In passato abbiamo avuto modo svariate volte di constatare l’insoddisfazione degli artisti verso il servizio di distribuzione digitale musicale offerto da Apple attraverso iTunes. Ad intervenire nuovamente sulla questione è questa volta Pete Townshend dei “The Who” descrivendo, giusto in tempo per Halloween, iTunes come un “Vampiro Digitale” suggerendo che quest’ultimo generi profitti senza dare agli artisti famosi i benefici di cui godevano sotto le label ed i publisher musicali.
La notizia ci arriva da un rapporto dell’Associated Press in cui si legge chiaramente la disapprovazione di Townshend verso l’acclamata violazione dei diritti di copyright a causa di Internet ed in particolare verso l’operato di Apple ritenendo che quest’ultima dovrebbe rimpiazzare i servizi precedentemente offerti ai musicisti prima che il settore crollasse. Le richieste dell’artista comprendono l’utilizzo di talent scout, la fornitura di uno spazio adeguato così che i gruppi possano condividere in streaming la propria musica in modo diretto e di pagare i musicisti meno noti senza ricorrere ad un aggregatore third party. E’ comunque importante ricordare come iTunes non sia una label, se non quanto lo possa essere una catena rivenditrice di prodotti musicali come i negozi di dischi e di come collabori con un vasto numero di individui e gruppi musicali a patto che questi istituiscano una label personale come publisher e non richiede la vendita dei brani attraverso un aggregatore, a meno che questi siano rappresentati già da una label e che non siano liberi di commercializzare i propri lavori.
I commenti di Townshend arrivano dall’inaugurale John Peel Lecture, affermando come l’iTunes market faccia “sanguinare gli artisti come un vampiro digitale.” Tuttavia il chitarrista non si ferma e si scaglia anche contro i consumatori a causa della loro riluttanza a pagare di più: “Sarebbe meglio se gli amanti della musica trattassero quest’ultima come il cibo, e pagassero per tutto, invece di farlo quando è più comodo” domandando “Perchè gli amanti della musica non possono semplicemente pagare per la musica invece di rubarla?”