Apple non riesce ad acquisire grandi aziende per il suo comportamento arrogante. Questa è la conclusione tratta da Bloomberg in un interessante report sulla vicenda delle piccole e grandi acquisizioni portate a termine da Apple negli ultimi anni.
Fatta eccezione per Beats, acquisita nel 2014 per 3 miliardi di dollari, Apple non ha completato altre grandi acquisizioni societarie negli ultimi anni. Secondo Bloomberg, il motivo è da ritrovare nel comportamento arrogante da “prendere o lasciare” portato avanti da Apple nelle trattative con le varie aziende: se questa strategia può funzionare con piccole e medie società, difficilmente porterà a risultati positivi con le grandi aziende.
Da questo report scopriamo che molte delle acquisizioni di Apple vengono gestite da ingegneri che si incontrano abitualmente con il “guru” M&A di Apple Adrian Perica, per discutere insieme di nuove tecnologie e di aziende che potrebbero aiutare Apple ad avanzare nella roadmap dei vari prodotti offerti agli utenti.
Grazie a questa strategia, non è certo un problema identificare i potenziali target di acquisizione, ma il comportamento “aziendale” di Apple è e rimane quello che “si può fare tutto da soli” e che “le imprese dovrebbero essere lusingate di essere acquisite da Apple“. Questo atteggiamento che Bloomberg definisce “arrogante” ha frenato non poche acquisizioni, anche perchè Apple difficilmente negozia con le aziende che vuole acquisire: “o così o niente“. Per Apple, la sola idea di poter contribuire a migliorare l’iPhone, l’iPad o qualsiasi altro suo prodotto, dovrebbe servire ad allettare qualsiasi azienda.
Un esempio lampante è quello dell’auto elettrica: Apple ha provato a progettarne una senza acquisire aziende specializzate nel settore, ma alla fine ha miseramente fallito, tanto che il progetto è stato accantonato e trasformato nell’idea di realizzare una piattaforma per la guida automatica.
Nel report si parla anche di un’altra acquisizione fallita, quella di Dropbox. Alla guida di Apple c’era ancora Steve Jobs, che definì Dropbox una “caratteristica” e “non un prodotto”, e per questo fece un’offerta relativamente bassa. Quando il CEO Drew Houston disse di no, Jobs gli disse che avrebbe dovuto riconsiderare l’offerta, perchè altrimenti Apple avrebbe lanciato sul mercato un servizio rivale. La storia è andata diversamente, e oggi il seppur migliorato iCloud non è riuscito certo a soppiantare Dropbox.
Insomma, mentre da una parte il fascino di lavorare per Apple a volte funziona con le piccole e medie aziende, difficilmente questo aspetto – da solo e senza un’offerta economica adeguata – riesce a convincere grandi società. Per gli analisti, Apple dovrebbe avere un atteggiamento più aperto, perchè altrimenti rischia di rimanere indietro rispetto alla concorrenza.