Un rapporto della Yankee Group, società di ricerche di mercato, evidenzia come il 75% degli sviluppatori di applicativi per Android abbia problemi nell’affrontare la grave questione della pirateria. E chiedono maggiori tutele e impegno da parte di Google.
Gli sviluppatori riferiscono di un danno medio di 10 mila dollari ad applicativo (senza contare i guadagni persi), e di non ricevere nessun supporto di garanzia da parte di Google, la cui politica sul Market è ritenuta quindi troppo permissiva.
Il 52% degli sviluppatori cerca di proteggere il proprio prodotto con meccanismi contro la pirateria informatica, anche se il 62% di loro riporta di avere perso vendite a causa dei sistemi di acquisto troppo scomodi che scoraggiano quindi gli utenti Android. L’82% degli sviluppatori riferisce di avere avuto problemi con utenze bloccate (dal sistema) anche se regolarmente acquistate.
Gli sviluppatori vedono il mondo delle applicazioni Android come un selvaggio West senza regole e, soprattutto, senza uno sceriffo. Google deve ora intervenire per proteggere gli autori del software su piattaforma Android, se vuole tutelare chi sviluppa programmi sul proprio sistema operativo. Google si trova quindi pressata da richieste di tutela di chi produce software e per l’adozione di regole sicure, altrimenti il rischio è quello di una fuga verso le altre piattaforme più redditizie.
Oltre la metà degli intervistati da Yankee Group, sostiene che Google sia troppo permissiva e indecisa sulle politiche da adottare per il Market di Android. In pratica per un hacker decompilare un applicativo in Java, per craccarlo e quindi copiarlo altrove, è una pratica non difficilissima. La stessa libreria di verifica delle licenze di Google è troppo facile da bypassare, e diventa lo strumento peggiore di garanzia degli sviluppatori stessi. Il sistema di Apple, ad esempio, è differente e permette di utilizzare un sistema a codici difficilmente piratabili e a maggior garanzia di chi sviluppa software.
Google lascia quindi l’onere di contrastare la pirateria agli sviluppatori. Ogni applicativo dovrebbe invece essere certificato e quindi controllato, anche nelle transizione del pagamento. Il tutto sotto il controllo di un’autorità. La stessa transizione del pagamento dovrebbe poter essere verificata più volte nel tempo quando si installa di nuovo lo stesso software. Il tutto in un meccanismo “offuscato” e protetto adeguatamente per evitare le intrusioni degli hacker.
Google si sta muovendo in questa direzione con strumenti, nuovi o migliorati, come l’interfaccia AdMob del toolkit di Android.
Il rapporto di Yankee Group si basa su un campione di 75 sviluppatori (di 22 paesi), ognuno dei quali con una App “popolare” disponibile sul Market.
Qualcuno contesta il modo e le ragioni di questa indagine di mercato, dubitando in primis della scelta di quelle 75 software house del campione. Ai dubbi se questa ricerca dipenda in qualche modo da problemi e dispute legali tra Mountain View e società di Boston, dove ha sede la stessa Yankee Group, non ha fatto seguito nessun commento o dichiarazione, nemmeno da parte di Google.
Fonte: NYT