Dagli Stati Uniti arrivano nuove informazioni sull’indagine relativa alla strage avvenuta in Texas domenica scorsa, quando Patrick Kelley ha ucciso 26 persone sparando all’interno di una chiesa battista. E’ notizia di oggi che lo smartphone che l’FBI non riesce a sbloccare è un iPhone.
Reuters riposta che l’FBI ha commesso un errore cruciale nel tentativo di sbloccare l’iPhone utilizzato dall’attentatore responsabile della strage. In pratica, gli inquirenti non hanno chiesto aiuto ad Apple per sbloccare l’iPhone protetto con Touch ID e password, ma hanno aspettato 48 ore rendendo lo sblocco tramite impronte digitali praticamente inutile.
L’iPhone di Patrick Kelley è stato inviato ai laboratori dell’FBI a Quantico in Virginia, dopo che le autorità locali non erano riusciti a sbloccarlo. Come spiega Reuters, nelle prime 48 ore dall’accaduto Apple non ha ricevuto alcuna comunicazione dall’FBI, nemmeno per info generiche su come sbloccare l’iPhone. Passate le 48 ore, inoltre, il sistema del Touch ID si disattiva in automatico, rendendo obbligatorio inserire la password per sbloccare il dispositivo.
Se solo l’FBI avesse chiesto aiuto ad Apple, l’azienda avrebbe consigliato di utilizzare le impronte digitali di Kelley, ormai deceduto, per sbloccare l’iPhone. Ora, invece, l’azienda non può più fare nulla. Questo ritardo potrebbe essere cruciale per le indagini, dato che ora diventa molto più complesso accedere ai dati dell’iPhone.
A livello normativo, ci sono opinioni diverse negli USA sulla possibilità di utilizzare le dita di una persona morta per sbloccare il suo dispositivo. Tendenzialmente, i giudici del Texas hanno sempre autorizzato operazioni di questo tipo.
Al momento non è chiaro se l’FBI ha già chiesto ad Apple di consegnare i dati iCloud dell’attentatore. In questi casi, quando l’azienda riceve un ordine formale allora fornisce anche tutti i dati presenti su iCloud, nonchè gli strumenti necessari per decriptarli.
Apple ha anche rilasciato una dichiarazione in merito al dispositivo utilizzato dall’attentatore:
Siamo sconvolti e tristi per tutto quello che è avvenuto in Texas domenica scorsa e ci uniamo al dolore delle famiglia e di tutta la comunità per la perdita dei loro cari.
Il nostro team ha immediatamente contattato l’FBI dopo aver appreso dalla conferenza stampa di martedì che gli investigatori stavano cercando di sbloccare lo smartphone dell’attentatore. Abbiamo offerto assistenza e abbiamo detto loro che avremmo accelerato la nostra risposta a qualsiasi richiesta formale ricevuta.
Lavoriamo ogni giorno con le forze dell’ordine e offriamo formazione a migliaia di agenti, in modo da poter facilitare le indagini sui nostri dispositivi.
Intanto, il dibattito tra privacy e sicurezza si fa sempre più complesso dopo l’intervento del vice procuratore generale degli Stati Uniti Rod Rosenstein, il quale, senza nominare direttamente Apple, ha detto che le aziende con forti sistemi di crittografia possono costare delle vite umane. Secondo il vice procuratore generale, nessuna persona ragionevole può pensare che le autorità non debbano essere in grado di accedere ai dati presenti sul telefono di un omicida.