Ecco perché i servizi di musica cloud di Apple saranno migliori e qualitativamente superiori rispetto ad Amazon

Arriva oggi una interessante notizia riguardante il tanto discusso servizio per la riproduzione audio via cloud, in piena sintonia con le affermazioni di ieri da parte di Reuters, secondo il quale Apple avrebbe già ultimato i lavori ai server adibiti ai servizi di musica in streaming. Un sito satellite del Wall Street Journal ha steso un interessante articolo dove, stando a quanto affermato da alcuni addetti ai lavori, Apple, a differenza di Amazon e Google, avrebbe già preso accordi con 2 delle 4 major musicali ed avrebbe spedito Eddy Cue, responsabile dei contenuti e degli accordi dell’azienda di Cupertino, a New York per firmare i contratti anche con le restanti due etichette principali.

Amazon è stata la prima a lanciare la propria soluzione cloud alla fine di marzo ma, secondo gli addetti ai lavori, il sistema di Apple sarebbe sostanzialmente diverso da quello di Amazon. Innanzitutto, Amazon non ha siglato alcun accordo con le etichette musicali, poichè, come già spiegato in questo articolo dedicato, Amazon non fa altro che mettere a disposizione uno spazio web in cui è possibile caricare tutti i propri file, compresi quelli musicali, con la possibilità di riprodurre quest’ultimi in streaming attraverso un player. Questa soluzione è certamente la più semplice, ma non priva di effetti collaterali: in primis, le case discografiche non vedono di buon occhio questa funzione perché sono completamente escluse dai profitti e dai guadagni, in secondo luogo, si ha un cattivo uso dei server, visto che, sicuramente, vengono a trovarsi migliaia di copie per ogni singola canzone, una per ogni utente che decide di caricarla.

Per quanto riguarda Google, i lavori sembrano procedere a rilento a causa di alcuni problemi sopraggiunti in occasione delle trattative con le major musicali. Questo perché il colosso americano non ha ancora ben chiarito quale servizio intende offrire: inizialmente uno store online tradizionale per la musica digitale in stile iTunes, poi una soluzione per l’erogazione e lo storage online, infine un eventuale sevizio musicale in abbonamento. Questi repentini cambi di idea sono probabilmente dovuti all’avvicendamento tra Eric Schmidt e Larry Page nel ruolo di Ceo della società.

Ma torniamo a parlare di Apple. La Mela ha interpellato da subito le case discografiche per siglare un nuovo tipo di licenza che comprendesse anche i nuovi servizi di memorizzazione e riproduzione cloud. Grazie ai contratti diretti con le major il nuovo servizio di Apple sarà meglio implementato, più robusto, dotato di interfaccia e funzioni migliori rispetto a quello messo a disposizione da Amazon. In più, anche i singoli brani saranno qualitativamente migliori, poiché, invece di conservare centinaia e migliaia di copie delle stesse canzoni, come accade su Amazon, Apple potrà memorizzare sui propri server una sola versione in alta qualità di una canzone, per poi renderla disponibile a tutti gli altri utenti che l’hanno acquistata.

Ancora non sono noti i dettagli dei costi e non possiamo sapere con certezza se Apple manterrà gli stessi prezzi applicati su iTunes Store o se aggiungerà una “tariffa aggiuntiva”, giustificata dalla possibilità di riprodurre i contenuti via Internet e su qualsiasi dispositivo.

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