Alcuni mesi fa, negli USA, venne approvata una legge secondo la quale le società specializzate nel settore dell’elettronica avrebbero dovuto dichiarare apertamente se i minerali di cui facevano utilizzo durante la produzione provenivano da paesi nei quali erano in corso conflitti bellici. Sebbene tale legge imponesse solo la trasparenze delle informazioni, giunge oggi la notizia che Apple ed altre società americane hanno definitivamente deciso di non utilizzare minerali di questo genere, ma solamente materiali “conflict-free”.
La legge precedentemente descritta fa parte di una più ampia riforma intitolata Dodd-Frank Wall Street Reform and Consumer Protection Act. Le aziende che hanno preso parte al programma chiamata Conflict-Free Smelter, durante questo periodo si sono impegnate a rendere trasparente le origini dei minerali utilizzati durante la produzione dei propri prodotti.
Apple, così come altre società statunitensi, hanno però deciso di procedere in questa direzione decidendo di eliminare del tutto l’utilizzo di minerali provenienti da paesi nei quali sono attualmente presenti guerre dovute proprio dal commercio di tali minerali.
Stiamo parlando infatti di minerali che, nel settore della tecnologia hi-tech, risultano essere di utilizzo sempre più frequente, come l’oro, il tungsteno ed il tantalio. Volendo fare un esempio, possiamo ricordare che il Congo, paese noto – purtroppo – anche per i conflitti bellici che lo affligono, fornisce attualmente il 5% dell’intero fabbisogno di stagno e più del 14% di tantalio, materiale – quest’ultimo – molto utilizzato nel settore dell’elettronica.
Purtroppo, non si può certo sostenere che questa sia una soluzione ad un problema di tale entità, poiché è lecito pensare che nuovi acquirenti troveranno proprio in questi luoghi la loro nuova fonte di approvvigionamento. Nonostante ciò, dobbiamo comunque riconoscere le buone intenzioni che stanno alle spalle di questa (lieta) decisione.
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