Abbiamo davvero bisogno di un visore Apple?

Non è la prima volta che ne sentiamo parlare, ma ne abbiamo davvero bisogno?

Sembra ormai del tutto scontato che nei prossimi mesi (o al massimo anni) assisteremo alla nascita del primo visore Apple che servirà a potenziare le esperienze digitali che già oggi l’azienda offre tramite iPhone e iPad. La domanda da porsi, come pubblico potenziale, è se abbiamo davvero bisogno di un prodotto come questo.

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Abbiamo bisogno di un visore Apple?

Una sua presentazione, o quanto meno un piccolo spoiler, nel corso dell’evento “Peek Performance” non è totalmente da escludere, ma il visore Apple avrà sicuramente un suo momento dedicato nel corso dell’anno. Resta però il punto interrogativo esposto in precedenza: abbiamo davvero bisogno di un visore Apple?

Questa domanda viene un po’ da se, non solo perché Apple potrebbe essere prossima alla creazione di una nuova linea di prodotto che ad oggi non è stata ancora esplorata. Già questo, di per se, pone dei rischi. Rischi che di solito Cupertino è sempre disposta a correre (courage!) ma che in rare occasioni hanno anche portato in una direzione diversa da quella desiderata. Basti pensare all’esempio dell’HomePod a pieno formato. Prodotto che non è riuscito mai a far breccia tra gli appassionati per via di alcune limitazioni tecniche (Siri) commerciali (vendita solo in alcuni Paesi) ed economiche (costava una fucilata e mezza).

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Un tentativo laddove altri hanno fallito

La domanda è legittima anche perché non è la prima volta che sentiamo parlare di visori e, non so voi, ma io non posso che avere un approccio scettico all’ennesimo di questi prodotti. Nonostante possa essere lanciato da un’azienda di cui ho piena fiducia. I visori, che piaccia o meno affermarlo, hanno fallito. Più e più volte. Sono partiti con l’idea di permettere la visualizzazione di video a 360 gradi in cui ci saremmo potuti orientare semplicemente girando la testa. L’evoluzione è stata poi quella di creare esperienze digitali che ci permettessero di prendere parte ad una realtà virtuale in cui interagire.

Di pari passo si sono sviluppate le alternative AR e Mixed che, probabilmente sono quelle che hanno ricevuto il miglior feedback dal pubblico, ma anche qui è impossibile parlare di successo. Pertanto Apple ha scelto di perseguire la stessa strategia che per molti alti si è dimostrata fallimentare. E il fallimento, per un’azienda che realizza prodotti e servizi, è quello di non vedere un risposta (leggasi interesse) da parte del pubblico che semplicemente ignora ciò che viene proposto.

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D’altronde, però, Apple è riuscita a proporre la sua idea di smartphone esattamente per ultima, ma la visione di Jobs e del suo team fu vincente, tanto da impedire a molti di ricordare, oggi, che lo smartphone in quanto tale, seppur con connotati diversi, era nato ben prima di iPhone. In parte questo fenomeno di “cancellazione” del competitor antecedente si è realizzato anche con iPad. Potrebbe accadere di nuovo con il visore Apple? Assolutamente si, ma chiaramente ci vuole anche una strategia vincente come in passato.

Arrivando a proporre delle possibili risposte alla domanda che ci siamo posti, ossia se abbiamo davvero bisogno di un visore Apple, occorre capire come verrà utilizzato dal pubblico. Forse, però, è ancora più doveroso capire quale sarà il pubblico di questo prodotto. Perché se il pubblico di AirPods ed Apple Watch è lo stesso di iPhone, quello del visore Apple, così come quello del Mac Pro e delle AirPods Max, potrebbe essere un pubblico totalmente diverso.

Come useremo il visore Apple?

A mio giudizio, almeno in una prima fase, il prezzo sarà lo spartiacque: il visore Apple non costerà poco, ma probabilmente si posizionerà comunque su una cifra raggiungibile per molti, seppur con più o meno fatica. Detto questo, mi aspetto che venga totalmente tagliata fuori la fetta del pubblico pagante più giovane (salvo regali) e anche quella di coloro più in la con l’età (vogliamo dirlo? Vogliamo dirlo? Boomer!) che probabilmente non vorranno calarsi nei panni dell’early adopter. Ovviamente il pubblico verrà anche selezionato in base alle esperienze a cui si avrà accesso con il visore Apple.

