Ogni tanto il CEO di Apple interviene anche in argomenti che si discostano dal suo principale ramo di operato, benché sempre supervisionati dal team da lui stesso diretto.
Chi ha detto che un CEO deve sempre parlare di quote, numeri, investimenti, borsa, futuro in termini economici, etc? Con tutte le domande che vengono rivolte all’amministratore delegato di Apple, alcune si perdono in quanto non a fuoco o semplicemente già riportate nel tempo, e alcune invece vengono riportate e spaziano su tanti argomenti, incluso dei consigli su tematiche su cosa e come farle, rimanendo pur sempre una propria e mera opinione personale.
Si parla oggi di Apple Music e della concorrenza di Spotify, con particolare attenzione a quali sono state le linee guide e le fondamenta da cui partire per mettere in piedi Apple Music nel 2015. Per quest’ultimo servizio made in Apple infatti, si è scelto di garantire un atteggiamento “profondo” che non solo va ad utilizzare gli algoritmi per tracciare il profilo dell’ascoltatore (canzone dopo canzone) ma prevede anche che un team di persone vere in carne ed ossa che si preoccupa di creare e rinnovare playlist con un metodo letteralmente umano e non solo con l’aiuto degli algoritmi.
Tim Cook si sta riferendo a Spotify? Probabilmente si, anche se mai ne pronuncia il nome. Il servizio musicale concorrente infatti, non utilizza nessun essere umano per creare e modificare playlist ma è il computer ad occuparsi di tutto.
Siamo preoccupati del fatto che l’umanità possa essere privata della musica, così facendo diventerebbe un mondo di Bit e Byte anziché un universo di arte e creatività.
Queste le parole di Tim Cook interrogato a riguardo. Parole che si possono confrontare con quelle del CEO di Spotify, Daniel EK:
La musica è quello su cui ci concentriamo tutto il giorno, tutta la notta, e questa dedizione rappresenta la differenza tra ciò che è mediocre e ciò che è davvero buono.
Parlando di numeri invece, la strada per arrivare ad eguagliare Spotify è ancora lunga: quest’ultimo infatti totalizza attualmente circa 83 milioni di abbonati, che scendono a 50 milioni per il servizio di streaming musicale power by Apple.
Insomma, è sempre buona cosa ascoltare ciò che hanno da dire i CEO delle grandi aziende, fermo restando che i team che ci lavorano dietro sono tanti e variegati e delegati, come in questo caso, da Tim Cook. Il vantaggio consolidato da Spotify non è solo a livello di numeri ma anche a livello di catalogo e di anni di “anzianità” e, nel contesto attuale, questo è un grosso, grossissimo vantaggio.
Fonte: 9to5mac