Torna la rubrica con i migliori film dell’iTunes Movie Store, in collaborazione con jtzmovies.it, così da poter dare agli utenti consigli sui titoli da acquistare o noleggiare. Oggi vi presentiamo “Inside Job” di Charles Ferguson, già regista di “No End In Sight”. Il film ha avuto un ottimo successo di critica (rottentomatoes rate 97% con una media voto di 8.2/10 su 135 recensioni) vincendo un Oscar 2011 nella categoria Miglior Documentario ed incassando 8 milioni di Dollari (budget iniziale 2 milioni di Dollari) ben quattro volte sopra il proprio budget.
La crisi economica che sta attanagliando il mondo civilizzato è raccontata nel minimo dettaglio in questo documentario vincitore del premio Oscar 2011. Si parte dagli albori della deregolamentazione finanziaria negli anni ’80, prendendo come esempio gli USA (nazione da cui è partito tutto) e l’Islanda, nazione che prima del crack economico era considerato il sistema perfetto. La narrazione, divisa in capitoli, si sposta poi all’inizio del bailout dell’edilizia e dal conseguente scoppio delle bolle dei mutui sub-prime, che hanno messo in ginocchio le banche private americane. Il documentario scorre attraverso spiegazioni della voce narrante e interviste ai maggiori esperti di economia mondiale, senza tralasciare alcuni tra i maggiori esponenti della speculazione finanziaria dei primi anni del nuovo secolo, colpevoli dello scoppio della crisi. Il regista, Charles Ferguson, classe ’54, si dedica al mondo del cinema dopo aver inventato il famoso Frontpage
ed essere riuscito a vendere, per la mostruosa cifra di 133 milioni di dollari la sua società tecnologica all’uomo più ricco del mondo, un certo Bill Gates. “Inside Job” non è il suo primo lavoro. Nel 2007 aveva già fatto parlare di se, con lo sconvolgente “No End In Sight” in cui si trattavano le reali motivazioni dell’occupazione americana in Iraq, sollevando un polverone che si dice abbia fatto il gioco di Obama alle ultime elezioni. Questa volta però si rivela super partes attaccando anche il presidente del popolo. Quel presidente che, nonostante predicasse bene nei suoi discorsi, si è portato dietro tutto il clan economico finanziario dei suoi predecessori (tra cui Larry Summers e Robert Rubin segretari del tesoro già ai tempi di Bush padre prima, di Clinton e di Bush Jr poi), autori della deregolamentazione del mercato azionario, che Ferguson mette in cima alle cause dell’attuale crisi. Questi, spinti dalla paura di cadere in fallo, hanno addirittura negato il consenso all’intervista per il film, cosa che ha destato non poco scandalo negli States. Il film è molto avvincente, con un montaggio
sopraffino che riesce ad incollare minuziosamente i vari pezzi del puzzle, composti da interviste, voce narrante, schemi di grafici e scritte in sovraimpressione, senza mai annoiare od essere pedante. La narrazione (di Matt Damon), essendo un documentario, è il cuore dell’opera e meraviglia lo stile con cui il creatore del film riesca ad esporre le proprie scoperte, le proprie teorie e le spiegazioni tecniche in modo così semplice e comprensibile. Vera chicca, dal punto di vista tecnico è la sigla di presentazione del film appena finito il prologo sull’Islanda, con musiche anni ’80, inquadrature aeree dello skyline new yorkese, tipiche del cinema di quegli anni, epoca in cui si è iniziato anche a modificare o abolire le regole nei mercati di scambio, imposte e introdotte dopo la grande depressione. “Inside Job” convince, non solo lo spettatore inesperto o poco erudito nella materia, ma anche il più esperto, dando la possibilità di sentire un ventaglio incredibile di grandi autorità nel campo economico (Strauss Khan incluso). L’America documentaristica, spinta dai grandi successi (un’po’ troppo unicamente idealistici) di Michael Moore, si risveglia dal torpore del grande e lungo benessere, e dopo i bellissimi
“Waiting For Superman”, ritratto poco idilliaco sul sistema scolastico made in USA, “Man On Wire” e “Una scomoda Verità”, ci regala un’altra opera da gustare amaramente, vedere, rivedere e perché no studiare, per renderci conto che nel nostro amato belpaese non siamo affatto gli unici a versare in cattive acque. Ultimo appunto prettamente personale. La deregolamentazione, fatta passare nel film come mero scopo di pura speculazione, in realtà fa parte di quell’idea americana di liberismo economico, che sicuramente sarebbe stata messa in atto anche senza grandi squali pronti a tutto per il mero profitto personale. Non essendo l’economia (e quindi la finanza) una scienza esatta, deve essere plasmata in base alla società ed al contesto in cui si trova e la deregolamentazione economica è uno degli aspetti che hanno permesso, per esempio, il boom economico del Brasile. L’errore altresì è stato unicamente non intervenire quando molti economisti si sono resi conto che in questo contesto tali azioni non potevano portare prospettive favorevoli e si è continuato con la speculazione e la cartolarizzazione. E questo, sinceramente, non è spiegato molto bene, inseguendo troppo il filone del complotto e delle lobby di potere.
Potete trovare il film “Inside Job” nell’iTunes Movie Store al prezzo di 16,99 Euro per l’acquisto in HD, 13,99 per l’acquisto nel formato standard, 4,99 Euro per il noleggio in HD e infine a 3,99 Euro per il noleggio in formato standard.
Pro: di grande spessore culturale, semplice e di facile comprensione per tutti, divertente ed interessante allo stesso tempo.
Contro: a volte irritante nelle interviste perché non lascia tempo alla controparte di rispondere, alcune teorie come quella della deregolamentazione sono messe alla gogna senza spiegare cosa c’è alla base.
Voto: 8