi sguardi tristi iniziali, per fargli credere che hanno perso la finale, esplodono tutti insieme in un urlo di gioia mostrando la coppa vinta e facendo letteralmente impazzire di gioia il loro amico, che resta senza fiato. Bella scena senza dubbio. Ma qui non si può non notare una cosa: il tipo ingessato è a casa, ma i compagni di squadra sono in uno spogliatoio di uno stadio o di un centro sportivo, dove mi viene difficile credere che arrivi una rete wifi. Ma la scena era troppo allettante per non girarla così senza tener conto dei dubbi che lascia.
Dunque mi viene in mente una domanda: è giusto secondo voi forzare la mano (in questo caso ideando scene ad effetto per far risaltare al massimo l’utilità e l’emozione di una FaceTime) per imporre un prodotto, in questo caso iPhone 4, facendo leva sulla reazione dello spettatore? Ricordiamo che questi tre spot sono gli spot ufficiali Apple scelti da Tim/Vodafone/Tre per essere mandati in onda su tutte le reti nazionali. Ovviamente bisogna tener conto che siamo in Italia, e che i dubbi che vengono allo spettatore sono in parte frutto della consapevolezza che le reti wifi qui da noi non sono esattamente ovunque, non sicuramente in un’aula magna e negli spogliatoi di uno stadio nello specifico.
Ma non si può negare che, presentata in questi termini, la FaceTime colpisce nel segno, regalando a chi guarda, 30 secondi di emozione pura e una voglia matta di avere un iPhone 4 per poterla fare (pensando magari ai propri cari lontani, alle mille cose che si potrebbero condividere..ecc).
E se questo vuol dire “giocare sporco“, puntando sulla scena piuttosto che sui dettagli tecnici (lo spettatore medio è colpito dalle immagini e non pensa alle piccole imprecisioni o forzature di cui sopra) poco importa no? D’altronde la pubblicità è l’anima del commercio.
Voi che ne pensate?