La Commissione Europea è in attesa di una risposta da parte di Apple dopo le accuse avanzate da Spotify su presunte pratiche anticoncorrenziali su App Store.
Alcune settimane fa, Spotify ha presentato una denuncia alla Commissione europea accusando Apple e le sue politiche su App Store. Secondo l’azienda, Apple ha “un vantaggio ingiusto” sui concorrenti nel settore della musica streaming e inoltre vengono messi in discussione i profitti che Apple guadagna dai beni digitali venduti tramite app iOS. La commissione Europea ha poi deciso di prendere in considerazione la denuncia di Spotify, avviando un’indagine formale contro Apple.
Adesso, come dichiarato il capo antitrust dell’Unione europea Margrethe Vestager, la Commissione è in attesa di una risposta da parte di Apple: “Stiamo esaminando il materiale in nostro possesso e abbiamo fatto una serie di domande anche ad Apple, affinché i suoi rappresentanti possano rispondere alle accuse. Quando riceveremo le risposte da Apple se sapremo sicuramente di più“.
Nella sua denuncia, Spotify parla di presunti trattamenti ingiusti da parte di Apple, come quando l’azienda ha respinto più volte l’app Apple Watch del servizio streaming tra il 2015 e il 2016. Su questo punto bisogna però precisare che Apple ha poi aggiunto le API di terze parti per le applicazioni di streaming con watchOS 5, tanto che Pandora ha normalmente pubblicato la sua versione per Apple Watch. Spotify deve ancora inviare ad Apple la sua app aggiornata con tale API.
Spotify parla anche del 30% richiesto da Apple su ogni acquisto effettuato su App Store, definendola una vera e propria tassa
Spotify chiede quindi tre cose:
- Le app devono essere in grado di competere in modo equo nel merito e non in base a chi possiede l’App Store. Dovremmo essere tutti sottoposti allo stesso insieme di regole e restrizioni, incluso Apple Music
- In secondo luogo, i consumatori dovrebbero poter avere una vera scelta di sistemi di pagamento e non essere bloccati o costretti a utilizzare sistemi con tariffe discriminatorie come quelle di Apple
- Infine, gli app store non dovrebbero essere autorizzati a controllare le comunicazioni tra i servizi e gli utenti, compresa l’introduzione di restrizioni sleali al marketing e promozioni a vantaggio dei consumatori
Apple aveva già risposto a queste accuse, definendole “retoriche e senza fondamento”.