iPhone: svelati i segreti dietro la presentazione del 2007

Dopo avervi svelato i segreti che hanno portato alla realizzazione del primo iPhone, in occasione del secondo anniversario della morte di Steve Jobs, il New York Times ha proposto un bellissimo articolo che svela il “dietro le quinte” dello storico keynote di presentazione del 9 gennaio 2007.

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Steve Jobs, lo sappiamo, ci teneva molto alla segretezza, e anche al Moscone Center di San Francisco, lì dove qualche giorno dopo verrà presentato l’iPhone, la sicurezza era ai massimi livelli. I dirigenti Apple accreditati arrivano a San Francisco una settimana prima del fatidico 9 gennaio, così da poter organizzare tutto per tempo. Appositi addetti costruiscono due stanze all’interno della struttura: una dove vengono tenuti nascosti i prototipi di iPhone, e dove Steve Jobs e pochi altri hanno accesso per effettuare modifiche e test, l’altra, invece, diventa lo studio di Steve Jobs per 7 lunghi giorni.

L’intero Moscone Center è blindato da agenti di sicurezza, che fanno la guardia tutti i giorni per 24 ore, facendo entrare solo le persone che fanno parte di una stretta lista di collaboratori scelti da Steve Jobs.

Steve inizia quindi a provare la presentazione già dal 4 gennaio. Purtroppo, però, tutti i dispositivi che usa durante le prove non sono certo perfetti, anzi. Dato che l’iPhone uscirà solo tra qualche mese, Apple non è riuscita ad ottimizzare software e hardware in tempo per il 9 gennaio, per questo ingegneri e designer lavorano notte e giorno per cercare di limitare i danni. Alcuni iPhone in mano a Steve Jobs hanno i display non allineati con la scocca, altri hanno parti rovinate, ma tutti vanno in crash più e più volte durante le presentazioni di prova. Jobs, infatti, durante le prove che anticipano il Keynote si ritrova sempre con un iPhone che si blocca dopo determinate azioni, perde la connessione cellulare o esaurisce tutta la memoria e deve essere riavviato.

A due giorni dalla presentazione, Jobs sceglie il prototipo esteticamente migliore, ma sempre pieno di problemi. Un esempio? Può aprire Mail e Safari, ma non fare l’operazione inversa, altrimenti si blocca. Per questo motivo, Jobs e pochi altri collaboratori lavorano al cosiddetto “eldorado”: l’esatta sequenza di azioni che consentirà a Steve Jobs di presentare l’iPhone senza che il dispositivo si blocchi.

Il 9 gennaio, infatti, nessun iPhone era ancora pronto, in quanto il codice per la gestione della memoria e quello per utilizzare le rete cellulare non erano stati completati. Sul palco, però, quel 9 gennaio, agli occhi dei presenti tutto sembrava funzionare in modo perfetto. Per riuscire in questa impresa, Jobs usò qualche piccolo trucco.

Jobs aveva fatto aggiungere all’iPhone delle componenti elettroniche per far sì che il display dell’iPhone venisse mostrato sul grande schermo del palco, in modo tale che tutti i presenti avrebbero avuto l’impressione di avere tra le mani il dispositivo. Nessuno, infatti, poté provarlo subito dopo.

Per quanto riguarda i problemi di rete, il Wi-Fi di quell’iPhone salito sul palco era instabile, tanto che l’AirPort a cui si era collegato Steve Jobs durante la presentazione funzionava sulle frequenze utilizzate in Giappone e vietate negli Stati Uniti. In questo modo, nessuno tra il pubblico avrebbe potuto collegarsi alla stessa rete Wi-Fi, rallentando di fatto la connessione del dispositivo. E sulla gestione della rete cellulare? Apple aveva fatto montare da AT&T una torretta cellulare all’interno del Moscone Center, ma in ogni caso il dispositivo perdeva la linea per poi recuperarla subito dopo. Jobs aveva quindi fatto modificare il software dell’iPhone per far in modo che sul display venisse mostrata sempre una perfetta ricezione del segnale, anche se in realtà non era così.

Il problema più grande riguardava però la memoria. Quell’iPhone aveva solo 128Mb di RAM e il software non era ottimizzato per funzionare oltre 60 minuti senza dover riavviare il dispositivo. Come detto prima, Jobs e ingegneri fidati avevano trovato il cammino dorato delle operazioni da effettuare, ma un piccolo intoppo avrebbe fatto bloccare il dispositivo. Tutti erano con il fiato sospeso durante quei 90 minuti di presentazione, ma l’iPhone funzionò fino all’ultimo secondo. Pensate che gli ingegneri responsabili, dopo le minacce di Jobs prima dell’evento, guardarono il keynote con una bottiglia di Scotch tra le mani…

Si dice anche che i dirigenti della RIM (ora BlackBerry) rimasero di stucco dopo aver visto la presentazione, perchè per loro era impossibile che un telefono simile funzionasse veramente. Ma in realtà avevano ragione: quel telefono non funzionava perfettamente. Al pubblico sembrò che tutto andò liscio grazie ad una serie di trucchi, cammini dorati e modifiche effettuate da Jobs e dai suoi più stretti collaboratori.

L’iPhone arrivò sul mercato solo 5 mesi dopo, quando il software venne ottimizzato e ogni problema risolto. Ma se fosse stato commercializzato l’iPhone mostrato da Jobs sul palco, nessuno avrebbe potuto fare una chiamata, scorrere le foto o navigare sul web senza dover riavviare almeno due volte il dispositivo.

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