CNET ha pubblicato un interessante articolo che mette a confronto il nuovo Passbook inserito da Apple su iOS 6 e il servizio Wallet di Google. Si tratta di due funzioni pensate per consentire agli utenti di acquistare diverse tipologie di prodotti direttamente da smartphone.
Secondo CNET, Apple con Passbook batterà senza mezzi termini Google per quanto riguarda i pagamenti elettronici mobile (“Spiacenti fan di Google Wallet, ma Apple potrebbe aver appena tolto da sotto i piedi di Google il tappeto del mercato dei pagamenti elettronici tramite smartphone“).
Passbook di Apple, introdotto con iOS 6, ha un approccio incredibilmente semplice e proprio per questo, dice CNET, sarà un successo. Ad oggi, negli USA sfruttare i servizi di mobile-payment è ancora ridicolmente difficile. CNET ha infatti provato per un anno i servizi disponibili, arrivando alla conclusione che è sì possibile utilizzare Google Wallet per fare acquisti, ma solo se si possiede uno dei pochi smartphone Android compatibili e solo se si riesce a trovare uno dei pochissimi fornitori che partecipano al servizio di Google. Gli ultimi 12 mesi di prova di Google Wallet, anche dopo un anno dal lancio, sono miseramente falliti: “… è stata un’odissea urbana piena di difetti e difficoltà, ance se sono riuscito a portare a termine qualche transazione, come l’acquisto di un dolce da Pinkberry – non senza gli sguardi perpelessi dei venditori – o il pagamento di un tassista a New York”.
Insomma, il tentativo di Google è stato coraggioso, ma come spiegato anche da altri giornalisti che hanno provato il servizio, Wallet si basa su NFC e ormai oggi questo servizio è diventato un vero e proprio collo di bottiglia, sia per l’infrastruttura distribuita nei negozi sia per i telefoni compatibili. Inoltre, l’adozione in massa di Google Wallet da parte dei negozianti è resa difficile dal fatto che ogni attività commerciale vuole il controllo e l’accesso ai dati del cliente, non solo per motivi di opportunità, ma anche per fidelizzare il cliente stesso e aumentare le vendite. Ecco perchè i partner di Google sono davvero pochi: se sei un rivenditore di successo, preferisci utilizzare la tua app o il tuo servizio commerciale, e non ti iscrivi certo ad un servizio esterno che possa controllare il tuo portafoglio clienti.
Passbook di Apple, invece, utilizza un approccio diverso (di tipo software e non hardware), e anche se è attivo in versione beta da pochi giorni ha già mostrato tutte le sue potenzialità. Apple ha praticamente eluso tutte le insidie principali in cui è incorso Google Wallet, vale a dire i pagamenti limitati e l’NFC. Passbook serve a organizzare e conservare le ricevute, le carte fedeltà o le carte di imbarco, integrandosi con applicazioni esistenti realizzate dai venditori. Basansodi su software e codici QR, Pasbook evita anche la limitazioni hardware della tecnologia utilizzata da Google, oltre ad essere più flessibile in quanto gli utenti possono aggiungere le applicazioni dei fornitori di cui si fidano o con cui hanno già un rapporto da diversi anni. Insomma, con Passbook viene lasciata la massima libertà ai venditori di proporre i propri servizi integrabili nell’app di Apple (e già creati in passato tramite applicazioni apposite), e agli utenti di aggiungere quelle che preferiscono.
Passbook consente di usare l’iPhone o l’iPod touch come uno scanner per usare un coupon, andare a un concerto o fare il check-in in albergo. L’app mostra in automatico tutti i pass direttamente dalla schermata di blocco in base all’ora o al luogo, così quando l’utente entra nel suo pub preferito, per esempio, appare la carta fedeltà, e la può usare per comprare un caffè o controllare il saldo. Passbook avvisa persino l’utente in caso di cambi dell’ultimo minuto del gate di imbarco o ritardi del volo quando si trova all’aeroporto.
L’unico limite relativo al servizio Passbook è dato dal fatto che i venditori devono munirsi di scanner laser speciali per leggere le schermate degli smartphone, ma se una società ha già la sua app di vendita al dettaglio probabilmente è anche munita di questi strumenti che, tra l’altro, hanno costi inversori rispetto ad altre soluzioni.
Apple ha optato per una soluzione incentrata sul software, senza nessun tipo di aggiunta o limitazione hardware, creando un sistema di pagamento comodo, flessibile, facilmente integrabile dalle aziende (che non devono nemmeno rinunciare ai propri canali e alle proprie app di vendita) e semplice da utilizzare. CNET conclude dicendo che l’approssimo software di Apple batterà con ogni probabilità l’approccio hardware di Google.