Quattro anni. Ecco quanto è durato il ritorno di fiamma di una storica icona di Apple, il MacBook 12. Apple ha infatti dato l’addio al portatile più compatto disponibile fino a qualche giorno fa nel suo listino.
Un addio che pesa molto, sia in termini di scelte aziendali che in termini di storia. Una storia che parte nel 2006 con il primo modello e che finisce nel 2019 dopo un ritorno che aveva fatto sognare tanti utenti in tutto il mondo.
Il MacBook è nato inizialmente come sostituzione degli iBook G4 e dei PowerBook G4 ed è stato immesso nel mercato – per la prima volta – il 16 maggio 2006. Da quel momento si sono susseguite diverse varianti e svariati modelli e refresh fino ad arrivare al modello attuale. C’è stato, però, un periodo nel quale il MacBook è stato ritirato e non è stato più parte integrante della lineup dei portatili di Apple; periodo che poi è stato seguito dal ritorno – apprezzatissimo – del portatile nel 2015.
Questo MacBook però non è stato iconico come i suoi predecessori e ha confuso un po’ la lineup. In realtà il prodotto è stato rivoluzionario, a suo modo, e ha introdotto alcune novità che ora sono di serie su tutti i portatili di Apple. Ad esempio la porta Thunderbolt (o USB-C) è stata una delle caratteristiche chiave del prodotto che ha permesso ai portatili di Apple di progredire sotto il punto di vista delle dimensioni e della pulizia nel design ma che ha attirato anche diverse critiche relative alla ridotta facilità d’uso con supporti di archiviazione esterni e periferiche varie.
Complice anche il prezzo piuttosto elevato e una scheda tecnica non troppo avanzata, il MacBook non ha potuto registrare il successo sperato e Apple ha dovuto aggiornare la lineup dei MacBook Air, che era andata ormai in disuso e verso l’abbandono, per arginare il problema.
Basti pensare che MacBook Air, ai tempi del lancio del MacBook 12, non aveva nemmeno il display retina e offriva quindi un’esperienza non molto appagante alla vista, soprattutto per lunghe sessioni di lavoro. MacBook aveva, invece, un gran bel display, una piattaforma a basso consumo energetico e un buon compromesso tra hardware e prestazioni. Certo, non era un campione di performance ma ho sempre apprezzato la mancanza della ventola, caratteristica che lo rendeva silenzioso e piacevolissimo da usare in ogni momento.
Il vero problema era la percezione della sua potenza, che chiaramente sulla carta sembrava molto vicina a quella di un computer di medio-basso livello e che sembrava non molto coerente con il prezzo vicino ai 1500€. In realtà, complice l’ottimizzazione di macOS, il MacBook si comportava molto bene per una gran parte di utilizzi e non gettava la spugna nemmeno in casi limite.
Personalmente l’ho sempre utilizzato per scrivere testi, gestire documenti, pagine web, mail, social network e fotoritocco e non ho mai notato nessun problema, sebbene avessi scelto il processore meno potente, da 1,1GHz. Alcune volte ho dovuto però sfruttare Final Cut Pro X per montare dei video in risoluzione 4K e l’ultrabook di Apple ha portato a termine il suo lavoro egregiamente. Certo, non con la massima velocità, ma si poteva tranquillamente contare sul suo supporto anche in condizioni del genere.
È ovvio che chi acquista un MacBook 12, e in senso più ampio, un MacBook Air non può sperare di avere a disposizione un hardware di primo livello in grado di gestire anche flussi e operazioni così pesanti. Però è anche giusto sottolineare che MacBook Air ha dalla sua parte maggiore potenza. Ci tengo a specificare che non sto parlando per difendere a tutti i costi il piccolo portatile di Apple e che non mi sono schierato da un lato piuttosto che da un altro. Sono entrambi Mac validissimi, adatti per determinati tipi di utilizzi. Il motivo che ha portato alla cancellazione del MacBook? La percezione del nome MacBook Air fa la differenza, insieme al prezzo più basso e coerente con quanto offerto. Ma non solo: anche la presenza di iPad Pro ha minato la categoria del MacBook che si è trovato quindi in lotta con due prodotti della stessa azienda.
Soprattutto ora con iPadOS, iPad Pro diventa molto più interessante e versatile e può mettere in discussione il MacBook, sebbene l’esperienza offerta dal tablet di Apple non sia paragonabile a quella di fascia desktop per alcuni software. Per il resto però questi due prodotti sono molto vicini, a partire dalle dimensioni per poi arrivare alla porta USB-C e al supporto di mouse e tastiera. C’è da dire però che iPad Pro ha dalla sua parte il valore aggiunto di Apple Pencil, Face ID e del display a 120Hz. Il MacBook si può difendere con la possibilità di far girare app di classe desktop come Final Cut Pro X o Photoshop (comunque in arrivo su iPad entro fine anno), sebbene l’uso di queste app non sia in linea con la tipologia di utenza tipica di questo computer. Detto questo, è facile capire quanto il MacBook sia stato messo in difficoltà da due prodotti così simili come MacBook Air – appena aggiornato con display True Tone – e iPad Pro 12,9.
Che questa sia la cancellazione definitiva della linea storica di Apple? Che sia la fine di un grande amore, di una storia densa di significato che ha coinvolto tanti utenti in tutto il mondo? Non è ancora detta l’ultima parola perché in futuro potrebbe essere probabile un ritorno, anche in veste ARM. Dopotutto in Apple queste dinamiche sono di casa e molti prodotti vengono sospesi per un periodo di tempo prima di tornare alla carica.
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