Il libro “Becoming Steve Jobs” è ufficialmente disponibile negli Stati Uniti, mentre in Italia arriverà solo nelle prossime settimane. Questo nuovo testo dedicato alla vita di Steve Jobs promette di essere tra le migliori e più veritiere biografie dedicate al co-fondatore di Apple, visto che contiene tantissimi aneddoti raccontati direttamente da suoi amici e colleghi. A poche ore dall’uscita del libro, in questo articolo vi raccontiamo alcuni fatti inediti che riguardano la vita di Steve Jobs. Su Amazon è già possibile pre-ordinare il libro in italiano (uscita 7 aprile) al prezzo di 16,92€, direttamente da questo link.
Becoming Steve Jobs in lingua inglese è disponibile come ebook su iBooks Store (13,99€) e su Amazon (15,28€) come libro cartaceo.
Attenzione: l’articolo contiene diversi spoiler.
NeXT
Nel libro si fa presente che Microsoft cambiò l’industria informatica, passando a un periodo in cui le aziende cercavano affidabilità e stabilità, piuttosto che innovazione. Secondo gli autori, il fallimento chiave della NeXT va identificato nella scelta di realizzare un computer da 3.000$ destinato al mercato dell’istruzione. Il prezzo era troppo alto, anche perché l’azienda si concentrava soprattutto sulla progettazione industriale.
Un punto di svolta poteva esserci quando IBM propose di installare il sistema operativo NeXTSTEP sui propri computer, ma Steve Jobs chiese troppi soldi e la trattativa si arenò. Quella scelta portò alla definitiva consacrazione di Microsoft e alla lenta fine per NeXT. Forse, però, è andata meglio così visto che poi Steve Jobs, dopo questo fallimento, tornò in Apple…
C’è anche da notare che molti co-fondatori di NeXT abbandonarono all’improvviso Steve Jobs, per passare anche alla concorrenza. Per molti, Jobs stava letteralmente bruciando i soldi rimasti in azienda, dato che non ascoltava i suggerimenti degli altri.
NeXT rinunciò subito all’hardware, il suo sistema operativo non aveva sèguito e il progetto parallelo WebObjects era l’unico che generava un po’ di profitti. Alla fine, fu Apple ad acquisire NeXT per sfruttare le basi del suo sistema operativo che furono poi il cardine software dei successivi Mac.
Pixar
Secondo gli autori, fu proprio alla Pixar che Steve Jobs imparò ad avere un approccio più morbido nel suo ruolo di manager. Come NeXT, anche la Pixar stava attraversando un periodo di cambiamento per risollevare le sorti dell’azienda. Il punto di svolta fu il cortometraggio Luxo Jr., che ebbe un successo globale e che ispirò i film d’animazione successivi realizzati da Pixar.
Il ritorno in Apple
Quando tornò in Apple, Steve Jobs fece di tutto per limitare il numero di prodotti e concentrarsi solo su computer desktop e portatili, divisi tra consumer e business. Venne così ridotto l’organico dell’azienda, e diversi dipendenti furono licenziati. Jobs iniziò anche a cambiare filosofia in Apple, insegnando ai dirigenti un approccio più duro e concorrenziale. Tutti dovevano trarre il massimo dagli altri, creando un clima combattivo che fece le fortune dell’azienda. Grazie a queste mosse, in pochi anni venne creato un team davvero fantastico.
Sappiamo anche che inizialmente Steve Jobs voleva allontanare Jony Ive, ma poi cambiò idea e decise di promuoverlo a responsabile capo designer di Apple. La prima grande opera di Jony Ive fu l’iMac.
Malgrado questi cambiamenti, Apple non riuscì a crescere almeno fino al 2000. Poi le cose cambiarono, e Apple divenne una società che Bill gates definì un “hub digitale”. Il resto è storia.
