Notizia che certamente lascerà l’amaro in bocca a molti Apple-user, quella pubblicata oggi dal Corriere.it. Steve Jobs ha infatti ammesso che Apple può esercitare una forma di controllo a distanza sugli iPhone, con la possibilità di eliminare applicazioni non volute dagli iPhone degli utenti di tutto il mondo. Secondo molti, questa notizia è di una gravità enorme, per almeno due motivi: prima di tutto c’è una palese violazione della privacy, e in secondo luogo Stave Jobs ci ha volutamente tenuti all’oscuro di tutto.
Sono dunque confermate le scoperte di Jonathan Zdziarski, di cui vi avevamo parlato appena qualche giorno fa. Ma pare che non si tratterà di una procedura di eliminazione frequente e di routine: Steve Jobs ha assicurato che la possibilità di eliminare applicazioni a distanza è riservata solo a casi di emergenza, per esempio se su App Store venisse inserita un’applicazione nociva, oppure che viola la privacy rubandoci i dati personali. Ma non doveva esserci un controllo preventivo sulle applicazioni inserite nel negozio Apple?
Steve Jobs fa presente che sarebbe irresponsabile da parte di Apple non aver previsto una tale soluzione, ma questa giustificazione lascia perplessi i consumatori, che rivendicano il proprio diritto alla privacy, che con questa procedura verrebbe, di fatto, violato.
E poi Apple ha adottato una strategia di non-comunicazione che ha minato la fiducia di molti utenti, che si sentono traditi da questa improvvisa e ingiustificata mancanza di trasparenza da parte di Apple, che poteva annunciare questa notizia molto prima, anche visto il successo di App Store (che vende applicazioni per 1 milione di dollari al giorno).
Le associazioni dei consumatori, in Italia, sono già sul piede di guerra e, dopo aver informato la polizia postale del fatto, chiedono il sequestro degli iPhone 3G ancora invenduti, oltre alla sostituzione di quelli già in uso con un modello analogo che impedisca ad Apple di avere un controllo a distanza sulle applicazioni installate.