Joining Hands è un simpatico puzzle che he per protagonisti degli esseri a forma di sfera dotati di un numero eccessivo di mani. Lo so, a dirlo così è inquietante, ma in realtà queste creaturine sono assolutamente adorabili e costituiscono, con le loro faccine solari, il 90% dell’appeal grafico di questo gioco. O quasi.
Joining Hands in realtà è molto “tenero”, e non è solo questione di scelte estetiche. I suoi mostriciattoli sono teneri. La sua trama è ancora più tenera: loro si tengono per mano perchè sono convinti che nessuno farò loro del male finchè si terranno per mano. Che tenerezza. Peccato che alcuni arrivino ad avere la bellezza di 5 mani. E no, non possono prendersi per mano da soli: occorre organizzarli sullo schermo di gioco in complesse schiere in modo che nessuno si senta solo.
Più facile a dirsi che a farsi. Il tabellone dove si gioca è composto da esagoni, e non mancano gli ostacoli come cumuli di roccia o forme complesse del percorso. Occorre una certa pazienza e un po’ di logica per capire come è meglio disporre i vari esseri (chiamati Peablin) in modo da non lasciarne solo nessuno. E se non vi sembra abbastanza difficile, il gioco arriva a complicarvi la vita.
Innanzitutto, dopo i Peablin scoprirete altre razze. Come i Brufflin, che hanno le braccia rigide, e i Poeglin, che non hanno nessun braccio e vogliono stare soli. O i Grimmlin che hanno una grossa armatura che impedisce loro di muoversi. Tutte queste tenerissime pallette hanno, insomma, le loro esigenze che ne vincolano gli spostamenti e la collocazione. Inoltre sul tabellone si trovano anche delle stelle: prenderle è opzionale, ma occupandole si ottengono dei bonus per sbloccare velocemente i livelli successivi.
Se la strategia alla base di Joining Hands non è affatto banale, il livello di difficoltà aumenta in maniera molto graduale. Perchè le cose si facciano interessanti occorre arrivare alla seconda metà dei livelli: qui la difficoltà aumenta velocemente e ci si ritrova spesso a prendere a testate le pareti. La soluzione a volte arriva all’improvviso, e non sempre per strategia: affidarsi al caso non è possibile, certo, ma a volte si procede un po’ per tentativi e un po’ per esclusione. Non è una critica: Joining Hands è un gioco intelligente, che obbliga il giocatore a pensare in maniera laterale e regala sorprese anche ai cervelli più fini, soprattutto nella seconda metà del gioco.
L’attenzione del gioco è posta tutta sui suoi personaggini e sul fattore “tenerezza”: le loro espressioni struggenti quando sono soli, la storia fiabesca di queste creature che attraversano il bosco tenendosi per mano, le evoluzioni degli stessi, ciascuna caratterizzata da un suo colore… tutto punta ad intenerire il giocatore e fa di Joining Hands un prodotto apparentemente fatto apposta per i più piccoli… in realtà è molto meno tenero di quel che sembra, e per finirlo ci vorrà parecchio ingegno (oltre a qualche tentativo).
Le uniche critiche riguardano i contenuti: i livelli attualmente presenti sono davvero troppo pochi, e una volta conclusi non rimane che rigiocare quelli vecchi per finire di collezionare le stelle, e attendere con ansia degli aggiornamenti. Un altro appunto riguarda la grafica: sebbene i personaggi siano molto ben fatti, un po’ di varietà in più nelle ambientazioni sarebbe stata auspicabile. Si tratta di critiche di scarsa entità, ovviamente: Joining Hands è un puzzle di qualità, perfetto per gli appassionati del genere.
Il suo prezzo di partenza, purtroppo, è decisamente elevato, anche per un’applicazione universale. A 2,39 € Joining Hands è decisamente più costoso della maggior parte dei titoli di questo tipo. Il che non è necessariamente un limite di per sè: ma per questa cifra sarebbe stato lecito aspettarsi parecchi contenuti in più.