Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha presentato la sua ultima risposta ufficiale nel caso San Bernardino, che vede il governo lottare con Apple per far sbloccare l’iPhone 5c appartenuto ad uno dei terroristi della strage.
Nella memoria ufficiale, il Dipartimento accusa Apple di aver deliberatamente aumentato la sicurezza dei propri dispositivi per fare in modo di non poter più soddisfare le richieste del governo. Nel documento si legge ancora una volta che la richiesta dell’FBI è “univoca e mirata” e che “non invade la privacy di nessuno”, malgrado Apple sostenga esattamente il contrario. Inoltre, il Dipartimento sostiene anche che Apple ha le capacità tecniche per rimuovere tutte le barriere tecnologiche che impediscono di accedere al dispositivo in questione:
Apple ha volutamente aumentato le barriere tecnologiche che oggi si frappongono tra un mandato legale e un iPhone contenente elementi di prova relativi alla strage terroristica in cui sono morti 14 americani. Solo Apple può rimuovere tali barriere e consentire all’FBI di accedere a quel telefono, e può farlo senza troppi sforzi.
La richiesta è limitata, perchè si applica solo a questo iPhone. Noi non vogliamo sapere come l’azienda trova una soluzione, non ci interessa. Apple è un’azienda che guadagna miliardi di dollari all’anno, e non sarebbe difficile per loro mettere 6 dei 100.000 dipendenti a lavoro su questo software per due settimane.
Su quest’ultima affermazione, Apple ha più volte ribadito che si tratta di una dichiarazione falsa, visto che creare una backdoor su un unico dispositivo non elimina il rischio che questa chiave, finita nelle mani sbagliate, possa essere utilizzata per accedere ai tanti di milioni di altri iPhone. Inoltre, lo stesso direttore dell’FBI ha ammesso che il caso San Bernardino potrebbe costituire un precedente per chiedere poi l’accesso ad almeno 14 altri iPhone invischiati in altrettante indagini federali sparse per il paese.
Apple ha anche accusato l’FBI di aver fatto cambiare la password dell’Apple ID memorizzato sull’iPhone 5c del terrorista, visto che questa operazione poteva essere effettuata dalla Contea dove l’uomo lavorava e dalla quale aveva avuto in comodato d’uso il dispositivo. Cambiando quella password, per Apple è stato impossibile effettuare l’unica operazione fattibile: accedere ai backup di iCloud, dove magari potevano esserci le informazioni richieste dall’FBI.
Su questo punto, risponde sempre il Dipartimento:
Le prove sull’account iCloud di Farook suggeriscono che l’uomo aveva già cambiato la sua password iCloud il 22 ottobre 2015, poco dopo l’ultimo backup disponibile, e che la funzione di backup automatico era stata disattivata. Non era quindi possibile forzare un backup su questo iPhone, quindi l’FBI ha chiesto di cambiare password proprio per cercare una soluzione. Noi abbiamo bisogno di sapere cosa si trova in questo iPhone e Apple è l’unica che può aiutarci.
Le accuse di Apple sono false e pericolose, inoltre l’azienda non sta rispettando le misure di sicurezza imposte dal paese e dal quarto emendamento. La retorica usata dai dirigenti Apple è un falso e lede i diritti delle istituzioni che più di tutte sono chiamate a salvaguardare la libertà, la sicurezza e i diritti dei nostri cittadini: tribunali, precedenti di lunga data, quarto emendamento e leggi venerabili, oltre che i rami del governo eletti democraticamente dai cittadini.
Bruce Sewell, uno dei legali di Apple, ha già commentato questo esposto, affermando che si tratta di
...un colpo basso, scritto con un tono di chi è disperato e non sa che argomenti portare in tribunale: la disperazione li ha portati a gettare il loro decoro al vento. Le accuse del Dipartimento sono molto gravi e ledono l’immagine di Apple. Per la prima volta leggiamo accuse sul fatto che Apple abbia deliberatamente apportato modifiche al proprio software per bloccare le richieste di accesso da parte degli inquirenti.
Questo è molto offensivo, non solo per la nostra azienda, ma per tutti coloro che leggono tali accuse. Si tratta di affermazioni prive di fondamento, portate avanti solo per diffamare Apple e non per affrontare le questioni di questo caso.
Immaginate che Apple chieda ad un tribunale di capire se ci si può fidare dell’FBI, visto che su ConspiracyTheory.com vengono riportate una serie di prove sul fatto che fu proprio l’ente governativo ad ordinare l’assassinio di Kennedy…
Aggiungiamo funzionalità di sicurezza per proteggere i nostri clienti da criminali informatici e hacker. L’FBI dovrebbe sostenerci in questa battaglia, perchè riusciamo a mantenere al sicuro i dati di tutti. Suggerire il contrario è avvilente e svilisce il dibattito che stiamo portando avanti, mascherando i problemi reali e seri. Posso solo concludere che il Dipartimento è cosi disperato da non sapere più cosa dire.
Apple continuerà a collaborare con la giustizia come ha sempre fatto.
In tutta questa vicenda, l’NSA, agenzia governativa che in passato ha “spiato” milioni di cittadini, non ha preso posizione e non ha offerto alcun tipo di aiuto all’FBI. Il motivo è semplice: non tutti i membri dell’NSA sono d’accordo con l’approccio portato avanti dall’FBI, e in tanti credono che Apple abbia ragione. Diminuire la sicurezza su un singolo iPhone (e rendere la cosa pubblica…) potrebbe portare altri governi stranieri a chiedere altrettanto, e questo sarebbe molto pericoloso. Inoltre, se la sicurezza non venisse più assicurata, l’immagine di Apple e di tante altre aziende americane perderebbe molto soprattutto all’estero. C’è anche chi dice che l’NSA non vuole entrare nella questione perchè ha già gli strumenti per poter superare la sicurezza di iOS, anche sui dispositivi più recenti. Questi strumenti sfrutterebbero un bug di iOS non ancora scoperto da Apple: onde evitare che l’azienda possa correre ai ripari, l’NSA preferisce tenersi questo strumento da poter sfruttare segretamente all’occorrenza.
Infine, l’esperto legale Christopher Soghoian ritiene che, come ultimo ed estremo tentativo, il governo potrebbe costringere Apple a fornire il codice sorgente di iOS e le relative firme, per permettere ai programmatori che lavorano per il governo di sbloccare l’iPhone incriminato. Sarebbe una decisione davvero drastica e molto pericolosa per Apple…
Nella giornata di ieri, il procuratore generale Loretta Lynch ha parlato del caso Apple e ha ribadito che nessuno sta chiedendo all’azienda di creare una backdoor su iOS: “Tutto quello che stiamo chiedendo è disabilitare la funzione che limita i dati dell’iPhone dopo l’immissione di 10 codici errati”.