Il Film della settimana scelto da iPhoneItalia #19: la recensione di “Taxi Driver” (1976) [iTunes Movie]

Come ogni venerdì torna la rubrica con i migliori film dell’ iTunes Movie Store, in collaborazione con jtzmovies.it, così da poter dare agli utenti consigli sui titoli da acquistare o noleggiare. Oggi vi presentiamo il film “Taxi Driver” (1976), di Martin Scorsese, leggendario regista di 21 film tra cui “Toro Scatenato”, “Quei Bravi Ragazzi” e “The Departed”. Il film che ha come protagonista assoluto un magnifico Robert De Niro, ebbe subito un grande successo di critica (Rotten tomatoes Rate 98%, con una media voto di 8,7/10 su 53 recensioni), non riscontrando però grandi successi ai festival internazionali, se non la Palma d’Oro a Cannes. Gli incassi furono molto buoni, intorno ai 28 milioni di dollari solo negli USA, molto superiori al budget iniziale di solo 2 milioni.

Travis Brickle (Robert De Niro), è un reduce dal Vietnam che, come tanti, non è mai riuscito a reintegrarsi e passa le sue giornate nella solitudine, tra cinema porno e televisione, e le sue notti insonni a lavorare come tassista. Il suo stato mentale, già molto precario, peggiora gravemente, quando viene respinto dalla bella Betsy, impiegata e sostenitrice del senatore candidato alle elezioni presidenziali, Charles Palantine. Dopo questo avvenimento stravolgente, Travis decide di rimettersi in forma fisicamente e di armarsi, pronto a ripulire la città dalla “sporcizia” e dai suoi grandi mali (come per esempio il senatore Palantine). Mentre sta progettando l’uccisione di quest’ultimo incontra Iris, ragazzina tredicenne (Jodie Foster) buttata sulla strada e sfruttata dal balordo Matthew (Harvey Keitel), su cui riverserà tutte le sue manie protettive. Dopo aver fallito l’attentato, infatti, tornerà nel palazzo in cui Iris si prostituisce per liberarla da questa schiavitù, lasciando una scia di sangue che cambierà letteralmente la sua vita. Questo capolavoro

cinematografico è da considerarsi uno dei migliori film di Martin Scorsese e del movimento della New Hollywood, sia per i temi affrontati che per la tecnica usata. Sceneggiato da un mostro sacro come Paul Schrader, in un momento di depressione dovuto alla solitudine e all’alcolismo, “Taxi Driver” ci immerge in un mondo  realista ed esistenzialista dell’America degli anni ’70. Durante le quasi due ore di pellicola sono affrontati svariati temi, dal problema della reintegrazione sociale dei reduci del Vietnam, alla solitudine, ai problemi mentali, fino al nascente sogno americano della notorietà, senza tralasciare una feroce critica alla società USA, capace di trovare un eroe in un pazzo omicida. Martin Scorsese, soprattutto nei film più personali, come per esempio in “Quei bravi ragazzi”, lascia al finale un epilogo interpretativo di grande spessore. Travis sembra essere finalmente notato da qualcuno, i giornali lo incoronano come eroe metropolitano, Betsy torna a cercarlo e i suoi colleghi tassisti lo considerano con rispetto, ma lo sguardo

nevrotico allo specchietto retrovisore lascia aperto lo spazio ad un ritorno di crisi mentali. Molti hanno interpretato le scene dopo la sparatoria come una creazione post-mortem della mente del protagonista, che raggiunge il suo scopo solo dopo aver lasciato la vita terrena, come una specie di paradiso in cui tutte le prospettive si avverano. Questa interpretazione non è completamente campata in aria, vista la vena religiosa che Schrader inserisce in molti suoi film. Non scordiamoci infatti le sue sceneggiature di “Incontri ravvicinati del Terzo tipo” o “Dominion: prequel of the Exorcism”, rifiutate dalle produzioni per le interpretazioni religiose fin troppo forti. Il paradosso affrontato da questo caposaldo della cultura cinematografica statunitense è estremamente geniale: Travis è un uomo molto semplice dalla forte moralità, alla ricerca di uno scopo, che trova, tramite l’esplosione di violenza scaturita dalla sua mente malata, un riscatto sociale e una grande gratitudine familiare (da parte dei genitori di Iris), che solo una persona anormale può

