RIM ammette di aver organizzato la campagna “Wake Up” contro Apple in Australia

Pare che RIM abbia definitivamente ammesso di aver organizzato la campagna “Wake Up” avvenuta davanti all’Apple Store di Sydney contro l’azienda californiana, decidendo presumibilmente di farlo in seguito alle numerose critiche rivolte all’iniziativa.

Nonostante tutti abbiano inizialmente sospettato di Samsung come organizzatore del flash mob di protesta verso Apple, pochi giorni fa Macworld.AU aveva scoperto dei link all’interno della pagina web della campagna riconducenti al sito di RIM che, finalmente, ha ammesso di aver organizzato il tutto rilasciando un comunicato:

Possiamo confermare che la campagna australiana “Wake Up”, che prevede una serie di attività di attività sperimentali a Sydney e Melbourne, sia stata organizzata da RIM Australia. Un annuncio avrà luogo il 7 maggio il cui scopo sarà di provocare una discussione su cosa “essere in affari” significhi per gli australiani.

Si tratta di una situazione piuttosto scomoda per RIM: dopo aver pagato i partecipanti del flash mob, e pare anche il video blogger Nate Burr, la campagna in questione ha subito forti critiche a livello internazionale, creando quindi non pochi problemi anche alla stessa Research In Motion. Ricordiamo che tale iniziativa ha previsto l’arrivo di un gruppo di persone completamente vestite di nero davanti l’Apple Store di Sydney muniti di cartelli con la scritta “Wake Up” (Svegliatevi), criticando la compagnia di Cupertino.

Come sottolineato anche da The Next Web esiste la possibilità che RIM possa dover affrontare delle conseguenze per quanto riguarda i suoi utenti all’interno del paese in quanto, pagando i partecipanti e concentrandosi negativamente sulla concorrenza, avrebbe attirato su di sé pareri molto negativi.

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