Il Film della settimana scelto da iPhoneItalia #9: la recensione di “Io & Annie” (1977) [iTunes Movie]

Come ogni venerdi torna la rubrica  con i migliori film dell’ iTunes Movie Store, in collaborazione con jtzmovies.it, così da poter dare agli utenti consigli sui titoli da acquistare o noleggiare. Oggi vi presentiamo il film “Io & Annie” del 1977, diretto e interpretato da Woody Allen, e che ha sancito la nascita di un nuovo modo di fare commedia, grande successo commerciale negli USA (Budget iniziale 4 milioni di dollari, incasso USA 40 milioni di dollari), vincitore di ben 4 Premi Oscar (rotten tomatoes rate 98% con una media voto di 8,7/10 su 47 recensioni).

Dopo una breve presentazione sull’infanzia di Alvy, protagonista del film e alter ego autobiografico di Woody Allen, la storia si sposta sulla crisi della coppia su cui gira tutta la trama del film, quella formata da Alvy e Annie(Diane Keaton). Questo prologo, senza dare nessuna allusione sull’inizio o sulla fine della storia d’amore, incentra le sue attenzioni sui problemi principali che affliggono i due: noia, mancanza di sopportazione e soprattutto mancanza di sesso. Attraverso un semplice richiamo alle storie amorose passate dei protagonisti del film, la cronologia temporale, in modo apparentemente confusionario, si sposta agli albori dell’incontro amoroso della futura coppia, una partita di doppio misto a tennis, organizzata dal migliore amico di Alvy. Da questo punto in avanti la linea sequenziale diviene canonica, raccontando l’evolversi delle vicende che accompagnano la storia d’amore. Alti e bassi attraversano i sentimenti della coppia, che con il passare del tempo, si troverà in contrasto nelle decisioni importanti della vita. Battute geniali, filosofia di vita, psicoterapia e sesso sono i cardini di questa commedia romantica in pieno stile alleniano, che

traspone la vita del geniale attore statunitense in una delle sue opere più fortunate. Al suo ottavo film da Regista, Woody Allen, riesce a comporre l’opera più bibliografica della sua vita e, a detta di molti, la più riuscita insieme a “Manhattan” (che io considero il suo capolavoro assoluto). Il film catapulta il regista nell’olimpo delle celebrità Hollywoodiane, facendogli vincere 4 Premi Oscar (Miglior Film, Miglior Regista, Miglior Sceneggiatura Originale e Miglior Attrice), che però non ritirerà mai, dichiarando un concetto che alimenterà ancora di più il suo mito: “Non vedo perché debba esserci un film migliore degli altri, sarebbe meglio che ci fosse una lista dei migliori film dell’anno, ogni film trasmette qualcosa a qualcuno a modo suo e non vedo perché qualcuno debba premiarne solo uno”; la pellicola è anche un grande successo commerciale incassando più di dieci volte il budget di produzione iniziale. Io & Annie, il cui titolo originale era Annie Hall (Nomignolo usato da Allen per chiamare Diane e vero cognome della Keaton), segna il passaggio a quello che gli storici cinematografici considerano il “periodo sofisticato”, proprio per il

modo in cui la commedia ridisegna le regole di questo genere, affrontando appunto una comicità più sofisticata ed inserendo aspetti drammatici. I riferimenti alla vita reale di Allen sono palesi e possiamo incontrarli durante tutti i 94 minuti di programmazione: per esempio Alvy odia  profondamente Hollywood e la California, infastidito dal mondo dello showbiz, soffrendo di attacchi di panico ogni qualvolta si trovi da quelle parti; nella sua vita reale infatti Allen vivrà un’esperienza negativa nella costa occidentale, in cui si trasferì a soli 20 anni nel 1955, tornando nell’amata New York un anno dopo, per sposare la sua prima moglie, allora solo diciassettenne. A proposito di mogli, nel 1977, anno in cui fu girato il film, lo scrittore aveva già avuto due matrimoni alle spalle, cosa a cui fa riferimento esplicito in un dialogo durante uno dei primi appuntamenti con Annie. Quest’opera infatti oltre a citare molte esperienze di vita reale, analizza l’”Io” (Freudiano) dello stesso regista, come se Allen cercasse un mezzo per psicoanalizzare i problemi che lo hanno portato alla depressione cronica, ad una mania per gli psicoterapeuti, alle fobie più assurde e al suo

