Apple ha ufficialmente abbandonato il progetto AirPower, uno dei più grandi flop nella storia recente dell’azienda. Presentato quasi due anni fa, il pad di ricarica wireless di Apple non è stato mai messo in commercio e mai lo sarà. Analizziamo i motivi di questo fallimento, cercando di capire come mai Apple è arrivata a prendere questa decisione.
Questa è la dichiarazione condivisa da Dan Riccio, Vice President of hardware engineering di Apple:
Dopo molti sforzi, abbiamo concluso che AirPower non raggiungerà i nostri standard elevati e abbiamo annullato il progetto. Ci scusiamo con i clienti che non vedevano l’ora di assistere a questo lancio. Continuiamo a credere che il futuro sia wireless e ci impegneremo a far progredire l’esperienza wireless
Perché un’azienda importante come Apple, sempre attenta ai dettagli e alla soddisfazione del cliente, ha presentato un prodotto non ancora pronto, promettendo che sarebbe stato disponibile dopo pochi mesi?
I fallimenti del passato recente (e di Steve Jobs)
Nella storia recente dell’azienda abbiamo sempre assistito a presentazioni di prodotti hardware che venivano poi lanciati entro poche settimane. A volte è capitato qualche intoppo, ma Apple ha sempre mantenuto le promesse quando si trattava di lanci e disponibilità dei vari iPhone, iPad o Mac. L’azienda ha abituato i suoi clienti a pre-ordinare un prodotto dopo pochi giorni dalla presentazione e a riceverlo a casa entro poche settimane.
Le eccezioni sono state poche. La più nota è il primo iPhone, che venne presentato a gennaio 2007 e commercializzato solo nel mese di giugno dello stesso anno. Anche l’Apple Watch venne presentato a settembre 2014 e venduto nel mese di aprile del 2015. A memoria, sono pochissimi i dispositivi che hanno subito ritardi dovuti a problemi di qualche tipo: l’iPhone 4 bianco presentato da Steve Jobs nel giugno del 2010 subì un forte ritardo, visto che le vendite iniziarono solo nell’aprile del 2015 a causa di problemi con il colore; gli AirPods vennero lanciati con un paio di mesi di ritardo; l’iPhone X venne spedito in ritardo rispetto all’iPhone 8 e l’HomePod ha dovuto attendere circa 6 mesi prima di poter essere commercializzato. In linea di massima, però, Apple aveva già preannunciato il “ritardo” in fase di presentazione o dopo pochi giorni, ma le vendite sono poi iniziate nei tempi promessi.
Le cose sono andate invece molto male con l’AirPower: Apple ha presentato il suo pad di ricarica nel 2017 insieme all’iPhone X, per far capire ai clienti che il futuro sarebbe stato sempre più wireless e che l’azienda era capace di creare qualcosa che nessuno, in quel momento, aveva le possibilità ingegneristiche di proporre. AirPower era un concentrato di tecnologia hardware e supporto software, capace di gestire in modo avanzato fino a tre ricariche contemporaneamente tra iPhone, Apple Watch e AirPods.
Un ritardo è giustificato, soprattutto quando sei un’azienda che lavora su decine di prodotti e sta lavorando per la prima volta su un dispositivo inedito come il pad di ricarica wireless multipla. Un ritardo, non un abbandono vero e proprio.
Qualcuno si è chiesto se con Steve Jobs sarebbe mai capitata una cosa del genere. La risposta è “forse“. Nessuno può dirlo con certezza, ma anche sotto la guida di Jobs ci sono stati ritardi o flop come MobileMe, l’iPod senza tasti o i tantissimi problemi del primo Apple Maps. Insomma, evitiamo questo inutile cliché.
E gli altri?
Una domanda che leggo spesso nei commenti e nei forum è: ma se altri produttori sono riusciti a creare pad di ricarica wireless multi-dispositivo, perché Apple non ce l’ha fatta?
Il problema è che AirPower era totalmente diverso da ogni altro pad di ricarica Qi in commercio, nel 2017 come nel 2019.
L’idea di Apple non era quella di produrre un semplice dispositivo con tre zone di ricarica Qi utili per caricare iPhone, Apple Watch e AirPods. Apple aveva ambizioni molto più grandi: invece di tre singoli punti di ricarica Qi, l’intero AirPower era pensato per essere un’unica area di ricarica uniforme dove poter lasciare qualsiasi dispositivo in qualsiasi posizione, senza che l’utente dovesse preoccuparsi di poggiare il dispositivo nel punto esatto. Potevi poggiare qualsiasi dispositivo: due iPhone e un Apple Watch, due AirPods e un iPhone, tre Apple Watch e così via, senza doverti preoccupare di nulla.
