Apple Music non si basa ancora completamente sugli algoritmi, ma preferisce il tocco umano

Uno dei fattori più interessanti di Apple Music è che attribuisce ancora grande importanza alle playlist curate dall’uomo invece di sfruttare esclusivamente gli algoritmi. Questo non vuol dire che Apple Music non li usi, ma ad esempio non lo fa nella stessa maniera di Spotify.

Apple Music

Per un servizio come Apple Music che ora ha oltre 60 milioni di abbonati paganti con innumerevoli playlist, sarebbe facile dare il controllo di queste playlist agli algoritmi, ma poi si perderebbe quel tocco umano a cui Apple attribuisce invece grande importanza. Questo è uno dei grandi motivi per cui i prodotti e i servizi Apple sono collegati agli utenti a un livello così personale.

Proprio sui servizi, Apple si sta fortemente concentrando, come dimostra l’arrivo di servizi come News+, Arcade e TV+, i cui punti di forza sono la possibilità di essere sfruttati appieno sui prodotti dell’azienda come iPhone, iPad e Mac, e Apple Music è al momento il servizio di Apple con la maggior portata di utenti.

Di recente la leadership del progetto Apple Music è passata nelle mani di Oliver Schusser, che ha il grande compito di continuare a far crescere un servizio musicale che è attualmente in più rapida crescita sul mercato, ma che sta inevitabilmente rallentando. Amazon Prime Music ha infatti sottratto parte del mercato ad Apple, posizionandosi al terzo posto nel mercato della musica in streaming.

Apple Music, però, sta ancora facendo la sua parte per distinguersi grazie a playlist rinnovate, nuove sezioni per mostrare musica poco conosciuta e più partnership che renderanno il servizio più accessibile agli utenti.

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