Tehran, la spy story tutta Israeliana targata Apple TV+, giunge finalmente all’epilogo della prima stagione dopo otto puntate. Nonostante le aspre critiche e la censura in territorio Iraniano per le tematiche trattate, la serie si è rivelata in grado di appassionare un nutrita schiera di telespettatori ed è quindi giunto il momento di tirare finalmente le somme su questa prima elettrizante stagione.
Le menti di Moshe Zonder e Omri Shenhar, creatori di Tehran per il network israeliano Kan 11, hanno trovato nella direzione da Daniel Syrkin un perfetto binomio capace di partorire un lavoro quantomai convincente e che dimostra come non sempre sia necessatio bussare alle porte di Hollywood per ottenere un spy story di grande impatto. L’audacia delle tematiche trattate rappresenta senza dubbio un grande punto di partenza per le produzioni Istraeliane, mai così in alto sotto il profilo qualitativo. Tehran rappresenta un vero tesoro per Apple TV+ e sin dalle prime puntate costruisce, mattone dopo mattone, un plot narrativo avvicente e mai banale negli sviluppi della trama portante. La collocazione geografica, troppo spesso cinematograficamente oscurata dalle grandi produzioni americane, rappresenta il contesto perfetto per un thriller tutto da seguire puntata dopo puntata.
Di chi fidarsi?
Tamar Rabinyan, una giovane hacker israeliana del Mossad dalle origini iraniane, viene inviata a Teheran in una delicata operazione sotto copertura. Tamar dovrà infiltrarsi all’interno di una centrale elettetrica per sfruttare una falla dei server, portando così a termine un attacco informatico e consentire all’aviazione israeliana di colpire un reattore nucleare per impedire all’Iran di nuclearizzare i propri armamenti. Un evento inatteso tuttavia fa saltare la copertura della giovane agente, che si ritroverà così braccata dai servizi segreti iraniani e costretta a guardarsi le spalle ogni secondo. Tamar entrerà così in contatto con l’ignaro dissidente Milad, con il chiaro obiettivo di portare a termine la missione a tutti i costi.
Il plot narrativo di Tehran scandisce un ritmo costante per tutte le 8 puntate che compongono questa prima stagione, ritmo che non vuole mai prestare il fianco a eccessivi cali di tensione. Gli eventi narrati offrono momenti più introspettivi, che regalano importanti scorci di vita privata dei principali interpreti, ma una volta scaldati i motori si ritorna subito al centro dell’azione. La sceneggiatura presenta infatti ben poche criticità, coinvolgendo ogni singolo personaggio senza lasciare nulla al caso. La serie, complice una trama solida e senza eccessivi virtuosismi narrativi, ha senza dubbio il pregio di prendere quelli che sono gli ingredienti di una spy story adrenalinica e portare a braccetto lo spettatore senza affaticarne troppo l’attenzione con rischiosi e complessi plot twist. Tale scelta potrebbe senza dubbio non appagare appieno i grandi cultori del genere, ma è fuor di dubbio che sia una scelta ben ponderata per consentire la visione anche ad un pubblico meno incline a contenuti eccessivamente impegnativi.
Il finale di stagione presenta qualche lieve sbavatura a causa di alcune (per fortuna poche) sequenze forse un pò frettolose, ma chiude comunque più che positivamente un ciclo narrativo che lascia aperti i giusti interrogativi in vista di una seconda stagione che si preannuncia quantomai esplosiva. Ogni puntata tira l’altra, un pregio comune a poche serie recenti, e lo spettacolo è assicurato per quello che possiamo definire uno dei migliori prodotti ad oggi disponibili sul catalogo di Apple TV+. Il futuro di fronte a Tehran è senza dubbio roseo con la speranza che la produzione, presa coscienza della buona riuscita del proprio prodotto, decida di rischiare quel qualcosa in più per raggiungere un livello di eccellenza assolutamente alla portata.
Nuovi volti, grandi sorprese
Il cast di Tehran è senza dubbio uno degli aspetti di maggior rilievo dell’intera opera. Sicuramente ignoti alla maggior parte degli spettatori (compreso il sottoscritto), i protagonisti si sono rivelati una piacevole sopresa sotto ogni punto di vista. Niv Sultan (Tamar) e Shaun Toub (Faraz) sono le grandi colonne portanti dell’intera narrazione, due protagonisti quantomai carismatici ma al contempo fortemente emotivi quando messi di fronte ai propri affetti. Niv Sultan, di origini israeliane, ha persino dovuto imparare il persiano da zero con un risultato finale sorprendente e promosso dalla critica (ovviamente quella più specializzata in tale lingua) a pieni voti. Interpretazioni insomma di alto profilo che trovano proprio nell’aspetto umano i connotati più soprendenti di due antogonisti convincenti, supportati a dovere dai restanti interpreti senza timori di confronti con produzioni più mainstream. La convincente regia di Daniel Syrkin offre scelte stilistiche non certamente innovative ma di grande impatto visivo, chiudendo con maestria il cerchio intorno a un’opera dal grande valore artistico e capace di avvolgere lo spettatore nell’atmosfera tipica degli usi e costumi del posto. I dialoghi, tranne poche eccezioni, sono per lo più in lingua originale ma la necessità di ricorrere ai sottotitoli non compromette negativamente la visione data la legittima contestualizzazione alle zone geografiche di ambientazione.
Impossibile come sempre non elogiare la grande qualità visiva e sonora della serie targata Apple TV, in grado di offire come sempre un comparto tecnico senza sbavature ed estremamente godibile grazie al solido 4K con supporto Dolby Vision. Il sonoro non può che rivelarsi perfettamente contestualizzato alle tradizioni musicali dei luoghi, con il tagliente suono del sitar protagonista indiscusso di una elettrizzante escalation adrenalinica capace di donare alla serie un perfetto contorno armonico a supporto di un prodotto che non può sicuramente mancare al vostro bagaglio cinematografico.
Tehran – Apple TV+
Tehran è una serie che convince per temeatiche e messa su schermo di un prodotto quantomai sorprendente. Le spy stories non sono ormai solo prerogativa delle produzioni made in Hollywood e la solida costruzione, senza eccessivi virtuosismi, pone le basi per una seconda stagione in grado di superare gli ottimi spunti visti in queste prime otto puntate.
Si poteva osare qualcosa di più? Probabilmente sì, ma presa coscienza dell’ottimo prodotto si potrà ora lavorare sulle finezze, per raggiungere un livello di eccellenza assolutamente alla portata.
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Trama
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Sceneggiatura
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Regia
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Sonoro