Bloomberg fa un resoconto del lavoro di Tim Cook come CEO di Apple

Un lungo articolo dedicato a Tim Cook e ai risultati raggiunti da quando guida Apple.

Bloomberg ha pubblicato un articolo approfondito sull’ascesa di Apple sotto la guida di Tim Cook, attribuendo diversi meriti al  CEO che ha preso il posto di Steve Jobs, tra cui il suo acume diplomatico, ma anche abilità operativa, attenzione per i dettagli e la capacità di rendere Apple una delle più grandi aziende nella storia moderna.

tim cook apple

Il lungo articolo tocca una serie di argomenti sulla storia recente della rapida ascesa di Apple sotto la guida di Tim Cook, tra cui la sensibilità politica nata dalla sua esperienza nel gestire le catene di produzione in Cina, il rapporto di Cook con gli attuali ed ex presidenti degli Stati Uniti, il suo approccio attento ai costi dei nuovi prodotti e la bravura nel risolvere le difficoltà strategiche nella gestione della diversificazione dei prodotti Apple in una catena di fornitura che abbraccia tutto il mondo.

Questi i punti salienti dell’articolo:

  • L’implacabile etica del lavoro di Tim Cook.
  • La sua abilità nel negoziare sempre i migliori prezzi con i fornitori, fino ad arrivare all’ultimo centesimo di risparmio.
  • L’improbabile amicizia di Cook con il presidente Trump e il silenzio di Apple di fronte alle falsa propaganda dall’ex presidente sul ritorno della produzione Apple negli Stati Uniti (come quando presentò come “nuova” una fabbrica Apple in Texas che esisteva da sei anni).
  • La volontà di confermare gran parte degli accordi con i fornitori in Cina, visto che le fabbriche negli Stati Uniti, al di là dei costi, non erano e non sono in grado di garantire la stessa resa qualitativa: “Le competenze comuni alla Foxconn in Cina erano più difficili da trovare negli Stati Uniti, dove i nuovi assunti non avevano mai lavorato a componenti così complessi. Un ex ingegnere ricorda che il team stava cercando di capire perché i circuiti stampati usciti dalla catena di montaggio in Texas fossero storti. Alla fine hanno fatto risalire il problema a un singolo lavoratore che inspiegabilmente stava avvitando le parti da sinistra a destra, invece che secondo l’ordine numerato fornito da Flex. All’inizio gli scarti erano alti e diverse fonti affermavano che i team Apple avevano mancato la consegna iniziale e gli obiettivi di costo“.
  • L’allarme dei responsabili della supply chain quando hanno visto il progetto iniziale del Mac Pro  del 2013.
  • Pressioni interne ad Apple per separarsi dalla Cina per le questioni legate a censura, violazioni dei diritti umani e critiche sulle condizioni di lavoro nelle fabbriche del paese.
  • Il continuo successo di Apple di fronte alla crisi sanitaria globale.
  • La reazione di Apple contro le affermazioni sul “potere di monopolio” dell’azienda e la sua faida in corso con importanti sviluppatori e piattaforme di social media come Spotify, Epic Games e Facebook.
  • Diversi aneddoti sulla cura dei dettagli, come lo spendere tre volte in più rispetto ai competitor per acquistare involucri in plastica di maggiore qualità le porte USB dei Mac.

L’articolo completo è disponibile su Bloomberg.

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