Se il focus sarà più produttivo, il mondo del lavoro potrà valutarne meglio le potenzialità. Se vi sarà un approccio più consumer, probabilmente l’uso domestico a fini di intrattenimento ne beneficerà. Personalmente mi aspetto un approccio software molto vicino a quanto già visto in termini di AR su iOS, chiaramente con la possibilità di affrontare il tutto solo con il visore e svincolati dalla necessità di avere in mano un dispositivo. Questo almeno inizialmente. In un secondo momento potranno arrivare esperienze dedicate più complesse.

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Inizialmente, quindi, per molti potrebbe non sentirsi l’esigenza di acquistare il visore Apple perché alla fine “faccio le stesse cose con l’iPhone“. In un secondo momento ci potrebbe essere invece un ripensamento, un inizio di bisogno. Tra tantissime virgolette. È lecito quindi attendersi che in un primo momento la domanda del visore Apple sarà limitata, forse anche per l’ancora presente e attanagliante crisi dei microprocessori che determinerà ritardi nella fornitura e quindi nelle consegne dei prodotti. Chiaramente con l’approfondirsi delle esperienze AR, delle nuove funzioni del sistema operativo del visore e magari con il generale “accomodamento” del pubblico verso questo nuovo modo di assaggiare la tecnologia si potrebbe iniziare ad avvertire concretamente l’esigenza di non essere tagliati fuori dalla novità del momento.

Tutto questo scenario è però sottoposto ad una condizione.

La questione comfort

Uno smartphone si tiene in mano mentre lo si usa. Ci isola di sicuro perché con il suo schermo fighissimo e pieno di colori ci cattura, ci ipnotizza, ci fa concentrare solo su di lui. Abbiamo però sempre la possibilità di alzare lo sguardo e tornare per un attimo alla realtà, riprendere il contatto con i nostri sensi. Con un visore in testa e chiaramente con delle cuffie nelle orecchie l’isolamento è totalizzante. Questo piace ad alcuni (pochi in realtà) ma è stato per molti il principale motivo per cui tantissimi hanno respinto l’idea del visore come prodotto da inserire nella propria quotidianità.

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Non solo ti isola, ma un visore è anche pesante e fastidioso alla lunga. Un Apple Watch ad esempio non lo è, un iPhone in tasca non lo è, dei comuni occhiali non lo sono. L’accettazione del visore Apple passa sostanzialmente da qui: dovrà essere un prodotto comodo da utilizzare e che non affatichi, che non ci isoli troppo e che ci permetta magari, pur indossandolo, di attivare una sorta di modalità trasparenza per recuperare il senso compromesso (nel caso della AirPods l’udito, qui la vista) senza rimuovere il visore stesso, proprio come facciamo con le cuffiette. Questa soluzione permetterebbe sicuramente una ricezione migliore del visore da parte del pubblico.

E quindi?

La questione è molto semplice. Avvertiremo il bisogno di un visore Apple solo nel momento in cui questo prodotto ci sarà presentato come comodo, potenzialmente in grado di migliorare in modo sostanziale le esperienze AR/VR che abbiamo oggi con iPhone e se (ma in realtà sarebbe meglio dire quando) verrà proposto ad un prezzo che saremo disposti a pagare con a cuor (un po’ più) leggero.

Questo momento non sarà probabilmente oggi, ne domani. Siamo agli albori di questo nuovo capitolo della storia di Apple. Un capitolo che inizia con una doppia sfida per l’azienda di Cupertino: superare il preconcetto, ormai consolidato nel pubblico dai fallimenti di altri, secondo cui i visori sono inutili e scomodi, ed offrire alla gente delle esperienze di valore e irripetibili con iPhone e iPad. Se mancherà anche solo uno di questi ingredienti, il visore Apple sarà il prossimo HomePod. Se vi saranno tutti, probabilmente anche questo gadget diventerà parte del nostro outfit tecnologico come AirPods ed Apple Watch.

In un modo o nell’altro, la storia, quella tech, ci toglierà ogni dubbio.

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