Apple e la nuova direzione “software”

Ormai non è più un mistero: negli ultimi anni, Apple ha puntato sempre di più sui servizi e sul proprio eco-sistema software. Una strategia che potrebbe premiare l’azienda nel lungo periodo e che sposta ancora una volta l’ago della bilancia dall’hardware al software.

Servizi = Software

I servizi in quanto tali possono essere definiti dei software, che si parli di Apple Music, Apple TV, App Store o iCloud. Si tratta infatti di prodotti che possono essere utilizzati a prescindere dal dispositivo hardware in uso, addirittura anche su dispositivi Android (vedi Apple Music).

Storicamente, Apple non ha mai dominato il mercato dei software nemmeno dal punto di vista del marketing o della percezione da parte degli utenti, tanto che il suo brand non è stato quasi mai associato in modo prioritario a un sistema operativo o ad un’app specifica. Dite Microsoft e pensate subito a Windows o ad Office, dite Apple pensate subito ai MacBook Pro e agli iPhone, non certo a macOS o iOS.

Insomma, Apple ha strategicamente puntato sempre di più sui prodotti hardware più che sul software, ma le cose ora stanno per cambiare.

Non è un caso se, durante l’ultima conferenza finanziaria, la parola “servizi” sia stata pronunciata ben 27 volte, contro le 17 menzioni di “iPhone” e le dieci di “Mac“.

Inoltre, oggi la voce Servizi in casa Apple ha toccato nuovi record, raggiungendo gli 11,5 miliardi di entrate in un solo trimestre grazie anche a 390 milioni di abbonati a pagamento, con un aumento di 30 milioni rispetto al trimestre precedente. E nel 2020, Apple prevede di raggiungere il mezzo miliardo di abbonati a pagamento.

La storia e le evoluzioni

Nel corso della sua storia, le strategie di Apple legate al software sono cambiate tantissime volte.

Alla fine degli anni ’70, Apple è stata tra i primi produttori di computer a riconoscere l’importanza di creare delle partnership con gli sviluppatori di terze parti e a sviluppare diversi progetti insieme a loro.

Le cose sono poi cambiate dalla metà degli anni ’80, quando Apple ha iniziato a minimizzare il suo ruolo di produttore software per evitare contrasti con gli sviluppatori esterni. Una scelta che ha quasi distrutto la società nei primi anni ’90, quando invece Microsoft puntava tutto su sistema operativo Windows e pacchetto Office.

E’ stato poi negli anni 2000 che Apple ha riscoperto l’importanza del software, puntando tantissimo sulle piattaforme Mac e iOS. E poi è nato l’App Store, che ha rivoluzionato il modo di distribuire il software a livello globale.

Oggi, nel 2019, Apple punta su Servizi che toccano e toccheranno cloud, musica, film, serie TV, auto, pagamenti, notizie, app e videogiochi.

E come dimenticare il fatto che alcuni prodotti hardware come i nuovi iPad o gli AirPods 2 sono stati annunciati con semplici comunicati stampa, mentre i servizi Apple News e Apple TV+ sono stati i protagonisti di un evento vero e proprio. Anche in queste cose si nota un cambiamento strategico (e di marketing, ne parlavamo prima) tra hardware e software/servizi.

Si badi bene, questo “cambio di rotta” non è nato dall’oggi al domani, visto che tutto è iniziato 10 anni fa con l’App Store e poi con la creazione di vari servizi che hanno sempre più legato gli utenti iPhone/iPad/Mac all’ecosistema Apple.

Se oggi Apple può permettersi di essere contemporaneamente il competitor di Windows nel mercato dei PC, di Android nel mercato smartphone, di Dropbox e Google Drive nel mercato cloud, di Spotify nel mercato musicale e di Netflix nel mercato video streaming significa che in quel di Cupertino hanno fatto un bel lavoro. Un lavoro durato anni, non certo mesi, senza dimenticare anche il nuovo Apple Arcade dedicato ai videogiochi.

Ora tutto è legato: se vuoi i servizi Apple devi avere quasi sicuramente un dispositivo Apple, ma se hai giù un dispositivo Apple difficilmente abbandoni App Store, iCloud, sincronizzazioni istantanea tra i device e via discorrendo.

Nessuna azienda al mondo è in grado di fare altrettanto in tutti questi settori, sia hardware che software. Certo, non è detto che tutti i nuovi servizi saranno un successo, ma le premesse sono più che positive.

Wall Street e ottimismo

Le premesse sono così positive che gli ultimi risultati finanziari di Apple, malgrado il segno negativo rispetto ad un anno fa, sono piaciuti ad investitori e analisti. Il titolo Apple è schizzato alle stelle non solo perché i risultati hanno superato le aspettative (che erano ancora più negative), ma perché l’azienda ha condiviso dati più che positivi per quanto riguarda proprio i servizi.

Inoltre, Apple ha fatto capire che in futuro dipenderà sempre meno dagli introiti provenienti dagli iPhone, come dimostra anche il fatto che iPad e indossabili hanno fatto registrare numeri più che positivi.

Tra servizi, prodotti hardware diversi dagli iPhone che vanno sempre meglio e nuove categorie che potrebbero arrivare in futuro (dispositivi AR, auto) , Apple probabilmente può dire di avere un futuro più certo di quanto in tanti pensano.

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