Spotify è ormai un sinonimo di “musica streaming“. Un po’ come la Coca Cola per le bevande o l’iPod per i lettori Mp3, questo servizio viene ormai legato al termine più generico che rappresenta, e molti usano la parola “spotify” di default quando parlano di musica streaming. Spotify ha 75 milioni di utenti, di cui 20 milioni abbonati al servizio a pagamento, la metà dei quali ottenuti negli ultimi 12 mesi al ritmo di uno ogni 3 secondi. Sembra quindi difficile immaginare che possa esserci un nuovo concorrente in questo mercato, ma quando si tratta di un colosso come Apple anche i giganti devono tremare.
Spotify ha un paio di vantaggi rispetto ad aziende come Nokia e BlackBerry, praticamente sconfitte perchè incapaci di proporre smartphone che potessero concorrere con l’iPhone. In primo luogo, almeno per quanto riguarda le funzioni principali, Apple Music non offre nulla di così diverso da Spotify.
Spotify offre 30 milioni di brani, più o meno gli stessi di Apple. A parte qualche eccezione come Taylor Swift o gli AC/DC, in generale i due servizi si equivalgono. Spotify supporta sia desktop che mobile, così come fa Apple Music. Spotify supporta il download dei brani, così come fa Apple Music. Entrambi i servizi costano 9,99$ al mese.
In secondo luogo, Spotify sembra essere ben consapevole della minaccia rappresentata dall’entrata di Apple nel mercato. Questo mese, l’azienda ha raccolto più di mezzo miliardo di finanziamenti, da spendere per ampliare sia la propria offerta, sia il proprio marketing.
Quindi, Apple in questo caso non sta “facendo un iPhone“, non sta lanciando qualcosa significativamente superiore rispetto ai servizi esistenti. Inoltre, Spotify non sta facendo l’errore di rimanere seduta a guardare cosa fa Apple. Ma ci sono alcune considerazioni che fanno pensare al fatto che Apple potrebbe avere un impatto drammatico sul futuro di Spotify.
La più ovvia è la grandezza di Apple. L’azienda di Cupertino ha venduto più di un miliardo di dispositivi iOS, creando un enorme base di clienti che avrà fin, da subito, l’applicazione Apple Music installata di default. Inoltre, quando il servizio sarà disponibile dal 30 giugno, tutti gli utenti che aggiorneranno iOS si troveranno un bel messaggio che li invita a provare Apple Music gratuitamente per tre mesi. E non c’è alcun motivo per non accettare questa prova gratuita.
C’è poi l’ecosistema Apple. Apple Music è strettamente legato alla musica scaricata su iTunes, con possibilità per l’utente di gestire i due canali (musica streaming e musica digitale) in maniera automatica, quasi invisibile. Il tutto, poi, avviene all’interno del sistema operativo, senza dover usare app terze. A beneficiarne è l’esperienza utente. Inoltre, chi ha più dispositivi Apple potrà gestire Apple Music in modo automatico tra i vari device. Anche se Spotify ha una funzione simile, l’integrazione di Apple Music su iOS e OS X (e presto su Android e PC Windows) è sicuramente migliore.
Parliamo ora delle funzioni vere e proprie. E’ vero che apparentemente i due servizi sono identici, ma non mancano le differenze. Prendiamo le playlist consigliate. Spotify offre questa funzione, ma chi ha provato le playlist consigliate in Beats Music (le stesse che saranno sfruttate in Apple Music) sa che non c’è paragone. Apple è riuscita a coinvolgere le migliori personalità dell’industria musicale per garantire playlist curata da persone in carne ed ossa, e non da algoritmi. Anche i brani consigliati in base ai nostri ascolti vengono gestiti in maniera nettamente migliore, come dimostrato proprio da Beats Music.
Non dimentichiamoci poi dell’integrazione con Siri e di Beats 1, l’emittente radio che trasmetterà 24 ore su 24 con DJ e artisti tra i migliori in circolazione. Le personalità con competente musicali che lavorano e/o collaborano per Apple Music potrebbero fare la differenza.
Tutto questo è sufficiente per “uccidere” Spotify? Difficile dare una risposta ora, soprattutto perchè sono curioso di capire l’impatto che Apple Music avrà su Android a partire da fine anno. In ogni caso, il mercato è ampio e probabilmente ci sarà spazio per due, massimo tre concorrenti di alto livello. Alla fine, anche nel mondo smartphone, dove l’iPhone sembrava irraggiungibile tra il 2007 e il 2009, è cambiato grazie all’ottima concorrenza di Google e degli smartphone Android.
Non c’è dubbio, però, che Apple come sempre ha fatto le cose in grande ed è capace di offrire un servizio di altissimo livello, migliore di Spotify sotto diversi punti di vista.
Spotify non scomparirà, almeno non nel breve termine. Se saprà muoversi bene ed offrire nuovi servizi, ci sarà spazio per tutti. Perchè altrimenti ci sarebbe un vero e proprio monopolio come già avvenuto con iTunes, e questo non sempre è un bene per noi utenti. Anzi.