Intervistati, Ive e Federighi discutono di collaborazione, design ed altro

Nei giorni scorsi abbiamo riportato alcuni dei punti salienti della “cover story” pubblicata da Bloomberg ed inerente l’intervista congiunta tenutasi con Ive, Federighi e Cook. In quella occasione la maggior parte delle dichiarazioni riferite provenivano dal CEO di Apple, ma successivamente è stata resa disponibile l’intervista integrale, dalla quale è possibile evincere ulteriori dettagli riguardanti la collaborazione tra Ive e Federighi per iOS 7, i nuovi iPhone e la “mission” Apple.

13.09.26-Ive_FederighiCome accennato in apertura, sul suo sito internet ufficiale Bloomberg ha reso disponibile “l’intervista completa” con Tim Cook, Jony Ive e Craig Federighi.

Fino ad ora, dalla suddetta intervista era sostanzialmente emersa la dichiarazione rilasciata da Tim Cook secondo cui “Apple non fa parte del business spazzatura“, riferendosi al costo ed alla qualità costruttiva dei dispositivi dell’azienda.

Ecco cosa è emerso da quanto pubblicato successivamente.

Ive e Federighi nella loro intervista (condotta separatamente da quella di Cook) hanno ribadito quanto espresso da Cook, andando però oltre e spiegando il modo di pensare e di procedere utilizzato in Apple per iOS 7 e per la creazione di un nuovo prodotto.

Dopo l’uscita di scena di Scott Forstall, i due dirigenti hanno lavorato insieme all’ultima versione del sistema operativo mobile e Ive, nel corso dell’intervista, ha fatto riferimento al fatto che la collaborazione è la chiave per un grande prodotto, sottolineando, peraltro, che il suo studio di design in Apple era stato tenuto chiuso (nel senso di riservato) per circa 20 anni prima di iOS 7, aggiungendo: “Ma ho sempre ritenuto -e so che il team per il disegno industriale ha sempre ritenuto- che le scoperte che fai quando sei abbastanza fortunato da sedere vicino a qualcuno che rappresenta una esperienza completamente diversa dalla tua, quelle scoperte  possono essere realmente importanti e sono sempre esaltanti”.

Anche Federighi crede che il progetto abbia portato il team che si occupa del design e quello che si occupa del software ad essere vicini come non lo erano mai stati prima dello sviluppo dell’ultima versione di iOS e dell’hardware dell’iPhone 5s.

Un altro argomento trattato nel corso dell’intervista riguarda il modo in cui Apple guarda allo sviluppo dei suoi prodotti, un’insieme di principi concentrati sull’intento di fare in modo che ogni dettaglio sia al posto giusto.

A tal riguardo, in sostanza, Craig Federighi ha affermato: “Penso sia una dichiarazione unica dei valori di Apple nello sviluppo dei prodotti, condivisa tra tutti nella squadra ed in base alla quale tutti sappiamo che faremo di tutto perché ogni cosa sia perfetta”. Per risolvere i problemi, per fare un lavoro di architettura che normalmente costituirebbe l’elemento più critico di un prodotto, concentriamo tutte le energie necessarie ed anche di più per dire “Quel difetto deve essere sistemato. Quel dettaglio deve essere perfetto”.

Successivamente, nel corso dell’intervista, si è parlato del Touch ID, il sistema di sicurezza basato sul sensore di impronte digitali introdotto nell’iPhone 5s.

Infine ai due dirigenti sono state poste domande inerenti la “mission” aziendale, che Ive ha descritto come “cercare di creare strumenti per le persone che consentano di fare cose che non potrebbero essere fatte altrimenti, ma senza che le persone stesse debbano preoccuparsi di questi strumenti“.

Ive ha poi proseguito affermando che gli impiegati in Apple ritengono che il loro lavoro sia compiuto solo quando il prodotto finale risulta essere “inevitabile”, “senza alcuna alternativa“.

“Sembra quasi che non sia stato progettato”, ha spiegato Ive. “Allora sentiamo di averlo fatto bene, il che è semi-ironico, come un team di progettazione che cerca progettare qualcosa che non sembri esser stato progettato“.

Federighi è andato un po’ oltre aggiungendo emozione al mix; ha affermato, infatti, di essere stato influenzato dai prodotti Apple come un bambino e che la tecnologia della compagnia ha consentito alle persone di realizzare cose che altrimenti sarebbero state impossibili.

E poi ha concluso dicendo: “Ok, sono un fanatico di tecnologia, ma penso che se qualcuno mappasse la mia mente scoprirebbe che i miei neuroni dell’amore si attivano con i nostri prodotti. Intendo, letteralmente, che c’è amore e credo che ciò sia vero per molti nostri clienti. Credo che quando costruiamo qualcosa che amiamo e che gli altri amano, allora abbiamo fatto il nostro lavoro”.

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