Argomento da sempre delicato quello della privacy legato alla localizzazione. Secondo una ricerca la posizione verrebbe usata non solo per le coordinate geografiche!
Molti utenti si sono sempre chiesti perché si debba dare il consenso all’accesso alla posizione a determinate App che, a prima vista, non ne hanno il bisogno per funzionare correttamente. Generalmente poi una funzione ce l’hanno anche, ad esempio quelle di notizie per filtrare in una pagina la cronaca nel nostro comune, il meteo per proporci le previsioni nel punto in cui siamo e anche quelle legate al fitness che, tramite l’ausilio del GPS, tracciano i metri e KM percorsi per stilare tutta una serie di dati che servono all’atleta.
Il punto però è che il consenso alla posizione potrebbe fornire altri dati, ad altri server, allo scopo di monetizzare anche questo tipo di dati sensibili. Ed è proprio quello che sta succedendo secondo il GuardianApp, un team di ricercatori dediti alla sicurezza che tramite TechCruch ci vuole informare sull’argomento.
Quindi mettiamo il caso che diamo il consenso alla localizzazione ad un’applicazione. Questa ovviamente userà le coordinate per lo scopo per cui è stata creata ma, secondo la ricerca, invierebbe anche gli stessi dati a società terze che hanno un ricavo dal sapere dove l’utente è in quel momento o, ancora meglio, dove si reca frequentemente. Chiaramente l’utilizzatore è ignaro, non sa dove vanno a finire questi dati che vengono poi raccolti per compilare un database per mettere a punto un target ben preciso di annunci.
Ovviamente il team non ha puntato il dito a chiunque senza cognizione di causa ma ha effettuato dei test per monitorare il traffico in uscita. In effetti le App, quando riportano in fase di download che le informazioni di identificazione personale non sono incluse, si “dimenticano” che le coordinate GPS possono invece identificarlo in quanto molto probabilmente coincideranno con il luogo in cui vive, lavora, frequenta, etc. Insomma, le due cose sono separate da una linea flebile di demarcazione che gli utenti nemmeno considerano.
Ma appunto, dicevo che la società non denuncia ignoti, fa proprio i nomi delle applicazioni che inviano dati sulla posizione ad altre società terze: ASKfm, Weather Radar, Perfect365, C25K 5K Trainer, Tapatalk, GasBuddy e tante altre che sono raggiungibili tramite elenco sul sito che si è occupato di ospitare la ricerca. Ma non solo, si riportano anche i nomi di chi riceve i dati legati a coordinate geografiche: nella lista Sense360, Reveal, Teemo, Fysical, etc.
Ma un utente Apple può limitare queste fuoruscite di dati? Dipende, soprattutto dalla chiarezza e l’onestà dello sviluppatore dell’applicazione. La certezza che questo avvenga non c’è ma per limitare l’evento si può selezionare “durante l’utilizzo” o “se in uso” nelle applicazioni presenti nel menu’ delle impostazione sulla privacy, in modo tale che qualsiasi App cerchi di utilizzare la posizione in background,riporti un messaggio di sistema che quell’app sta cercando di accedere alla posizione.
Fonte: macrumors