RIM sta chiudendo, viva RIM! Della concorrenza e dei suoi benefici

RIM (Research In Motion), come molti di voi sapranno, è la casa canadese produttrice dei Blackberry; tra i primi telefoni ad avere le caratteristiche dello smartphone -prima fra tutte la possibilità di una gestione avanzata e professionale della email- per anni sono stati uno strumento fondamentale specie per l’utenza Business; ma da qualche tempo RIM e i Blackberry navigano in cattive acque: calo dei fatturati, riduzione del personale, segni di gravi difficoltà che -secondo alcuni analisti- potrebbero addirittura preludere alla chiusura della casa canadese, schiacciata dalla concorrenza … Dunque la concorrenza è questo? Schiacciare gli avversari e annichilirli è il fine ultimo della battaglia dei mercati? Noi crediamo esattamente il contrario e se vorrete seguirci proveremo a spiegavi il perché.

La “concorrenza” è una situazione normale che si instaura dove vi sia una condizione di libero mercato, anche se ben regolamentato (e quindi fanno eccezione i cosiddetti “monopòli” in cui il mercato è invece limitato, per iniziativa dello stato, ad un unico soggetto); da sempre questa sorta di rivalità è presente in tutte le dinamiche commerciali del genere umano, sia che si tratti di due pizzerie che si trovano nello stesso quartiere sia che si parli di multinazionali dal valore incalcolabile; e quindi, anche il mercato dei telefoni cellulari e, più nello specifico, degli smatphone non fa eccezione ed è coinvolto in queste dinamiche.

Nella fattispecie osserviamo come, dopo i primi passi mossi proprio da RIM (a nostro personale giudizio i veri ideatori del concetto di smatphone) si sono aggiunti altri concorrenti: prima Apple con iPhone e poi Google con Android.

A Cupertino vanno due meriti: il primo è quello di avere reso nobile una tecnologia già nota ma poco usata e soprattutto poco e male sviluppata come quella del touch screen; con iPhone ed il multitouch lo schermo touch è diventato funzionale, pratico, facile da usare, efficace e soprattutto “normale” (chi ha avuto modo di vedere dei bambini giocare con un iPhone od un iPad, capirà facilmente cosa si intende con quel “normale”; mentre noi abbiamo dovuto abituarci alla novità di uno schermo sensibile al tocco, per loro sfogliare un fumetto sull’iPad o telefonare ai nonni selezionando il numero semplicemente toccando la loro fotografia è normale come aprire il rubinetto dell’acqua o accende la luce premendo l’interruttore).

Il secondo merito di Apple è stato quello di spostare il target dall’utenza business a quella consumer; in altri termini grazie ad Apple tutti (o meglio tutti quelli che potevano permettersi il costo non proprio irrisorio di un iPhone) avevano un buon motivo per acquistare uno smartphone, pur non essendo banchieri, amministratori delegati o figure professionali di questo genere. Certo, ci sarebbero arrivati anche gli altri, ma Steve Jobs è stato il primo a capire che ben presto tutti avrebbero voluto essere sempre online e ha quindi agito di conseguenza dando una risposta a questa esigenza.
(Ad onor del vero, c’è anche chi ritiene che il colpo di genio di Jobs sia stato piuttosto quello di creare una esigenza -per certi versi fittizia- per poi poterla soddisfare e farci una montagna di soldi … ma questa è un’altra storia n.d.r.)

Da ultimo (in rigoroso ordine cronologico e non d’importanza) è arrivato Android che ha come grande merito quello di aver introdotto nell’agone l’Open Source. Si dica ciò che si vuole, ma l’effetto volano che ha avuto l’introduzione dell’Open Source sull’evoluzione ed il progresso delle caratteristiche e delle funzioni degli smartphone è innegabile e ne abbiamo beneficiato -o ne beneficeremo- davvero tutti.

Perché questo discorso? Non certo per fare il solito stucchevole confronto tra sistemi operativi e telefoni intelligenti, ché tanto siamo tutti convinti che il nostro sia il migliore e nessuno riuscirà mai a farci cambiare idea e la cosa davvero buffa é che abbiamo ragione. Tutti.
No, stabilire quale sia lo smartphone migliore non è il nostro fine, quanto piuttosto intendiamo individuare la condizione migliore, quella più vantaggiosa per ognuno. E a nostro giudizio la risposta è una sola: la concorrenza.

Certo non siamo così ingenui da ritenere che senza Apple e Google quelli di RIM sarebbero rimasti con le mani in mano a godersi i loro affari e la loro posizione di monopolista -la concorrenza infatti non è l’unico motore del progresso- ma siamo anche sicuri che senza questa “guerra tra Blackberry, iPhone ed Android oggi tutti i nostri smartphone sarebbero molto meno performanti.
E al diavolo (concedetecelo, per una volta) tutte le discussioni su chi ha copiato cosa da chi! Alla fine quello che conta è che tutti possiamo usare il multi-touch su un telefono Android, anche se lo ha brevettato Apple e che -finalmente- su iPhone ci sia un sistema di notifiche degno di questo nome, anche se è scopiazzato da Android.

L’impressione è che a volte la gente tenda a farsi coinvolgere da queste scaramucce che avrebbero senso (comunque poco) solo nel caso in cui uno fosse un azionista di Apple, di Samsung o di chissà cos’altro, ma che davvero non riguardano in alcun modo noi utenti comuni. No, non non vogliamo essere rivali di chi usa altri smartphone od altri sistemi operativi; piuttosto siamo curiosi di conoscere altri terminali e ci auguriamo che il nostro brand preferito (qualunque esso sia) ci possa dare sempre il meglio.

Per questo ci auguriamo che RIM risolva i suoi problemi, come speriamo che finalmente Windows Phone esca dal suo guscio gestazionale, che Android continui a macinare progressi e che risorga anche Nokia con Symbian. Perché alla fine una concorrenza vera e vivace spinge tutti a migliorarsi, e chi ci guadagna è l’utente comune, chi ci guadagna siamo noi tutti.

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