Michael Fassbender racconta come si è “vestito” da Steve Jobs

Manca poco più di un mese al lancio italiano del film Steve Jobs, e l’attore protagonista Michael Fassbender  si è raccontato per il pubblico italiano.

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Il film uscirà nelle nostre sale il 21 gennaio.

Cosa ha pensato del copione quando l’ha letto la prima volta?

Sono state 197 pagine di dialoghi che scorrevano velocemente. La scrittura di Aaron ha un certo ritmo, per questo ho trascorso molte ore da solo a lavorare sul copione. Per fortuna, Danny ha avuto la lungimiranza di programmare un periodo di prove tra la ripresa di un atto e l’atto successivo, cosa rarissima. Anzi, che non succede mai. Io gli sarò eternamente grato, perché non sarei mai stato in grado di girare a questo passo senza quelle prove.

Pochi possono contestare i risultati di Jobs, molti invece ci tengono a notare che non tutti i suoi metodi erano popolari, soprattutto le sue tattiche più machiavelliane. Lei che ne pensa?

Anch’io penso che ci fosse un lato machiavelliano in Steve Jobs. C’erano delle parti della sua personalità che erano crudeli? Forse. E’ necessario rimproverare le persone in quel modo? Forse no… ma talvolta la personalità e i risultati che si raggiungono sono interconnessi. Talvolta le persone hanno bisogno di provocazioni e manipolazioni. E da attore, io so bene che talvolta i registi usano questa tattica. Quando si lavora tanto, la soglia della nostra pazienza si abbassa molto, e qui abbiamo un uomo che lavora molte, moltissime ore, senza sosta. Credo che prima del lancio del Macintosh abbiano lavorato 20 ore al giorno per tre, quattro settimane di seguito. In ogni campo, se stai fermo troppo a lungo, la competizione ti supera e ti fa fuori. Steve Jobs era molto cosciente della necessità di muoversi costantemente, di andare avanti. Quanti giorni di vacanza dal lavoro si è preso quest’uomo in 40 anni? Scommetto pochissimi. Se hai un’idea che stai cercando di realizzare, e trascorri circa 40 anni cavalcandola, non è un’impresa da poco. C’era qualcosa in Steve Jobs che lo rendeva capace di cavalcare quest’idea incessantemente per decenni. Lungo la strada, talvolta, delle persone venivano calpestate.

Uno dei membri del team originale di progettisti del Mac ha detto che Jobs operava all’interno di un “campo di distorsione della realtà”, e questo voleva dire che se lui diceva per un po’ di volte che il cielo era verde, tutti intorno a lui cominciavano a credere che fosse vero. Ora, questa è la ragione per cui Jobs è stato capace di volere che la sua idea dei personal computer e di come dovremmo relazionarci a loro esistesse. Sarebbe stato capace di realizzare quello che ha realizzato senza quella forza di volontà? Non lo so. Ma le due cose sembrano interconnesse – era un essere umano molto complesso.

 Che cosa ha portato il regista di suo al copione di Sorkin?

Danny è positivo e incoraggiante ed è pieno di energia. Penso che inietti le stesse qualità nel suo cinema. L’energia che da’ alla macchina da presa è incredibilmente importante per un pezzo come questo, dove ci sono essenzialmente delle persone che parlano moltissimo per quasi due ore. Danny ha un background teatrale; è in teatro che ha cominciato veramente a farsi le ossa e conosce quel mondo. Sotto molti aspetti questa sceneggiatura è molto teatrale. Per gran parte del tempo, sembra che i personaggi entrino ed escano dalle quinte; si può facilmente immaginare come uno spettacolo teatrale.

Era noto a tutti all’interno della Apple che solo una persona poteva discutere con Jobs al suo livello e talvolta vincere – la responsabile marketing Joanna Hoffman. Che cosa ha dato Kate Winslet alla sua interpretazione del personaggio di Joanna?

