Fornitori Apple accusati di lavoro forzato in Cina

Nuove pesanti accuse contro alcuni fornitori Apple che lavorano in Cina.

Alcuni gruppi per i diritti umani riferiscono che sette fornitori di Apple in Cina stanno sfruttando il lavoro forzato tramite “programmi di riduzione della povertà” contro la popolazione uigura.

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Secondo la denuncia, i fornitori operano in strutture simili al carcere, con centri di detenzione collegati direttamente alle fabbriche e con tanto di protezione e guardie.

Il fornitore Advanced-Connectek, ad esempio, ha realizzato componenti informatici a favore di Apple per più di un decennio. Per almeno due di quegli anni, l’azienda ha operato in una fabbrica all’interno di un parco industriale ai margini dei deserti di Xinjiang, una regione della Cina occidentale popolata da musulmani uiguri. Il parco è circondato da pareti e recinzioni in stile carcere. Inoltre, accanto al parco è stato creato un grande composto identificato come centro di detenzione in cui vivevano i lavoratori della fabbrica. Altre accuse riguardano i fornitori Precision Industry, Shenzhen Deren Electronic Co., Avary Holding, AcBel Polytech, CN Innovations e Suzhou Dongshan Precision Manufacturing.

I gruppi per i diritti umani hanno scoperto sette aziende che forniscono componenti, rivestimenti e servizi di assemblaggio per Apple legati alla presunta manodopera forzata che coinvolge gli uiguri e altre minoranze oppresse in Cina. Almeno cinque di quelle aziende hanno portato migliaia di lavoratori i in specifiche strutture in cui venivano creati componenti per Apple.

Dalla ricerca emerge anche che il ruolo della zona di Xinjiang nella catena di approvvigionamento per i marchi tecnologici è più grande di quello che si pensava. “Le nuove prove dimostrano ulteriormente il modo in cui la catena di approvvigionamento di Apple in Cina è implicata direttamente nei continui abusi di diritti umani contro le minoranze etniche di Xinjiang“, ha dichiarato Katie Paul, direttore del progetto Transparency Tech. Gli stessi fornitori producono anche componenti per Amazon, Google, Microsoft e Facebook.

Il governo cinese sostiene di appoggiare questi programmi facoltativi perché aiutano le popolazioni più povere, ma i gruppi per i diritti umani affermano che non è così e che si tratta semplicemente di un modo per controllare le minoranze uigure.

Tutti i programmi di reclutamento del lavoro in Xinjiang devono essere intesi come manodopera obbligatoria perché nessun cittadino nella regione ha la capacità di rifiutare di partecipare a tali programmi“, ha dichiarato Laura Murphy, docente di diritti umani presso la Sheffield Hallam University. Anzi, pare che chiunque si rifiuti di partecipare venga portato in prigione.

Apple ha risposto alle accuse affermando che controlla periodicamente tutti i suoi fornitori e che, in caso di violazioni ai diritti umani e dei lavoratori, vengono subito sospese tutte le collaborazioni. Secondo i gruppi per i diritti umani, però, gran parte di queste indagini si basano su interviste ai lavoratori che, però, spesso sono costretti a mentire e non possono parlare liberamente.

In passato, Apple ha comunque sospeso collaborazioni con fornitori che avevano violato i diritti umani, anche se questa volta alcuni parlamentari degli Stati Uniti hanno chiesto maggiori chiarimenti a Tim Cook, pur ammettendo che Apple ha sempre risposto in maniera chiara e puntuale. Nello specifico, i parlamentari hanno chiesto ad Apple di fornire la documentazione relativa alle indagini interne sul lavoro forzato o sulle violazioni dei diritti umani collegate a queste aziende. Viene inoltre richiesta una “descrizione approfondita” del processo che Apple intraprende per garantire che i fornitori non sfruttino i lavoratori. Buck vuole anche sapere come Apple intende tenere fuori dalla sua catena di approvvigionamento i comportamenti illeciti legati ai diritti umani.

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