Bloomberg Businessweek ha pubblicato un’interessante intervista che vede protagonisti Tim Cook e la sua stretta correlazione con la Apple dell’era post-jobs, avviata ormai dal tardo 2011.
Quanto la compagnia di Cupertino sia cambiata negli ultimi tempi è ormai cosa nota: tante le nuove politiche intraprese da Cook che hanno sicuramente segnato una discontinuità con la gestione di Steve Jobs. Cambiamenti che adesso ci vengono raccontati dallo stesso nuovo CEO dell’azienda, insieme ad alcuni dirigenti del management di Apple, in un articolo di Bloomberg BusinessWeek.
Quasi ogni cosa nel Campus di Apple a Cupertino, in California, è diverso. La vela esecutiva che una volta irradiava un’energia quasi nervosa, con tutti gli impiegati nel continuo tentativo di anticipare i capricci ed il temperamento del co-fondatore di Apple (Jobs, ndr) non c’è più. Ora c’è tranquillità nei corridoi e nelle sale riunioni, un riflesso della calma “meridionale” del nuovo capo. Al piano di sotto, le mense sono gremite – la forza lavoro è quasi raddoppiata. A un miglio di distanza, dietro delle recinzioni, squadre di operai stanno costruendo l’imponente edificio a forma di astronave spaziale che ospiterà 12’000 lavoratori quando sarà completato, tra pochi anni…
Dalla leadership forte e autoritaria a un processo di cooperazione che non vede l’idea di un singolo al centro di tutto, il passo è stato tutto sommato breve. Chi lavora a stretto contatto con Tim non ha dubbi: anche sotto la sua guida, Apple non smetterà di innovare e di rappresentare un punto di riferimento impossibile da ignorare.
Come alcuni di voi ricorderanno, Scott Forstall era il capo del settore sviluppo di iOS, fautore insieme a Jobs dell’interfaccia grafica scheumorfica, che riprendeva elementi della realtà e li tramutava in vesti digitali. La decisione di esonerare Forstall da questo importante incarico è partita proprio da Tim Cook: scelta vincente, considerando i riscontri positivi che iOS 7 nel 2013 e iOS 8 quest’anno hanno registrato. E per quei pochi che sventolano ancora la bandiera del “Steve Jobs non lo avrebbe mai permesso”, ricordiamo che la nomina di Cook a CEO proviene dallo stesso compianto amministratore delle dolcevita nere e le scarpe da ginnastica.
Il brano fa anche dei riferimenti a Apple Pay e Apple Watch, i due nuovi progetti avviati e realizzati dopo la morte di Steve Jobs. Jony Ive, celebre designer della Mela, conferma che il Watch è stato concepito nel suo laboratorio 3 anni fa circa, ancora prima che quello degli indossabili diventasse un settore di rilievo nella Silicon Valley. “E’ probabilmente uno dei progetti più difficili a cui ho lavorato”, racconta Ive. Dichiarazioni, queste, che sembrano confermare ancora una volta la filosofia di Apple, così ben radicata nella vision dell’azienda da non essere abbandonata neanche dalla gestione di Tim Cook: non arrivare primi a tutti i costi, ma realizzare prodotti e servizi dei migliori sul mercato.
Phill Schiller, uno dei dirigenti più anziani del team di comando, insieme a Eddy Cue, Vice-presidente del software e dei servizi Internet, ammettono:
Molti di noi alla Apple siamo qui perché amiamo i prodotti. Noi pensiamo di creare i migliori prodotti mai realizzati da un’azienda.
Mi sento dannatamente orgoglioso di lavorare in squadra con Tim. Se ottiene un po’ di riconoscimento da parte del mondo esterno, è già grandioso. Merita molto di più di quello che sta ottenendo.
La Apple del passato, quella di Steve Jobs, quella dei record e dei successi storici, e la Apple di oggi, diversa ma non troppo, con la forza e l’esperienza maturata in anni e anni. “Guardate ai grandi per diventare ancora più grandi”, diceva qualcuno. Well done, Tim!