In ogni caso, prima di ritornare in Apple, Jobs ci pensò molto. Stava quasi per rifiutare, entusiasta del suo ruolo in Pixar…
La personalità di Jobs
Jobs faceva suo il concetto buddista che “ogni cosa, e ogni individuo, si trova in un incessante processo di evoluzione – un divenire – piuttosto che in una situazione di staticità“.
Anche se spesso era testardo e supponente, molte volte Jobs si adattava, seguiva il suo istinto, imparava, sperimentava nuove dimensioni. Era in un costante esercizio del “divenire” e dell’evolversi. Spesso Jobs è stato frainteso, non solo perché decise di tagliare quasi ogni contatto con la stampa, ma anche perché non seppe gestire bene la sua immagine pubblica. Agli occhi di tutti sembrava un giovane impertinente e non in grado di essere il capo di un’azienda come Apple.
In realtà, Jobs maturò molto negli anni di allontanamento da Apple, soprattutto quando decise di lavorare anche per la Pixar. Lì imparò ad essere paziente ed educato (o, quanto meno, imparò a fingerlo di esserlo…). Anche la famiglia, dopo la nascita dei figli avuti con la moglie Lauren, contribuì molto a farlo “crescere”.
Dagli anni 2000 in poi, Jobs fece pochissimi errori e guidò sapientemente la sua azienda.
Da giovane, invece, Jobs sbagliò molto, non solo sul lavoro. Fallì clamorosamente la gestione di un servizio benefico durante i primi anni in Apple, tanto da essere allontanato dalla sala durante la presentazione; spesso si comportava da vero e proprio bullo anche con i dipendenti, e diverse volte chiamava amici e colleghi nel cuore della notte solo per fare qualche ramanzina o avviare veri e propri scontri verbali. Questo, prima di essere allontanato da Apple. Al suo ritorno, divenne sempre più paziente e meno impulsivo, tanto che i dibattiti e i litigi con i colleghi non erano casuali, ma servivano solo a migliorare qualche prodotto.
La vita privata
Nel libro di Schlender e Tetzeli non mancano alcuni aneddoti privati, compresi quelli relativi alla nascita dei figli Lisa e Reed, e al matrimonio con Laurene Powell. Ad esempio, Jobs non fu presente quando nacque la sua prima figlia, Lisa. Il parto ebbe luogo presso il frutteto di mele che Jobs tanto amava. In seguito, il co-fondatore di Apple ha ammesso di essersi pentito: avrebbe voluto essere presente alla nascita della sua prima figlia.
Il senso di famiglia si è però evoluto solo dopo il matrimonio con Laurene, quando si impose di essere presente sempre a cena, anche se poi dopo mangiato continuava a lavorare a computer per tutta la notte.
La casa di Jobs era molto “casual”, senza alcun sistema di sicurezza e senza un garage. La porta sul retro era sempre aperta e l’auto veniva parcheggiata nel viale di fronte.
In Apple, Jobs veniva considerato come una sorta di rock star dai suoi dipendenti, visto che tutti desideravano fare una passeggiata con lui. La sua grande voglia di raggiungere gli obiettivi, e gli incentivi finanziari gestiti in modo perfetto, attraevano sempre più persone a rimanere per lungo tempo in Apple.
Jobs era un po’ antipatico a Bill Gates, tanto che il CEO di Microsoft amava farlo aspettare diversi minuti prima degli appuntamenti.
Tra le persone che Jobs ha “odiato” maggiorante, ovviamente a livello lavorativo, troviamo Jean-Louis Gassèe, che ebbe un ruolo chiave nel far allontanare Jobs da Apple, e Michael Eisner, allora CEO di Disney.
Con la stampa, Jobs ha sempre avuto un comportamento particolare. In pratica, durante le interviste sembrava che fosse lui a gestire il gioco e ad intervistare i vari giornalisti. Qualsiasi cosa diceva o faceva era finalizzata al raggiungimento di uno scopo. Anche le interviste erano solo business per lui.
Piccola curiosità: Tim Cook non ha cancellato il numero di Jobs dalla rubrica. Un modo per sentirlo più vicino.
Il resto lo scopriremo leggendo il libro…