Eric Schimdt cede 3,2 milioni di azioni di Google

Il presidente di Google, Eric Schimdt venderà il 42% delle sue azioni di Google incassando qualcosa come 2 miliardi e mezzo di dollari.

File of Google Chairman Eric Schmidt speaking at a Motorola phone launch event in New York

 

La notizia: in una comunicazione effettuata alla Sec, l’autorità di controllo Usa per la Borsa (la nostra Consob, per intenderci) Eric Schmidt, l’attuale presidente di Google, ha reso noto che entro il prossimo anno venderà 3,2 milioni di azioni Google in suo possesso per un valore di due miliardi e mezzo di dollari, pari a quasi un miliardo e 900 mila euro.

La mossa finanziaria, non certo incomprensibile, ben si sposa con il momento positivo per l’azienda. Il valore delle azioni del colosso di Mountain View, infatti, venerdì aveva toccato il massimo storico di 785,3 dollari per azione. Pare che lo stesso Schimdt abbia voluto diversificare il proprio portafoglio di investimenti, e i risultati record di Google (+30% il valore delle azioni rispetto all’anno passato) hanno certamente fatto cogliere la palla al balzo al presidente. La mossa, tuttavia, si pone in linea con il ruolo via via sempre più marginale che lo stesso Schimdt ha da tempo ha assunto nei confronti dell’azienda, più marginale ovviamente rispetto ai co-fondatori Larry Page e Sergey Brin che sono gli unici due manager all’interno di Google a controllare quote maggiori di Schimdt nella società (Page con l’8,7% e Brin con l’8,5%).

E’ quindi normale che i primi rumors parlino già di futura aria di rottura, di rapporti non idilliaci con gli altri due manager. Rumors, dicevamo, perché un possibile divorzio da Google è una possibilità remota in quanto Schimdt resterà in possesso di una quota pari all’1,3% di Google con il 5% dei diritti di voto.

Tuttavia non dimentichiamo che tra il 2006 ed il 2009 Schimdt è stato nel board di Apple, presente tra l’altro sul palco ad un evento importante come fu la presentazione del primo iPhone insieme a Steve Jobs. Chissà se un giorno non possano esserci i presupposti per un ritorno a Cupertino. In fondo si sa, le cose nella Silicon Valley cambiano molto in fretta.

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