riuscire a trovare in una società completamente deviata. Se Travis fosse riuscito ad uccidere il senatore sarebbe passato come assassino psicopatico; facendo invece una strage nei bassifondi underground di New York, di persone considerate feccia sociale, diventa un eroe. Come spesso succede nei temi ricorrenti delle opere di Scorsese,e qui vediamo il suo grande tocco nel film, nessuno ha la ragione dalla sua parte, ognuno è vittima dell’iter casuale della propria vita, e i fatti possono essere interpretati da molteplici punti di vista portando il giusto e lo sbagliato alla soggettività del momento. Dal regista, inoltre, furono adottate tecniche estremamente innovative, che assunsero il nome di “semi-soggettive”, come per esempio nella telefonata di Travis a Betsy, in cui la telecamera si sposta nel corridoio, esprimendo la solitudine e la poca considerazione della società nei riguardi del protagonista, lasciato in disparte anche dalla macchina da presa. De Niro, tra la metà degli anni ’70 e la metà degli anni ’90 ha scritto pagine di

cinema memorabile, interpretando uno dopo l’altro film indimenticabili. La sua devozione alla forma d’arte recitativa era in quel periodo maniacale. Nonostante fosse occupato nella realizzazione di ben tre film contemporaneamente, si calò nelle vesti di un vero tassista newyorkese per ben sei mesi, studiando inoltre malattie mentali con l’ausilio di professori universitari. Il suo metodo, nei 20 anni circa di grandissima carriera, oltrepassava lo Stanislavskij, non fermandosi all’immersione nel personaggio da interpretare ma dando anche un tocco personale fortissimo. Prova ne è la scena dello specchio, che più di tutte è rimasta nell’immaginario collettivo di “Taxi Driver”. Inizialmente infatti nel copione, si trovava scritto semplicemente “Travis si guarda in uno specchio”. De Niro decise di mettere un tocco estremamente personale introducendo le finte di sparare e le mitiche frasi: “Ma dici a me? Ma dici a me?”. Questo film è stato il vero trampolino di lancio, nonché la definitiva consacrazione, anche per altri due grandi attori che hanno

scritto le migliori pagine di Hollywood, Harvey Keitel e una tredicenne Jodie Foster, con un ruolo molto delicato, forte e difficile per una ragazzina della sua età. “Taxi Driver”  ha vinto pochissimi premi rispetto al suo spessore, accontentandosi di solo quattro nomination agli Oscar (non vincendone nessuno), tre premi BAFTA e la Palma d’Oro a Cannes, segno che gli Stati Uniti ancora non vedevano di buon occhio le critiche sociali, soprattutto da un italoamericano cresciuto a Little Italy. Ultima nota, anche se per parlare esaustivamente del film ci vorrebbe un libro intero, è la grande colonna sonora, firmata dal grandissimo Bernard Herrmann, uno dei più stretti collaboratori di Alfred Hitchcock, che sfortunatamente morì poco prima dell’uscita ufficiale del film, le cui sonorità accompagnano perfettamente Travis nella sua discesa verso l’inferno e ritorno.

Potete trovare “Taxi Driver”, film imperdibile per ogni amante del cinema, nell’iTunes Movie Store, solo nel formato standard, al prezzo di 7,99 euro per l’acquisto ed al prezzo di 2,99 euro per il noleggio.

Pro: allo stesso tempo troviamo un film di qualità e di quantità, pietra miliare del cinema, Robert De Niro in una delle sue più grandi interpretazioni.

Contro: vi sfido a trovarne.

Voto: 9

 

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