Stando a quanto riportato da Nikkei, rivista finanziaria giapponese, Konami – la casa sviluppatrice di Metal Gear, Silent Hill e Pro Evolution Soccer – sta cercando di spostare tutta la propria attività, combattendo la tradizione, verso un altro modo di realizzare i videogiochi, modificando completamente la propria filosofia. Dopo aver lanciato nel 2010 Dragon Collection, divenuto un successo in pochissimo tempo, Konami si è resa conto di poter sviluppare titoli a basso costo e con alto profitto, così da spostare completamente il proprio focus sulla realizzazione di social game a scopo lucrativo piuttosto che titoli tradizionali per hardcore gamers.
Non è assolutamente una sorpresa il fatto che Konami, in un Paese come il Giappone, abbia preso questa strada: d’altronde il Sol Levante ha scoperto da poco l’incredibilità popolarità che può avere un titolo mobile e Nikkei ha voluto sottolineare proprio che questo cambiamento era abbastanza fisiologico (oltre a sottolineare che per Metal Gear Solid V, in uscita il primo settembre prossimo, l’azienda giapponese ha speso più di 10 miliardi di yen, 80 milioni di dollari). Nikkei ha anche voluto sottolineare alcuni dei punti focali della trasformazione di Konami, ponendo l’accento sul fatto che l’azienda nipponica sta avvicinandosi sempre più a un regime totalitarista pur di ottenere i profitti ricercati: Kojima Production, per esempio, lo studio dietro lo sviluppo di Metal Gear Solid V e dell’intera saga, ora è semplicemente nota come Number 8 Production Department, con i computer dell’ufficio che non sono connessi a internet e possono mandare soltanto messaggi internamente; l’allontanamento durante la pausa pranzo è monitorato con delle tessere a tempo, chi si intrattiene troppo tempo fuori dall’azienda viene richiamato pubblicamente; sono state installate delle videocamere nei corridoi non per la sicurezza, ma per monitorare i movimenti dei dipendenti di Konami. Infine tutti i game developer che non sono ritenuti utili vengono riassegnati ad altre attività, come fare la guardia, fare le pulizie, e così via.
Non si fa riferimento soltanto a membri dello staff alle prime armi, per quest’ultimo aspetto, ma anche di producer: era il 2013 quando Asahi News, uno dei più importanti quotidiani giapponesi, pubblico un’intervista con un ex dipendente Konami che dal game development andò a lavorare in uno stabilimento di slot machine, causandogli non poca depressione. Sempre lo stesso ex dipendente ha dichiarato di aver lasciato l’azienda e dopo di aver trovato un nuovo lavoro, scrivendolo su Facebook, Konami quindi ha monitorato il post e ricollocato, all’interno dell’azienda, tutte le persone che avevano mostrato apprezzamento con un “mi piace” alla notizia.