C’è stata un’epoca in cui i due più grandi colossi mondiali dell’informatica, Apple e Microsoft, erano in mano a due Steve: da una parte Jobs, padre-padrone dalla mente geniale, quasi ossessionato dalla ricerca dell’innovazione e grande comunicatore; dall’altra Ballmer, successore di Bill Gates e “uomo delle vendite”, costantemente sopra le righe e poco incline a cambiare le cose.
Da sempre molto diversi, i due Steve. Nel caso di Jobs, una carriera caratterizzata da trionfi e cadute: fonda Apple, assume Sculley come CEO e finisce per farsi estromettere dalla sua stessa azienda; l’avventura di Pixar, l’esperienza di NeXT ed il rientro alla casa-madre, ormai agonizzante, dove inizia una prodigiosa cavalcata che culmina nell’esplosione di iOS. Molto più “tranquilla” la storia professionale di Ballmer: da sempre in Microsoft, vi entra come dipendente numero 30 e non ne esce più, conquista la fiducia di Gates con ruoli sempre più importanti fino a succedergli alla guida dell’azienda nel 2000.
Le differenze tra i due sono prima di tutto caratteriali: Jobs è maniacale ed ossessivo, Balmer chiassoso ed esuberante. Jobs si circonda di un’aura da “guru” che a volte lo fa somigliare ad un santone; Ballmer si produce in gag folkloristiche che lo rendono celebre protagonista di figure a volte imbarazzanti (“I… love… this… Companyyyy!!!!!“). Jobs fa keynote in cui un’atmosfera serissima da evento epocale introduce la “One More Thing”, la prossima rivoluzione; Ballmer fa spot in camicia rossa dove balla in auto con Bill Gates a ritmo di dance.
Due visioni diverse della vita e della tecnologia, che si riflettono sul loro approccio professionale. Leggendario il rapporto di Jobs con i dipendenti: li mette spesso uno contro l’altro, convinto che solo la competizione possa far fare il “salto” creativo. Lo Steve di Apple pone sempre lo sviluppo e l’innovazione al centro del progetto: quasi non gli importa che un prodotto sia vendibile, lui vuole che sia “perfetto”. Ballmer invece nasce dalle vendite, è un motivatore, e preferisce ascoltare il mercato, senza lanciarsi in rischiose avventure.
Un’era interrottasi purtroppo con la morte di Jobs da una parte, e che ora si chiuderà definitivamente con il ritiro di Ballmer dall’altra. Come sia andata a finire è davanti agli occhi di tutti. Steve Jobs ha preso un’azienda sull’orlo del baratro, l’ha salvata inventando l’iPod, e l’ha trasformata nell’azienda di maggior capitalizzazione al mondo creando dal nulla un ecosistema fatto di smartphone, touchscreen capacitivi e app. Ballmer è rimasto invischiato per anni nel “pasticcio Vista”, ha corretto il tiro (ascoltando il feedback degli utenti) con Windows 7, azzeccato Xbox, triplicato il fatturato ma perso il treno dei tablet. Il reale spartiacque tra i due è proprio l’iPad: per Jobs un tipo totalmente nuovo di piattaforma, da progettare ex novo; per Ballmer semplicemente un diverso tipo di PC, e come tale da usare con lo stesso sistema operativo. Risultato, 14 milioni di iPad venduti a fronte di 2 milioni circa di tablet Win-based. Ballmer ha tentato di creare un device che potesse essere “tutto per tutti”; Jobs ha deciso che un dispositivo “da toccare” non poteva essere usato come un computer, che era qualcosa di diverso.
Ora Ballmer va in pensione. Meglio o peggio per Apple? Per Jobs “finchè ci sarà Ballmer, Microsoft non andrà da nessuna parte“. Di certo un’azienda che cambia CEO ha bisogno di tempo per riequilibrarsi, e questo nell’immediato sarà un vantaggio per la Mela. Poi tutto dipenderà da chi verrà scelto: l’ipotesi Stephen Elop, attuale CEO di Nokia, trapelata con forza con l’acquisizione di Microsoft del colosso finlandese, è di quelle credibili, ma l’andamento degli ultimi anni dell’azienda telefonica non gli fa molto onore.
E’ possibile, in ogni caso, che arrivi un CEO più efficace, capace di dare nuova linfa a Microsoft, proprio mentre in tanti accusano Tim Cook di aver esaurito la capacità di innovare. E se in futuro Apple e Microsoft si “scambiassero i ruoli”?
Immagine: Engadget