Eh, ma se c’era Steve Jobs… Dai, diciamoci la verità, Apple è morta. Il pennino??? Ma sono impazziti? L’iPad grande senza USB e Micro Sd, pazzi!!! Dopo un keynote se ne leggono sempre tante, sui blog si impenna il tasso di provetti ingegneri, esperti di mercato, esperti del “Jobs pensiero”, haters, fanboy che sono affranti dal non poter competere con gli 8 core del compagno di banco. Siti internet diffondono sfottò (viva Dio, fossero solo quelli), analisi, pseudo analisi, sfruttando l’immenso hype generato dal lancio di un nuovo iPhone. In poche righe vi racconto perché, in mio modesto parere, molte di esse sono delle semplici, totali ed imbarazzanti fesserie e perché Apple è sempre Apple e lo ha stra-dimostrato di nuovo in questo keynote.
Premessa
Tutto ciò che leggerete a favore o contro Apple non costituisce un tentativo di giustificare alcunché quanto, piuttosto, il mio, ultimo, vano e per certi versi ormai sconsolato tentativo di intavolare una discussione nel merito delle singole faccende che tratteremo e per stabilire un semplice concetto base: se c’è una scelta, in ingegneria così come nella vita, ci sono necessariamente dei compromessi. Dietro ad ogni scelta ci sono dei perché e, spesso e volentieri, in tecnologia dietro i perché dei vincoli tecnologici. Possiamo criticare le scelte, ma i vincoli a cui Apple, come qualunque produttore, deve sottostare no. Sarebbe ridicolo.
Fatta la premessa spazzo il campo da interpretazioni. Per me quello di ieri è stato uno dei keynote migliori degli ultimi tempi ma la mia opinione vale zero per cui non mi dilungo oltre (semmai vi interessasse vi rimando al nostro PodCast in cui io ed il buon Claudio snoccioliamo alcune questioni). Il disappunto, unico, semplice e solo è uno: i prezzi.
Già il listino Apple è sempre stato equivalente ad una nuotata nel Rio delle Amazzoni, ovvero uno slalom senza fine tra sanguisughe e piranha famelici cercando di barcamenarsi senza tornare a riva senza qualche rene o qualche arto. Poi ci si è messo il cambio Euro/Dollaro (da 1.30 siamo passati ad 1.10) e, avrete notato, tutto il listino Apple (ma spesso anche di altri prodotti americani) ne ha risentito. Dulcis in fundo tasse italiane, equo compenso, iva altissima. Grazie Apple e grazie Italia. I prezzi sono molto alti, non intendo giudicarli perché variano soggettivamente in base alla propensione all’acquisto, alla capacità economica di ognuno ecc, ecc… Però… va bene tutto ma 90 dollari per una stylus restano veramente tanti e anche il nuovo iPhone 6s in Italia ha raggiunto picchi assurdi. Ma questo è e nessun dottore ne ordina l’acquisto.
Stylus, anzi, Apple Pencil. Il primo oggetto del contendere
Entriamo nel vivo. La Penna, la maledettissima penna della discordia. E’ vero, Steve Jobs già nel 2007 ironizzò sulle interfacce touch screen che prevedessero una stylus come meccanismo di input. Lui disse: perché una penna, quando abbiamo il dito? E presentò quella meravigliosa prima interfaccia grafica di iPhone che permetteva di essere utilizzata semplicemente con un dito. Molti blog, esperti (esperti?) hanno rilanciato questa frase attribuendo ad Apple un ormai cambiamento totale di rotta rispetto ai dettami del guru Steve.
Apple si è rimangiata tutto ciò? Apple ha rinnegato il suo guru, il suo fondatore, l’artefice di tutto? Se la nostra capacità di raziocinio non è stata obnubilata da sostanze psicotrope la risposta è banale e semplice: NO.
If you see a plastic stick used to actuate 8x8px buttons on a keyboard under a resistive touchscreen, they blew it.
Questa la frase ed il concetto espresso da Steve Jobs, anni or sono, tutt’ora attuale. Torniamo indietro di 8 anni e ricordiamoci dei tanti “palmari” Windows con schermetto resistivo, stylus, interfaccia antidiluviana e che avevano la classica “x rossa” in alto a destra microscopica da premere per chiudere una finestra. Una roba, l’avrebbe definita lo stesso Antonio Conte molti anni più tardi… AGGHIACCIANDE!