Penso che Joanna avesse una grande influenza su Steve. Ci sono delle riprese di un ritiro della NeXT dopo che Jobs è stato cacciato dalla Apple, dove si vede che lei va diretta al dunque senza risparmiargli colpi. Joanna lo porta a comportarsi in maniera onesta, e io credo che Kate abbia davvero colto questo spirito nella sua interpretazione. Per il modo in cui è interpretata nel film, Joanna è l’unica persona capace di fargli fare un passo indietro.

Per noi questa è stata una bella dinamica su cui lavorare. Joanna gli tira fuori tutta la sua umanità, e io credo che ce ne avesse parecchia, solo che era nascosta. Per me, per la maggior parte del tempo Steve tiene la guardia alta e questo talvolta sconfina quasi in una forma di disturbo. Ha un blocco che rende quasi impossibile per lui essere vulnerabile o aperto emotivamente con le persone. Ho guardato molte sue interviste e ho notato che aveva questo tipo di scudo, di corazza, tutte le volte.

Il rapporto tra Steve Jobs e Steve Wozniak—interpretato da Seth Rogen—è trattato in maniera molto sfaccettata nel film.Come vede il loro rapporto? 

Credo che Steve sapesse di aver incontrato una persona veramente speciale in Steve Wozniak. Sapeva che per lui Woz sarebe stato il mezzo per entrare nel business. Penso che Steve Jobs fosse un bravo venditore, un bravo negoziatore e un grande osservatore del talento. Steve Wozniak era ovviamente quello che aveva il know-how in termini di comprensione dei computer e del loro modo di funzionare. Ma Steve Wozniak sapeva veramente vendere il prodotto e pubblicizzarlo nel mondo? Possedeva la visione d’insieme del vero futuro del personal computing? Non ne sono sicuro. Credo che fossero il classico duo, e credo che questa sia la ragione per cui hanno lavorato bene insieme. Uno era un genio nel progettare, se parliamo di costruire l’Apple II, ma aveva bisogno di un visionario come Steve per portarlo poi fin dove è arrivato. Per Jobs, era solo l’inizio: lui era in grado di vedere tutte le infinite possibilità e questo lo elettrizzava. Quando le persone uscivano da una conversazione con lui, sentivano di aver visto il futuro.

Penso che tutti i set dovrebbero avere una persona come Seth. E’ straordinario e molto professionale. E’ molto generoso, rilassato e tranquillo, ma è anche una delle persone più stacanoviste con le quali io abbia lavorato. E’ una persona incredibile e lavorare con lui è molto facile. Riesce a fare tutte le cose che fa e sembra che se la stia prendendo comoda, ma noi sappiamo che invece scrive, produce, dirige, recita, e con ottimi risultati. Da’ ai suoi personaggi umanità e genuinità. Per Wozniak, ha inserito nella sua interpretazione questi minuscoli manierismi e delle piccole mosse quasi impercettibili in maniera splendida – come il modo in cui tiene le mani – senza mai diventare goffo o maldestro. Mi è piaciuto moltissimo lavorare con lui. L’unica cosa difficile quando lavori con Seth è cercare di non ridere quando stai facendo delle scene insieme a lui

Quando Steve Jobs è morto, c’è stato un ampio sfogo di dolore su scala globale. Questo ha sorpreso alcune persone: sembrava più il dolore che ci si aspetta quando muore una rockstar o uno stimato leader mondiale. Che cosa di Jobs ha commosso così tanto la gente?

 

Era siuramente un visionario a vari livelli, non solo rispetto al personal computer. Steve ha immaginato i computer come oggetti facili da comprendere con i quali si poteva avere un rapporto personale – non quelle spaventose macchine orwelliane che stanno bene in un angolo. Oggi, ovunque si vada, le persone camminano per strada guardando i loro iPhone—registrano, fotografano, scrivono e ricevono messaggi, twittano. L’ iPhone, questo computer in miniatura, è quasi come una seconda mano – è difficile trovare un essere umano che non ne abbia uno. Io lo considero un Henry Ford moltiplicato per mille – quello che ha fatto ha cambiato il nostro modo di vivere la nostra vita. E’ molto semplice e, nello stesso tempo, di enorme portata.

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