Oltre a questo, AirPower integrava altre tecnologie che l’attuale standard Qi non includevano (e ancora non include). Anzi, l’idea dell’azienda era quello di lavorare per aggiornare lo standard Qi in modo che tutti potessero beneficiare dei progressi portati avanti da Apple in questo ambito.
Il problema è che, fino ad oggi, nessuno è stato in grado di fare ciò che Apple aveva intenzione di fare con AirPower. Nemmeno Apple.
Cosa non ha funzionato?
Molto probabilmente, il problema più grande da affrontare era quello delle troppe bobine in uno spazio troppo piccolo. Non è stati mai un problema di fornitori in ritardo, altrimenti prima o poi AirPower sarebbe stato lanciato. Tra l’altro, Apple ha cercato fino all’ultimo di salvare il salvabile, come dimostrano i riferimenti all’AirPower nelle beta di iOS 12.2.
Apple ha continuato a riscontrare anche problemi di surriscaldamento e alti livelli di interferenze elettromagnetiche, come spiegano gli esperti di iFixit: “I caricatori wireless utilizzano l’induzione elettromagnetica attraverso una bobina di filo, che deve essere accoppiata a una bobina in ciascun dispositivo. Un pad di ricarica attira corrente per creare un campo elettromagnetico“.
I pad di ricarica di terze parti per iPhone, Apple Watch e AirPods utilizzano una sola bobina per ciascun dispositivo. Gli utenti in genere devono spostare i propri dispositivi fino a quando non trovano la posizione esatta per iniziare la ricarica. Come abbiamo visto, però, Apple voleva un pad di ricarica che non richiedesse un posizionamento così preciso del dispositivo e ha quindi progettato un tappetino con diverse bobine sovrapposte. Questo ha provocato un alto livello di interferenza e rumore, tale che probabilmente l’AirPower non avrebbe ricevuto nemmeno l’approvazione da parte della FCC negli Stati Uniti o degli altri enti di regolamentazione all’estero.
Continua iFixit: “Il rumore di una singola bobina potrebbe non essere un problema, ma ogni bobina di ricarica genera una forma d’onda leggermente diversa. Quando quelle onde si sovrappongono, viene intensificata la loro forza. Proprio come quando due onde nell’oceano si scontrano e combinano la loro altezza, le frequenze radio possono combinare la loro intensità quando interagiscono”.
Addirittura, questo campo elettromagnetico prodotto da AirPower avrebbero potuto interferire con dispositivi medici come pacemaker e apparecchi acustici.
Durante questi 18 mesi, Apple ha continuato a lavorare e lottare per cercare di portare AirPower sul mercato. I mesi passavano inesorabilmente, tanto da arrivare a sfiorare i 2 anni. A quel punto, anche la dirigenza ha dovuto arrendersi all’evidenza e prendere una decisione difficile e sofferta, perché il rischio era quello di allungare i tempi all’infinito.
Cosa fare? Lanciare un prodotto che non funzionava bene, con il rischio di un danno d’immagine senza precedenti, o “ucciderlo” del tutto e cercare magari di ovviare con un prodotto tutto nuovo, anche se tra uno o due anni?
Nel primo caso, un AirPower con problemi, magari di surriscaldamento o di mancata ricarica di uno o più dispositivi poggiato sul pad, avrebbe sicuramente provocato danni maggiori per Apple.
Ci sarà un nuovo AirPower?
Qui ci colleghiamo all’ultima domanda di sopra e le strade sono diverse. Apple potrebbe realizzare un pad di ricarica wireless meno ambizioso e più semplice, magari chiamandolo sempre AirPower. Oppure, potrebbe condividere le tecnologie scoperte fin oggi con partner terzi come Belkin o Mophie che già realizzato caricatori certificati Apple.
La terza strada è quella di continuare a lavorare su un pad avanzato, unico nel suo genere, anche se questo potrebbe significare attendere ancora un paio d’anni.
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L’unica cosa certa è che questa vicenda ha danneggiato l’immagine di Apple, ma probabilmente servirà anche da lezione per il futuro.