Dopo la condanna della Commissione Europea per la struttura fiscale organizzata da Apple con il governo irlandese, secondo la BBC ora l’azienda ha spostato gran parte delle proprie partecipazioni off-shore nella piccola isola di Jersey, un territorio autonomo collegato alla corona britannica. L’azienda ha commentato la notizia con una lunga dichiarazione.
Questa notizia è emersa dai Paradise Papers, una serie di documenti provenienti dall società specializzata in diritto fiscale offshore Appleby. Da questi documenti emerge che le due filiali irlandesi di Apple sono state gestiti proprio dalla Appleby a Jersey dal 2015 agli inizi del 2016. Dopo quella data, Apple avrebbe scelto proprio l’Isola di Jersey per spostare i suoi capitali in un nuovo paradiso fiscale.
Apple fa sapere che non è stato fatto nulla di illegale e che la decisione è stata presa per motivi strategici: “Le modifiche apportate al nostro sistema non hanno ridotto i pagamenti fiscali che effettuiamo in tutto il mondo e nei singoli paesi. In Apple seguiamo le leggi, e se il sistema cambia lo rispetteremo. Sosteniamo fermamente gli sforzi della comunità globale verso una completa riforma fiscale internazionale e un sistema molto più semplice”.
Apple ha deciso di spostare i capitali dall’Irlanda all’Isola di Jersey dopo che i funzionari europei hanno condannato l’azienda per gli accordi con il governo irlandese, finalizzati a pagare tasse molto basse in cambio di investimenti nel paese.
Il sistema “Double Irish” rientra comunque nella legalità e consente alle multinazionali di imbottigliare le entrate in una filiale irlandese, che a sua volta invia tale denaro ad un’altra filiale irlandese che ha sede in un paradiso fiscale. Questa pratica permette ad Apple, e a tante altre multinazionali, di risparmiare miliardi di dollari di tasse in tutto il mondo.
Proprio per questo comportamento, però, Apple è stata condannata dalla Commissione Europea. Sul sistema fiscale adottato dall’azienda, Apple ha quindi deciso di fare chiarezza con un nuovo comunicato stampa:
Il dibattito sulle tasse che deve pagare Apple non è su quanto dobbiamo, a su dove dobbiamo pagarle. Siamo il più grande contribuente del mondo e abbiamo pagato più di 35 miliardi di dollari di imposte negli ultimi tre anni, oltre a miliardi di dollari sulle proprietà, imposte sul debito imposte sul reddito e IVA. Crediamo che ogni azienda abbia la responsabilità di pagare le tasse dovute e siamo orgogliosi di contribuire economicamente nei paesi e nelle comunità in cui operiamo.
Nell’attuale sistema fiscale internazionale, i profitti vengono tassati in base al luogo in cui viene creato il valore. Le tasse che Apple paga ai paesi di tutto il mondo si basano su questo principio. La grande maggioranza del valore dei nostri prodotti è indiscutibilmente creata negli Stati Uniti, dove creiamo i nostri progetti, sviluppiamo idee, lavoriamo nell’ingegneria ed effettuiamo tante altre operazioni. Per questo, gran parte delle nostre tasse sono dovute agli Stati Uniti.
Quando l’Irlanda cambiò le sue leggi fiscali nel 2015, abbiamo rispettato le nuove norme cambiando la residenza delle nostre controllate irlandesi, informando nello stesso tempo il governo del paese, la Commissione Europea e gli Stati Uniti. Le modifiche apportate non hanno ridotto i nostri pagamenti fiscali in nessuna nazione. Infatti, i nostri pagamenti verso l’Irlanda sono aumentati notevolmente e negli ultimi tre anni abbiamo pagato 1.5 miliardi di dollari di tasse, il 7% di tutte le imposte sul reddito delle società pagate in quel paese. Anche la nostre modifiche hanno garantito che il nostro obbligo fiscale verso gli Stati Uniti non si sia ridotto.
Capiamo che alcuni vorrebbero cambiare il sistema fiscale in modo che le tasse delle multinazionali siano divise in modo diverso nei vari paesi in cui operano, e sappiamo che le persone ragionevoli possono avere opinioni diverse su come questo sistema dovrebbe essere riformato in futuro. Apple segue le leggi e se il sistema cambia rispettiamo le nuove norme. Sosteniamo fermamente gli sforzi della comunità globale verso una completa riforma fiscale internazionale e un sistema molto più semplice