La sicurezza Apple ai tempi dell’FBI

Con l’FBI che ha trovato un metodo per estrarre i dati dall’iPhone 5c del terrorista di San Bernardino, Apple deve rattoppare un buco di sicurezza di cui non sa nulla. Il compito è reso ancora più difficile dal fatto che recentemente l’azienda ha riorganizzato tutti i suoi team che si occupano di sicurezza.

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Il New York Times riporta che tutti i team responsabili della sicurezza in Apple hanno avuto una transizione a partire dalla fine dello scorso anno. Ad esempio, diversi manager che si occupavano di queste tematiche hanno cambiato posizione pochi mesi fa.

Prima di questi cambiamenti, Apple aveva due squadre che si occupavano della sicurezza dei vari sistemi operativi, e un team che era responsabile della sicurezza generale dei prodotti. Quest’ultimo team era poi diviso in gruppi più piccoli responsabili per la crittografia, l’anonimato e la privacy. C’era poi una squadra denominata RedTeam che si occupava specificamente delle minacce scoperte internamente o grazie a fonti esterne.

Nell’ultimo periodo del 2015, Apple ha modificato la gestione di tutti questi team. La squadra responsabile della privacy personale è ora guidata da un nuovo responsabile, mentre il RedTeam fa ora parte di un nuovo nucleo operativo. Queste transizioni sono arrivate in un momento molto delicato, visto che ora Apple deve lavorare per scoprire la falla che ha consentito all’FBI (grazie all’aiuto di un partner terzo) di accedere ai dati di un iPhone bloccato da password.

Apple non può infatti costringere l’FBI a rivelare la falla utilizzata per questa operazione, visto che potrebbe essere utilizzata anche per altri casi in tutti gli Stati Uniti. Ed è difficile, se non impossibile, che l’FBI sveli autonomamente questa falla…

L’unica speranza è un caso di droga nel quale l’FBI ha fatto una richiesta simile ad Apple. La causa di New York è momentaneamente sospesa, ma se gli inquirenti decideranno di utilizzare lo stesso metodo di sblocco, allora le strade potrebbero essere due: se il metodo funzionerà anche nel caso di New York (non sappiamo quale sia l’iPhone “incriminato), allora non cambierà nulla; se, però, il metodo dovesse fallire, Apple sarebbe libera di chiedere le prove in tribunale sul perchè il metodo usato nel caso San Bernardino non è stato utilizzato anche in questo secondo procedimento. E questo significherebbe svelare il metodo che ha consentito di sbloccare l’iPhone 5c del terrorista…

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