Su iPad Pro, invece, la Apple Pencil non è un dispositivo necessario per comandare l’interfaccia (non a caso viene venduta separatamente) che, essendo basata totalmente su iOS, è totalmente gestibile con dito e gesture multitouch tipiche dello stile Apple. Su iPad Pro la matita è un accessorio da disegno, utile per prendere appunti, ma che di fatto prefigura un utilizzo di iPad Pro più come una tavoletta grafica che come un tablet computer. E, non a caso, il primo software mostrato sul palco del keynote è stato proprio Autocad 360.
iPad Pro si posiziona allo stesso pricing delle più famose tavolette grafiche risultando potenzialmente uno strumento molto migliore e molto più versatile delle stesse. Per un architetto o un grafico, infatti, iPad Pro può già essere considerata una alternativa molto interessante (e molto dipenderà dalle app che gli sviluppatori decideranno di realizzare, l’hardware è potentissimo, i giga di RAM sono 4, le potenzialità enormi).
Microsoft sul palco. Disfatta? No, vittoria
Qualcuno si è anche stupito della presenza di Microsoft sul palco, che presentava delle modifiche ad hoc per iPad Pro realizzate su Office. Steve Jobs non l’avrebbe mai fatto!!! Profanazione!!!
A parte che continuare ad ergersi a interpreti del pensiero di Steve ha abbastanza stufato anche perché, perdonatemi, ma per farsi interpreti di un pensiero di un visionario come Steve bisognerebbe essere anche abbastanza presuntuosi (ecco, l’ho detto!) non starò nemmeno a ricordare che Microsoft, così come Google (e Adobe), siano stati partner storici di Apple e già presenti sul palco di un keynote.
Mi preme sottolineare solo un dettaglio. Apple propone un iPad ai professionisti e oggi non si può ancora ignorare la predominanza in campo business e non, del pacchetto Office. E’ vero che Apple ha i propri applicativi (ormai free) ma offrire anche quei software è essenziale. Microsoft, dal canto suo, è sì presente su iOS e mette le mani su un “parco macchine” di rilievo ma d’altra parte Microsoft è anche quella che vende il Surface, uno dei rivali diretti di questo iPad Pro. E’ una situazione in cui vincono tutti e se c’è qualcuno che ci perde, beh di certo non è Apple, anzi. Microsoft non potendo rinunciare alla piattaforma Apple ne riconosce essa stessa l’ormai importanza vitale che Apple ha nel mondo mobile (e come fare altrimenti, del resto).
No SD, No USB, No MacOS X
Su Twitter ho letto utenti lamentarsi della mancanza di una USB o di un lettore SD. Ma, seriamente, dopo che Apple li ha rimossi addirittura dal nuovo MacBook raccontandoci come il mondo si stia evolvendo rapidamente verso il Cloud, potevamo veramente credere che rimettesse queste componenti su un tablet? Piuttosto, nell’aumento generalizzato dei prezzi, alleluia! iCloud Drive viene ulteriormente scontato e diventa persino più conveniente di Dropbox. Con 1€ al mese possiamo fare l’upgrade a 50Giga, non male.
Di vedere, invece, MacOS X su iPad Pro, come avevamo profetizzato da tempo sul blog, le possibilità erano ovviamente zero. Per chi ha compreso il modus operandi di Apple (spiegato in ogni keynote in cui si è parlato di Mac), infatti, la mela non crede (così come non credeva Steve) a soluzioni ibride, a computer che si comandano col touch o ad interfacce desktop su tablet (il flop di Windows 8 è stato evidente sin tal senso). Per questo iPad esce con iOS ed Apple punta tutto sul software professionale, in fondo è quello che conta. Autocad 360, Office e un pacchetto base di Adobe costituisce già un ottimo inizio per un dispositivo non ancora uscito.
iPhone 6s: Apple innova, la concorrenza insegue
Ultimo ma non ultimo in ordine di importanza: iPhone 6s. Detto sopra del prezzo (perché, va bene essere America-centrica, Apple, ma dire che i prezzi restano invariati e poi mandare la mazzata in Europa non è serio) il nuovo iPhone 6s quantomeno ha meritato il prezzo del biglietto del keynote.
Il chip A9 ha una CPU (che, mi sbilancio, -e il perché lo spiego nel PodCast- sarà probabilmente a 3 core) che, se veramente si confermerà essere il 70% più veloce del predecessore, renderà l’iPhone lo smartphone più prestante del mercato (il 70% in più sul punteggio di Geekbench scalzerebbe di netto gli ultimi Galaxy gli unici smartphone più potenti di iPhone 6)… vedremo. Essendo, di fatto, iPhone 6 ancora tra gli smartphone più prestanti della categoria, il 6s dovrebbe comunque raggiungere prestazioni strabilianti.
