Tim Cook ha sempre odiato l’inventario, tanto da aver rivoluzionato il modo di gestire la produzione dei vari dispositivi Apple quando era COO dell’azienda. Ora, però, questa strategia sta pagando dazio.
Prima di diventare CEO di Apple, il ruolo di Tim Cook in qualità di COO consisteva nell’implementare e gestire la produzione just-in-time. Cook aveva familiarità con questo lavoro perché aveva svolto un ruolo simile quando era in IBM. Steve Jobs sapeva che aveva bisogno di qualcuno per riformare la produzione di Apple e assunse Cook proprio per questo motivo.
Nel 2008, Cook chiuse fabbriche e magazzini in tutto il mondo per avviare rapporti diretti con i produttori a contratto. In quell’occasione, Cook definì l’inventario “fondamentalmente malvagio“, e così ridusse la quantità di tempo in cui i prodotti in inventario rimanevano a bilancio, passando da “diversi mesi a pochi giorni“.
Il rapporto di The Verge rileva come la produzione “just-in-time” ideata da Tim Cook sia altamente efficiente, ma non perfetta, in quanto fa affidamento su un piccolo inventario che viene convertito rapidamente in unità spedite. Non è un caso se Apple riesce a consegnare il suo inventario una volta ogni cinque giorni.
All’inizio dell’epidemia di coronavirus, Tim Cook disse che i problemi di produzione sarebbero stati temporanei e che sarebbero stati effettuati alcuni aggiustamenti in corso d’opera. Tuttavia, è apparso subito chiaro che la situazione non era così semplice e che la strategia “just-in-time” ha provocato problemi di disponibilità in tutto il mondo, proprio a causa della mancanza di un inventario più corposo.
In pratica, questa strategia ha sempre dato benefici ad Apple, ma non prevedeva situazioni di questo tipo. Oggi, soprattutto negli USA, è molto difficile trovare iPhone 11 e Apple Watch. Un inventario più corposo avrebbe consentito di gestire meglio l’emergenza.
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