I documenti resi pubblici nell’ambito dell’indagine antitrust del governo USA contro Apple rivelano che la società ha valutato l’ipotesi di portare al 40% la commissione richiesta agli sviluppatori per gli abbonamenti ai servizi di terze parti attivati dagli utenti.
In una e-mail datata 2011, il dirigente Apple Phil Schiller ha presentato una strategia che prevedeva una quota del 40% per le commissioni legate agli abbonamenti attivati dagli utenti nelle app di terze parti. Il comitato giudiziario della Camera ha condiviso questa e-mail in un tweet pubblicato durante l’udienza che si è tenuta ieri, con Phil Schiller che scriveva: “Per gli abbonamenti ricorrenti, dovremmo chiedere solo il 40% nel primo anno, ma dobbiamo fare qualche valutazione per capire la cifra giusta“.
Il suggerimento di Schiller arrivava in risposta ad una proposta avanzata da Jai Chulani, responsabile marketing mondiale dell’azienda per Apple TV e Digital Media. All’epoca, Chulani affermava che Apple avrebbe dovuto mostrarsi “generosa” chiedendo solo il 30% per le transazioni in abbonamento.
Nel 2011, gli abbonamenti in-app erano un concetto relativamente nuovo per Apple e sembra che l’azienda stesse cercando il modo migliore per bilanciare i costi della piattaforma e l’accesso ai servizi. Nelle e-mail tra i due dirigenti si parla esplicitamente degli abbonamenti offerti da MLB, NBA e Hulu.
Alla fine, Apple ha optato per una commissione del 30% sugli abbonamenti di terze parti, identica a quella richiesta per i guadagni degli sviluppatori derivanti dalle vendite delle app e dei contenuti in-app.