Scontro Apple-FBI, tutto iniziò con iOS 8!

Bloomberg ha pubblicato ulteriori dettagli sulla battaglia in corso tra Apple ed Fbi sul caso San Bernardino, con elementi che spiegano come in passato l’azienda di Cupertino ha lavorato in privato con le agenzia governative in alcuni casi.

SAN FRANCISCO, CA - JUNE 02: Apple CEO Tim Cook walks off stage after speaking during the Apple Worldwide Developers Conference at the Moscone West center on June 2, 2014 in San Francisco, California. Tim Cook kicked off the annual WWDC which is typically a showcase for upcoming updates to Apple hardware and software. The conference runs through June 6. (Photo by Justin Sullivan/Getty Images)

Il problema della crittografia è emerso in modo eclatante con il lancio di iOS 8, visto che questa versione del sistema operativo modificava il modo in cui venivano cifrati i dati, rendendo praticamente impossibile per le agenzie esterne e per Apple stessa ottenere l’accesso al dispositivo protetto da codice.

Apple diede all’FBI una copia in anteprima di iOS 8, per consentire loro di studiare il sistema operativo e capire come era cambiata la gestione della cifratura. L’agenzia capì subito che Apple aveva chiuso un importante punto di accesso utilizzato per anni dagli agenti per raccogliere informazioni sugli indagati. In tanti all’FBI rimasero sbalorditi dalla scoperta: improvvisamente, foto, messaggi di testo, note e tantissimi altri dati memorizzati sugli iPhone erano diventati off-limits.

Da quel momento, l’FBI ha iniziato una battaglia dietro le quinte contro Apple, che ha avuto il suo culmine con le accuse pubbliche dopo l’attacco terroristico di San Bernardino.

In passato, Apple e la Casa Bianca hanno goduto di buoni rapporti nella gestione della cifratura mobile, lavorando insieme anche per convincere la Cina a non obbligare i produttori di telefoni cellulari a fornire una chiave per decifrare tutti i dati di un dispositivo in caso di indagini. La stessa amministrazione Obama non ha mai accettato una proposta dell’FBI che avrebbe reso più semplice accedere ai dati memorizzati su smartphone, soprattutto dopo il caso NSA-Snowden del 2013. Inoltre, in tutti questi anni Apple ha sempre aiutato l’FBI nelle indagini, offrendo tutti i dati in possesso e l’accesso ai backup iCloud degli indagati. Esiste anche un team di ingegneri Apple che lavora a contatto con gli inquirenti, per fornire tutta l’assistenza tecnica necessaria durante le indagini (e lo stesso è avvenuto nel caso San Bernardino).

Ora c’è grande attesa per la giornata di domani, con la prima udienza pubblica che vedrà contrapporsi Apple ed FBI.

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