Circus Pain fornisce agli appassionati di physics puzzles la loro dose mensile di scervellamenti, e lo fa con una buona dose di classe. Purtroppo il gioco non manca di limiti, anche grossi. Ma riesce a farli dimenticare grazie ad una notevole originalità e ad una presentazione diversa dal solito e ben realizzata.
Circus Pain segue le gesta di un uomo cannone, mentre percorre un’indimenticabile carriera fatta di lanci, atterraggi e tante, tante botte. Il titolo fa pensare a qualcosa di vagamente goth-sado-maso, e non è un caso: lo scopo del gioco è fare canestro con un proiettile umano, infliggendogli quanto più dolore possibile. Perchè il dolore vi farà guadagnare bei soldi in platea. Tragico? Inquietante? Innegabile… ma è anche un’esperienza decisamente spassosa.
Per effettuare il lancio si può agire su tre diversi parametri: la posizione del cannone, la traiettoria, e la forza. Il cannone in questione può essere facilmente trascinato a sinistra o a destra dello schermo e posizionato come meglio si crede. Poi si va a regolare l’inclinazione del lancio, trascinando la traiettoria sulla schermo. Infine si regola la forza dello stesso, tramite un indicatore in basso, presente sia a sinistra che a destra per garantire il massimo grado di comodità. I controlli sono precisi e decisamente intuitivi e l’unica pecca è che il posizionamento non resta memorizzato, e se il lancio non va a buon fine occorre riposizionare tutto da zero.
Il canestro da centrare con il proprio povero ometto è ovviamente posizionato in maniera completamente sadica… e non solo nei confronti dell’ometto, ma anche del giocatore. Ci sono livelli dove dovrete farlo rimbalzare sulle molle, ed altri dove dovrete fargli schivare dei colpi, ed altri ancora dove giocherete un vero e proprio flipper umano tra bumper di vario tipo. Il motore fisico funziona in maniera assolutamente realistica ed il level design è decisamente vario, e nella massima parte dei casi molto originale e brillante… anche a costo di penalizzare la giocabilità stessa.
Alcuni livelli sono infatti quasi irrisolvibili. Si procede a tentativi, e ci si esaspera senza trovare una soluzione, anche perchè ci sono schemi dove gli elementi si muovono e occorre non solo precisione, ma anche tempismo e parecchia fortuna. Il livello di progressione della difficoltà è abbastanza ripido e non sempre costante. Dopo due o tre quadri passati al primo tentativo si rimane bloccati per ore… e la cosa peggiore è che il gioco non fornisce nessuna scappatoia. Se si resta bloccati su uno schema non rimane nulla da fare, se non ripeterlo all’infinito, fino a scoprire la tecnica giusta (o ad avere fortuna!). Non ci sono obbiettivi ulteriori o quadri facoltativi, nulla. Tutto quel che si può fare e ripetere i livelli precedenti per cercare di ottenere il massimo del punteggio…
Arrivare in fondo ai 50 livelli del gioco non sarà semplice, e rischia di risultare anche abbastanza frustrante… a consolare il giocatore esasperato non c’è però solo il fantasiosissimo level design di ogni schema, ma anche una serie di chicche tecniche assolutamente pregevoli. Innanzitutto la grafica del gioco, davvero ben realizzata: un miscuglio di stampa vittoriana e illustrazione, che si abbina perfettamente al tema del circo. La musica è anch’essa pregevole, anche se alla lunga risulta abbastanza esasperante. Inoltre è possibile configurare gli effetti sonori, scegliendo tra tre diversi tipi di gemiti del protagonista: quello standard, quello da ragazzina e quello definito “Fluffy”… che suona in maniera vistosamente affettata, e un bel po’ effeminata. Caratteristiche solo cosmetiche, è vero, ma decisamente apprezzabili.
Circus Pain è, in ultima analisi, un physic puzzle di qualità. La sua difficoltà lo rende più adatto agli specialisti del genere che non ai semplici dilettanti (tra i quali mi annovero), ma in un titolo di questo tipo non si tratta necessariamente di un limite, anzi. Basta non rimanere bloccati troppo a lungo…
Circus Pain è disponibile su App Store a 0,79 € oppure in versione Lite