La corte d’appello degli Stati Uniti ha respinto una causa che accusava Apple, Google, Facebook e Twitter di censurare e bloccare le notizie e le voci di stampo conservatore negli Stati Uniti.
Secondo l’accusa, queste aziende violavano i diritti del Primo Emendamento censurando le opinioni e le notizie legate al mondo conservatore, al solo scopo di favorire il partito democratico. I querelanti affermavano che Apple, Google, Facebook e Twitter “si sono impegnate in una cospirazione per sopprimere intenzionalmente e volontariamente contenuti politicamente conservatori“.
Nella denuncia ci sono anche degli esempi specifici, come l’eliminazione di alcuni posti della giornalista di estrema destra Laura Loomer contro la deputata Ilhan Omar. Il ruolo di Apple in questa presunta opera anti-conservatrice è meno chiaro.
Nella sentenza, i giudici hanno ribadito che i querelanti non sono riusciti a dimostrare il legame tra queste aziende e uno o più partiti politici, visto che “si tratta di aziende private che non sono attori statali e che lavorano esclusivamente per il bene delle loro reti di social media“.
In altre parole, le aziende non possono violare il primo emendamento, poiché vietare post agli utenti non costituisce una limitazione “statale o governativa” alla libertà di parola.