difficile rapporto con le donne. La storia che ha portato alla composizione finale di Io & Annie risulta essere molto particolare: nel primo montaggio, la pellicola aveva ben 4 ore di riprese che inizialmente dovevano rappresentare un film incentrato principalmente sul personaggio di Alvy, con il titolo di “Anedonia” (termine usato in psicologia e psichiatria per indicare l’incapacità di un paziente a provare piacere, anche in circostanze e attività normalmente piacevoli come dormire, nutrirsi, fare sesso e avere contatti sociali). Questo però venne giudicato inappropriato e l’autore decise di rimontare da zero il film creando questa fantastica commedia innovativa ed a tratti surreale, dedicata apertamente alla sua musa ispiratrice e grande amore, Diane Keaton. Tutti questi elementi elevano il grande regista di origine ebrea un gradino sopra al concetto di semplice regista, che nel corso degli anni è riuscito a mantenere quasi metodicamente il ritmo di un film all’anno, riuscendo a rinnovarsi ed a cambiare i suoi “periodi” in base alle esperienze ad alla ispirazione. Passando dalla “Slapstick Comedy”, alla “Commedia sofisticata”, al “periodo

leggero” fino al dramma degli ultimi anni, Allen si dimostra uno dei pochi veri artisti del cinema moderno, somigliando più ad un pittore con i suoi periodi (come per esempio Picasso ed i suoi periodi “colorati”), piuttosto che ad un regista cinematografico commerciale. Oltre che per i dialoghi esilaranti e geniali e per i concetti affrontati, frutto di una mente superiore, il film risulta di altissimo livello anche dal punto di vista tecnico, con una regia unica, che mette assieme assurdo e realtà, come nelle scene in cui si rivolge ad estranei totalmente estrinsechi dalla storia o dell’inserimento di momenti animati per collegare il filo narrativo e tante altre che non sto qui ad elencare. La fotografia è molto interessante, soprattutto nel gioco di luci e ombre rispettivamente tra la California e New York e il montaggio falsamente confusionario, dà quel tocco grottesco ad una pellicola che di “Normale” non ha assolutamente nulla. Voglio concludere come sempre con qualche curiosità. La Keaton nel film non usò nessuna costumista, scegliendo  gli abiti direttamente dal proprio guardaroba, diventando una delle prime attrici che riuscirono a dettare legge in fatto di moda, attraverso un film. Durante tutta l’opera vengono citati visivamente o attraverso i dialoghi tutti gli autori più importanti nella vita artistica di Allen, Da Bergman a Fellini, da Groucho Marx a Cechov. In piccole parti compaiono alcuni attori che da li a poco sarebbero diventati delle famosissime star: Jeff Goldblum, Sigourney Weaver, Beverly D’angelo e Christopher Walken, e il sociologo canadese Marshall McLuhan  che interpreta la parte di se stesso nella divertentissima scena della coda al cinema.

Concludiamo con le 3 migliori battute del film:

1)Hai da fare venerdì sera?
Oh, beh, no.
Oh, scusa, aspetta…ho da fare io. Cosa fai sabato sera?
Oh, no, niente, io…
Stai andando a ruba a quanto sento.
Lo so…
Hai un principio di lebbra?

2) C’è un’altra battuta che è importante per me, è quella che di solito viene attribuita al vecchio Groucho Marx ma credo dovuta in origine al genio di Freud e che è in relazione con l’inconscio. Ecco, dice così, parafrasandola: “Io non vorrei mai appartenere a nessun club che contasse tra i suoi membri uno come me”.

3) lo ho un pessimo ricordo dell’università di New York… Era… Successe che fui sbattuto fuori il primo anno perché copiavo agli scritti di metafisica: sapete, stavo sbirciando nell’anima del compagno accanto a me.

Se vi è piaciuto “Basta che funzioni” del 2009 (la cui sceneggiatura è stata scritta negli anni ‘70 a cavallo tra “Io & Annie” e “Manhattan”), non dovete perdervi questo caposaldo della cultura cinematografica, di un piccolo grande genio , chiamato Woody Allen, che potete trovare nell’iTunes Movie Store al prezzo di 3,99 euro per l’acquisto in formato standard, sempre a 3,99 euro per il noleggio in versione HD e 2,99 euro per il noleggio della versione standard.

Pro: Woody Allen nel suo momento d’oro, questa commedia vi farà ridere e riflettere, dialoghi geniali.

Contro: se non vi piace Woody Allen difficilmente apprezzerete il film anche se molti di coloro che lo odiano non hanno mai visto i suoi film degli anni ’70

Voto: 9

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