Il caso San Bernardino sta facendo molto discutere, e non a caso continuano ad arrivare i commenti di personaggi noti legati sia al mondo della tecnologia che a quello politico. Gli ultimi in ordine di tempo sono quelli del co-fondatore di Apple Steve Wozniak e della candidata democratica alle presidenziali Hillary Clinton.
Intervistato dalla TBS, Wozniak si schiera a favore di Apple, non solo perchè si tratta di una lotta per i diritti umani di cui lui è un grande sostenitore, ma anche perchè “i governi non dovrebbero avere il potere di costringere i produttori a rendere meno sicuri i loro dispositivi, in un momento in cui la sicurezza privata è così importante”. Tra l’altro, Woz ritiene che sull’iPhone del terrorista non ci sia nulla di importante, visto che si trattava di un dispositivo aziendale controllato dalla Contea. Infine, anche Wozniak conferma che un software modificato da Apple potrebbe sempre finire nelle mani sbagliate, aprendo le porte ai criminali informatici che potrebbero accedere ai dati privati degli iPhone sparsi per il mondo.
A differenza di molti altri politici, Hillary Clinton si schiera a favore di Apple: “Bisogna trovare un modo per proteggere la riservatezza delle informazioni personali memorizzate sui dispositivi elettronici. Chiedere di limitare la crittografia dei dati può aprire le porte ad un sacco di criminali informatici. Ci sarà un modo per prevenire i crimini e il terrorismo senza mettere a repentaglio i dati di milioni di bravi cittadini. La soluzione non sarà facile e questa questione è molto importante, ma va valutata dal Congresso dopo un attento dibattito. Io non sono un’esperta e non so dirvi quale possa essere questa soluzione, ma di certo la vicenda non va trattata alla leggera”.
Ricordiamo che un tribunale della California ha chiesto ad Apple di sbloccare l’iPhone 5c di uno dei terroristi della strage di San Bernardino, ma l’azienda ha risposto che da iOS 8 in poi è impossibile effettuare questa operazione. Il governo e l’FBI hanno quindi chiesto di installare una backdoor su iOS, ma per Apple un’operazione di questo tipo consentirebbe a qualsiasi criminale informatico di accedere a questa “chiave universale” e di controllare i dati sensibili memorizzati su qualsiasi iPhone sparso per il mondo. Tra l’altro, Apple avrebbe potuto fornire il backup aggiornato di questo iPhone, se solo l’FBI non avesse chiesto al datore di lavoro dell’imputato di cambiare la password dell’ID Apple (l’iPhone 5c, infatti, era dell’azienda ed era stato fornito in uso al proprio dipendente).