Facebook sfruttava i dispositivi Apple per accedere ai dati degli utenti

Il New York Times ha pubblicato un report molto dettagliato sulle pratiche più o meno oscure di condivisione dei nostri dati da parte di Facebook, già finite sotto il mirino delle autorità dopo il caso Cambridge Analytica. Dal report emerge che Facebook ha sfruttato i dispositivi Apple per raccogliere informazioni sugli utenti senza che Apple ne sapesse nulla.

Citando come fonti “centinaia di pagine di documenti Facebook“, oltre a dichiarazioni di ex dipendenti e collaboratori, il New York Times riporta che il social network ha firmato accordi speciali con aziende come Microsoft, Netflix, Spotify e Amazon per la condivisione dei dati. In pratica, Facebook garantiva alle aziende partner l’accesso a informazioni personali molto più ampie rispetto a quanto che veniva ammesso pubblicamente.

Secondo il NYT, Facebook ha concesso a determinati partner privilegi speciali per aggirare le normali misure sulla privacy. Ad esempio, Facebook ha rivelato a Microsoft Bing i nomi di tutti gli amici dei propri utenti sulla piattaforma e ha condiviso le informazioni di contatto ad Amazon.

Nel mese di giugno, sempre secondo questo report, Facebook ha concesso ai partner terzi l’accesso ai dati personali degli utenti delle app iOS e Android, anche senza autorizzazione. Apple ha sempre dichiarato di aver autorizzato l’accesso privati ai dati di Facebook solo per le funzionalità che consentivano agli utenti di pubblicare foto sul social network senza dover aprire l’app Facebook.

Facebook avrebbe permesso ai dispositivi Apple di offuscare gli indicatori che chiedevano autorizzazioni per la condivisione dei dati personali, senza che Apple ne sapesse nulla. Inoltre, i dispositivi iOS erano in grado di accedere ai numeri dei contatti e alle voci del calendario degli utenti, anche se queste autorizzazioni erano state disabilitate nelle impostazioni dell’account Facebook. Anche in questo caso, Apple era all’oscuro di tutto.

Un portavoce Apple ha dichiarato al NYT che l’azienda non è a conoscenza di questi “accessi speciali” da parte di Facebook, aggiungendo che i dati condivisi sono sempre rimasti sul dispositivo e non sono mai stati disponibili per altri.

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