La batteria, a causa dell’ingombro dell’Haptic Engine perde 100mah. Apple dichiara (e di solito è onesta e veritiera in questo) autonomia uguale al modello precedente e, considerando che l’A9 ha un migliore processo produttivo, così come il chip LTE, e che iOS 9 dovrebbe contribuire ad abbassare i consumi pare verosimile. Molti utenti si sono lamentati senza considerare che su questo non è possibile fare miracoli. Si può fare più spesso? Sì (scelte, compromessi come dicevamo all’inizio) ma non si può andare contro la fisica o la tecnologia, al momento è questa la tecnologia migliore e, ricordiamoci sempre, oltre alla capacità Apple garantisce da sempre un ciclo utile delle batterie molto elevato. Valuteremo coi nostri test se Apple avrà fatto un buon lavoro sui consumi ma, almeno nelle premesse, dovrebbe essere così.
La camera posteriore passa a 12 megapixel e pare sia stata ulteriormente affinata (in ambito fotografico note riviste specializzate piazzavano iPhone 6 giusto sotto i Galaxy usciti dopo di esso, verosimile credere che anche iPhone 6s si posizionerà come minimo sul podio, vedremo). Di fatto considerando i 2 GigaByte di RAM DDR4, l’arcinota ottimizzazione hardware software, un Touch ID (il migliore della categoria ora ulteriormente, dicono, migliorato) rende l’iPhone 6s un bel pezzo di ingegneria. C’è chi parla, nella blogosfera, di hardware obsoleto ed è il caso che molli la fiaschetta del vino il prima possibile.
Il 3D Touch display, ultima chicca di casa Apple, conferma la voglia e la spinta innovatrice di Apple. Non è già stato visto, non è il Force Touch e, puerile considerarlo al pari di ciò mostrato da Huawei. La tecnologia non è arrivare prima e mettere una bandierina, la tecnologia come la intendeva Steve Jobs è realizzare il miglior prodotto possibile, usare degli strumenti per raggiungere uno scopo e rendere ciò il più immediato e semplice possibile.
Con questa tecnologia Apple migliora ciò che avevamo visto già sui MacBook e su Apple Watch, porta il sensing del dispositivo a due livelli di pressione e rende il tutto armonico col resto del sistema che fornisce un feedback tattile tramite l’Haptic Engine (lo avevamo già detto prima delle vacanze sempre nel PodCast che ci sarebbe stato un grosso Haptic Engine, analizzando la scocca) differente in base alle nostre azioni e con l’interfaccia che è la vera novità che spariglia, una volta ancora, le carte. Infatti grazie al 3D Touch possiamo realizzare delle scorciatoie, premendo sulle app in homescreen accedere immediatamente a funzioni specifiche delle stesse, attivare il multitasking ma, soprattutto, la vera novità che va a migliorare la user experience, è ciò che Apple ha chiamato Peek and Pop.
Siete su Instagram, volete sfogliare le foto di un utente. Normalmente dovremmo fare un tap sulla prima, frecciata dietro, seconda, frecciata dietro, terza e così via… Col 3D touch basterà una piccola pressione su una foto, il cosiddetto Peek per aprire la foto in anteprima, se molliamo il dito torniamo indietro, possiamo ripetere questa operazione varie volte. Pensate di sfogliare 10 foto, solo 10. 20 tap contro 10 “peek“. Stesso dicasi per una mail o altro, e questo è solo un esempio. Dal “peek” possiamo poi effettuare delle operazioni rapide (cancellare o segnare da leggere una mail, per esempio) oppure effettuare un Pop, ovvero premere più forte ed aprire effettivamente quella foto o allegato per modificarla o interagire con essa qualora volessimo farlo. Giudicare senza provare non è possibile (in positivo o in negativo) ma una cosa è certa, se funzionerà come pare funzioni (i primi hands on della stampa sono tutti positivi) sarà un nuovo game changer del settore.
Gli altri inseguiranno, continuando a proporre ottimi dispositivi, ottime alternative a prezzi migliori. Ma ad alzare l’asticella nel settore mobile dal 2007 è ancora, sempre, Apple. Buona tecnologia a tutti.