La notte scorsa, parlando al “London’s Design Museum”, Jony Ive ha definito “tragico” l’attuale panorama educativo inerente il design. L’affermazione è stata rilasciata mentre Ive parlava di come gli sforzi di Apple per assumere giovani designer spesso falliscano a causa del fatto che le scuole non insegnano come realizzare prodotti, preferendo dedicare del tempo didattico allo studio della progettazione di oggetti tridimensionali, piuttosto che alla loro creazione.
In particolare, parlando del processo di assunzione, Ive ha affermato:
“Moltissimi dei designer che effettuano un colloquio non sanno come realizzare prodotti, poiché i workshops nelle scuole di design sono costosi, mentre i computer sono economici. Il fatto che gli studenti possano dedicare quattro anni della loro vita studiando design di oggetti tridimensionali, senza realizzarne neanche uno è tragico”.
Ive sottintende che il problema sta nella motivazione personale che si trova dietro il motivo per cui i progettisti fanno quello che fanno:
Si ritorna alla motivazione e al senso del perché lo stai facendo. Perché la tua prima reazione non è quella di correre e andare a capire il vetro e che cosa si può fare con il vetro? Perché la prima reazione è quella di cominciare a realizzare dei meri rendering di tazze di vetro?
Sull’efficacia di un approccio “computer-based” all’educazione alla progettazione, Ive ritiene che sebbene gli strumenti per la progettazione siano necessari, gli studenti stanno diventando troppo dipendenti da essi:
E’ fantastico se il risultato finale è un’immagine grafica, in questo caso va bene. Ma come si fa se si è responsabili della produzione di un oggetto tridimensionale?
Ive fornisce sicuramente alcune indicazioni interessanti riguardo il gap tra il design digitale ed il prodotto finale fisico. Inoltre, la sua esperienza personale con il tentativo di assumere giovani progettisti rende ancor più credibili le sue considerazioni.