E’ guerra aperta tra Spotify e gli utenti che abusano del piano di condivisione familiare per risparmiare sui costi mensili del servizio. Questa volta il servizio sfodera l’artiglieria pesante e l’arma scelta in questa battaglia si chiama geolocalizzazione.
Esatto, avete capito benissimo. Grazie alla segnalazione di CNET è venuta alla luce una modifica dei termini e condizioni del piano familiare di Spotify, con l’introduzione di una nuova clausola che obbligherà gli utenti aderenti al piano famiglia a fornire periodicamente la propria posizione. Il noto servizi di streaming musicale da diverso tempo offre diverse sottoscrizioni mensili tra cui la Premium Family, che consente ai membri del proprio nucleo familiare di pagare un abbonamento unico da 15 euro mensili con un massimo di 6 slot per ogni sottoscrizione. Per poter sottoscrivere tale abbonamento occorre però che i membri aderenti condividano lo stesso indirizzo di residenza.
Questo piano di abbonamento ha però dato il via anche ad un fenomeno di abuso dilagante, che ha portato molti utenti a condividere il piano con amici e conoscenti allo scopo ovviamente di ridurre il costo della sottoscrizione mensile. Questo fenomeno non è ovviamente mai andato a genio a Spotify, che ha sempre dato battaglia in virtù dei minori introiti generati da questo abuso. Spotify difende a spada tratta la propria scelta rassicurando al contempo l’utenza in merito al trattamento dei dati ottenuti tramite questo processo di geolocalizzazione, che saranno utilizzati unicamente per stanare eventuali furbetti e cancellati subito dopo. Tale scelta sarà sicuramente destinata a far discutere, sopratutto in virtù delle tante campagne di sensibilizzazione verso il rispetto della privacy degli utenti.
E voi che ne pensate di questa scelta di Spotify? Sarà davvero utile per disincentivare i furbetti dall’approfittare dell’account familiare per ottenere sconti non dovuti? Ma sopratutto, creerà un precedente dando il via ad altri fenomeni di questo tipo? Fatecelo sapere qui sotto nei commenti.
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